Il quarto halving di Bitcoin è diventato realtà nella mattinata di ieri e, naturalmente, ha suscitato grandi discussioni. L’evento quadriennale era in effetti atteso in maniera spasmodica dall’intera criptosfera, che sperava, e spera tuttora, di avvantaggiarsi della bull run prevista a seguito del dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori.

Al momento, però, di una corsa senza sosta verso l’alto del prezzo di BTC non c’è praticamente traccia, anche se il token ha varcato quota 65mila dollari. Quello che invece è aumentato in maniera esponenziale sono le commissioni di transazioni sulla sua blockchain. Andiamo a vederne, quindi, i motivi.

Bitcoin fermo, mentre le commissioni di transazione galoppano

Bitcoin ha completato il quarto halving nei suoi primi quindici anni di storia. Un evento che è stato discusso per mesi prima del suo verificarsi, creando un’attesa spasmodica che si è riflessa sul prezzo dell’icona creata da Satoshi Nakamoto, portandolo a segnare un nuovo massimo storico addirittura prima dell’aggiunta del blocco 840mila alla catena.

Al momento, però, la quotazione di BTC è praticamente ferma, o quasi. Se per molti è una sorpresa, per gli analisti di JP Morgan, no. In un loro rapporto avevano infatti affermato che essendo sovrapprezzato, dopo mesi di continua e inarrestabile crescita, l’icona crypto non avrebbe risentito in maniera eccessiva dell’halving.

In attesa di capire se tale previsione reggerà anche nelle prossime settimane, occorre però sottolineare un’altra crescita, questa reale, collegata all’evento. Stiamo parlando di quella fatta registrare dalle commissioni di transazione sulla rete Bitcoin.

Commissioni di transazione: cosa sta accadendo?

Quando il fatidico blocco numero 840mila è stato aggiunto alla blockchain è stata applicata una commissione record pari a 37,6 BTC (per un valore di oltre 2,4 milioni di dollari). Mentre nelle ore successive le commissioni sono rimaste molto più alte del normale.

Il pool minerario che si è aggiudicato l’aggiunta del blocco è ViaBTC, garantendosi il diritto alla riscossione dei premi al nuovo tasso appena ritoccato di 3,125 BTC per ognuno di quelli aggiunti. Al prezzo attuale, si tratta di circa 200mila dollari.

La gara tra i minatori è stata molto serrata, in quanto al suo interno c’è il primo “sat”, l’unità più piccola in cui è suddiviso il token, post halving. I cosiddetti “sat epici”, che fanno seguito all’halving, sono infatti considerati alla stregua di oggetti da collezione. Come tali, il loro prezzo potrebbe schizzare alle stelle, sino a valere svariati milioni di dollari. O, comunque, molti multipli del prezzo di un intero Bitcoin.

Non è mai accaduto nulla di simile: parola di Jimmy Song

Per quanto concerne le commissioni di transazione, secondo gli esperti a farle crescere a livelli record è stato il lancio, praticamente in contemporanea con l’halving, di Runes. Ovvero del nuovo protocollo che si propone di diventare uno standard alternativo a BRC-20 inventato da Casey Rodarmor. Lo sviluppatore che si è già segnalato per il lancio della piattaforma Ordinals, lo scorso anno, per abilitare gli NFT su Bitcoin, ha infatti varato questo nuovo progetto che si propone di migliorare l’ecosistema di BTC.

La sua introduzione ha portato a una raffica di transazioni, in quanto gli speculatori si sono precipitati a coniare token digitali sulla blockchain. Per farlo hanno deciso di posizionarsi in cima alla lista, facendo letteralmente esplodere le commissioni di transazione. Basti pensare che secondo il sito runealpha.xyz, meno di un’ora dopo il lancio già 853 rune erano state incise.

Il risultato è stato clamoroso: se prima dell’halving un blocco comportava commissioni tra i 40 e i 60mila dollari, dopo il costo si è impennato a oltre un milione di dollari. Tanto da spingere Jimmy Song, un importante sviluppatore di Bitcoin, ad affermare che non si era mai visto nulla di simile nella storia di BTC.