L’attacco di Israele all’Iran ha segnato un altro momento di notevole difficoltà per Bitcoin. Nelle ore successive a quella che un funzionario israeliano ha definito un’azione dimostrativa, l’icona inventata da Satoshi Nakamoto è scesa sotto la fatidica soglia dei 60mila dollari, facendo temere il peggio. Si è poi ripresa, e anche con una certa rapidità, riportandosi a ridosso dei 65mila dollari, ma tanto è bastato a Peter Schiff, notoriamente scettico sulle criptovalute, per ribadire le sue tesi contrarie all’innovazione digitale. Vediamo cosa ha detto stavolta l’economista.

Peter Schiff: BTC è una moda ormai agli sgoccioli

Non appena sono arrivate le prime notizie relative alle conseguenze finanziarie degli sviluppi mediorientali, Peter Schiff ha approfittato dell’esplosione del prezzo dell’oro e del concomitante caldo di Bitcoin per attaccare la valuta virtuale più longeva e famosa.

Ha infatti affermato: “Le esplosioni nel centro dell’Iran e gli attacchi aerei israeliani in Iraq e Siria mandano i futures sulle azioni al ribasso e il petrolio al rialzo.” Per poi aggiungere: “L’oro sale immediatamente dell’1,6% a 2.416 dollari. Il Bitcoin cala immediatamente del 4% a 61mila dollari. Qual è un rifugio sicuro e qual è un gettone digitale altamente speculativo?”

Il riferimento è naturalmente a coloro che ormai da tempo indicano in BTC l’oro digitale e un bene rifugio, alla stregua di quello fisico. Ma l’attacco di Schiff non si è fermato qui. L’economista ha infatti proseguito. “Non solo l’oro è scambiato a un nuovo massimo storico, ma anche l’argento sta andando meglio, con un aumento dell’1,75%. Se vuoi l’oro 2.0 compra semplicemente argento. la moda del Bitcoin è finita.”

Le risposte non si sono fatte attendere

Il tempismo di Schiff non è stato in realtà perfetto, considerato come nelle ore successive BTC abbia ripreso a salire recuperando molto terreno. Tanto da attirarsi una serie di risposte, anche sul filo dell’ironia, a partire da quella dell’analista on-chain Willy Woo, il quale ha affermato: “Ho contrassegnato con emoji di champagne le quattro volte in cui Peter può festeggiare legittimamente. Questa occasione non è una di quelle.”

In effetti Peter Schiff non propriamente famoso per le sue previsioni relative alla regina delle criptovalute. Basti pensare che nel settembre del 2019 si scagliò contro BTC affermando che il suo prezzo rischiava di arrivare a 4mila dollari, o addirittura più in basso.

La sua ossessione lo spinge quindi a veri e propri scivoloni, i quali non sono naturalmente perdonati dai criptofans. Senza tale ossessione si potrebbe anche accettare la sua tesi di fondo, in base alla quale il Bitcoin non rappresenta un vero e proprio bene rifugio. Una tesi esplicitata nel luglio dello stesso anno, al termine di una correzione giornaliera del 7% del suo presso.

In quell’occasione, Schiff aveva infatti dichiarato: “Ancora una volta, Bitcoin dimostra di non essere un bene rifugio. Lo scorso venerdì, le crescenti tensioni commerciali hanno fatto precipitare il valore dei mercati globali. Gli investitori hanno pertanto cercato rifugio in asset considerati sicuri: lo yen giapponese, il franco svizzero e soprattutto l’oro hanno registrato ottimi incrementi. Ciononostante, il prezzo di Bitcoin è diminuito persino più di quello delle azioni! A partire da giovedì scorso, Bitcoin ha perso più valore di tutti i principali indici di borsa, mentre il prezzo di oro e argento è aumentato.”

Intanto BTC resta praticamente fermo, dopo l’halving

Mentre Peter Schiff sembra divertirsi molto a cannoneggiare continuamente la criptosfera e il suo maggiore simbolo, occorre rilevare come a svariate ore dal quarto halving il Bitcoin non accenni praticamente a muoversi, in un senso o nell’altro.

Il prezzo è infatti fermo intorno a quota 64mila dollari o poco più, lasciando nell’incertezza sostenitori e avversari. Tanto da riportare alla mente quanto detto dagli analisti di JP Morgan, in due recenti rapporti. Nelle loro analisi, infatti, i ricercatori della banca d’affari avevano sostenuto che la sospirata bull run si era già verificata nei mesi passati, tanto da condurre ad un sovrapprezzamento di BTC. Un dato il quale spiegherebbe la situazione di stallo attuale.