In questi giorni è stato rinviato a giudizio per diffamazione il prof. Luciano Canfora, noto grecista e politologo, che nel corso di un incontro sull’Ucraina, che risale all’11 aprile del 2022, definì Giorgia Meloni, che all’epoca era all’opposizione, “neo-nazista nell’animo”. L’attuale Primo ministro chiede anche un risarcimento di 20mila euro per quella che ritiene un’affermazione ritenuta lesiva dell’“onore, decoro e reputazione“ .
Le affermazioni di Luciano Canfora possono considerarsi una critica legittima o sconfinano nella diffamazione? Ne parliamo con il professor Enrico Ferri, che insegna Filosofia del Diritto all’Unicusano e ha scritto nel corso degli anni diversi saggi su Julius Evola e l’estrema destra italiana.
Giorgia Meloni “neonazista nell’animo”: critica o offesa? Intervista al prof. Enrico Ferri
D. Professor Ferri, un suo Collega, Luciano Canfora ha definito Georgia Meloni una “neo-nazista nell’animo”. Pensa che un simile giudizio rientri nel diritto di critica e vada tutelato in nome della libertà di espressione?
R. La questione che lei solleva mette insieme problematiche di varia natura: il diritto di critica e di esprimersi liberamente, alla base della democrazia antica e moderna, un giudizio storico e politico sul nazismo, e la valutazione di una definizione come quella di “neo-nazista nell’animo”, che mi sembra alludere a convincimenti profondi e di vecchia data, mai del tutto rimossi, almeno secondo Luciano Canfora.
D. In realtà gli aspetti della questione da lei ricordati sono stati tutti evocati nel dibattitto in corso sul rinvio a giudizio di Luciano Canfora. Ma la questione di base sembra essere abbastanza definita: è possibile sostenere che Giorgia Meloni abbia nel suo DNA vicinanza e simpatie per il nazismo?
R. Lei solleva una questione che non riguarda tanto la sfera privata di Giorgia Meloni, le sue intime convinzioni, ma di come la Premier si posizioni ideologicamente, come primo ministro e in quanto leader di un partito che in vari modi si è richiamato e si richiama al Movimento Sociale Italiano, il partito nato nel dopoguerra di dichiarata matrice neo-fascista. La stessa Meloni è stata una militante ed una dirigente del MSI.
D. Ma il MSI e FDI non sono la stessa cosa.
R. Fratelli d’Italia conserva nel suo simbolo la Fiamma tricolore che era il simbolo del MSI, ha lo stesso quotidiano del MSI e poi di Alleanza nazionale, a sua volta erede del MSI, mi riferisco a “Il Secolo d’Italia”, che ha la direzione nella sede storica del MSI, in Via della Scrofa, 39. Gran parte della classe dirigente, almeno quella delle generazioni del dopoguerra viene dal MSI, a partire da La Russa, Crosetto e la stessa Meloni, tutti fondatori di FDI.
D. Lei presenta queste origini come fossero una colpa inespiabile?
R. Non si tratta di definire delle “colpe”, ma delle identificazioni ideologiche e politiche. Rivendicare le proprie appartenenze, cioè la derivazione dalla destra neo-fascista del MSI, significa rivendicare una linea politica ed ideologica, di tipo conservatore e reazionario in ambiti come i diritti civili, i diritti delle donne, quelle dei popoli dei paesi meno sviluppati, le questioni legate al mondo LGBT e via dicendo.
D. Questi legami storici ed ideologici legittimano l’accusa rivolta a Giorgia Meloni di essere “neo-nazista nell’animo”?
R. Se questi legami si traducono in un’adesione alla Weltanschauung, per usare un termine caro a questi ambienti politici, cioè alla visione del mondo, della politica, delle relazioni internazionali che ritroviamo nel Fascismo e nel Nazional-socialismo, qualche problema dovrebbe porsi. Non tanto e non solo per Giorgia Meloni, ma per il suo partito e, più in generale, per il giudizio politico sull’area politica dell’estrema destra. Consideri pure che la rivendicazione di istanze apertamente fasciste, almeno nella forma, come il saluto fascista, l’apologia della RSI, l’elogio di realtà come la Waffen SS (la SS che combatterono soprattutto nella campagna di Russia) e la X Mas, di Valerio Borghese, sono ancora presenti nell’armamentario ideologico di FdI e dell’estrema destra italiana.
D. Ma è possibile accreditare alla Premier comportamenti e nostalgie di frange estreme?
R. Non mi sembra che le cose stiano in questi termini. Fratelli d’Italia, come prima Alleanza Nazionale e il Movimento Sociale Italiano, non hanno mai riconsiderato con una seria analisi storica e politica il Fascismo e le sue derivazioni, di cui sono stati in varo modo espressione. Questa revisione storiografica non è mai avvenuta, per ragioni diverse, legate anche al contesto storico dei decenni che hanno seguito la fine della guerra ed al quadro internazionale. In Italia, inoltre, abbiamo assistito ad un fenomeno unico nella storia dell’Europa contemporanea: una continua osmosi, soprattutto nel trentennio 1960-1980, di militanti, leader e “ideologi”, fra organizzazioni famigerate come “Ordine Nuovo”, “Avanguardia Nazionale”, “Terza Posizione” e l’estrema destra rappresentata in Parlamento.
D. I dati che lei fornisce, se mi permette, non consentono di definire Giorgia Meloni “neo-nazista nell’animo”, definizione che sembra voler rappresentare un’adesione profonda ai valori e ai principi del Nazi-fascismo.
R. Ovviamente, io non sono in grado e tantomeno sono interessato a sondare l’animo della Meloni. Neppure a dare un’interpretazione di cosa volesse significare Canfora con la formula “neo-nazista nell’animo”. Se però la questione fosse posta in altri termini, non avrei difficoltà a rispondere.
D. Quali termini?
R. Se dovessi spiegare a degli studenti le relazioni ideologiche e culturali del partito di cui Giorgia Meloni è segretario politico, avrei a disposizione una ricca documentazione. Basterebbe da sola la biblioteca di FdI, o meglio la sua casa editrice, “Il Passaggio al Bosco”, che rievoca un noto testo di Ernst Junger, un’altra icona della destra nostalgica. La casa editrice di un partito, riporta gli autori, le tematiche, la storia, i punti di riferimento ideali ed ideologici a cui riferirsi. Rinvia costantemente a quelle “radici profonde che non gelano”, per usare una frase ad effetto di Tolkien tanto spesso evocata. La casa editrice di un partito, la biblioteca dei testi di riferimento, rappresenta la sua carta d’identità ideologica, i suoi riferimenti ideali, storici, politici, internazionali, sta ad indicare i Maestri dai quali si è imparato e ancora si potrà imparare, i presupposti teorici dell’azione politica.
Riferimenti culturali di FDI
D. Ci può definire sommariamente l’identikit che si può ricavare del militante di Fratelli d’Italia, a partire dai testi, dagli autori e dalle tematiche che considerano un riferimento imprescindibile?
R. Ci proverò. La scelta editoriale di “Passaggio al bosco” privilegia dal punto di vista ideologico e politico la cultura del Fascismo, del Nazional-Socialismo, dei movimenti e degli intellettuali collaborazionisti e poi neo-fascisti . Troviamo, ad esempio, “Scritti e discorsi di Benito Mussolini” o “La dottrina del Fascismo” di Mussolini e Gentile, con una serie di testi apologetici sulla Repubblica Sociale Italiana, la Xª Flottiglia MAS, sulle Waffen SS e vari movimenti europei ispirati da e collaborazionisti di Hitler e Mussolini, come quello di Oswald Mosley, senza considerare intellettuali filo-fascisti come Drieu La Rochelle, Henry de Montherlant ed Ezra Pound, per citarne alcuni.
D. Lei parla di testi che rappresentano in modo apologetico il nazional-socialismo. Può essere più preciso?
R. Certo. “Camerata” di Rudolf Kinau, che porta come sottotitolo il motto delle SS, “Il mio onore si chiama fedeltà”, i “Wondervögel”, sulla gioventù nazionalista e nazista, “Il solstizio di giugno”, di Montherlant. Un testo che fa riflettere è “Uno su un milione”, la storia apologetica di Ferdinando Gandini, arruolato prima nel Battaglione Mussolini e dopo l’armistizio nel battaglione Leibstandarte Adolf Hitler. Per un partito come Fratelli d’Italia che sostiene di non essere neo-fascista è possibile presentare come un esempio virtuoso, un modello, un personaggio come Ferdinando Gandini, volontario in un battaglione delle SS?
D. Nella biografia che lei ricorda, si vuole soprattutto mettere in risalto la coerenza di Gandini la fedeltà ai propri valori di riferimento.
R. Certo, i valori di riferimento di un fascista ed un neo-nazista, volontario in un battaglione delle Waffen SS, accusato di crimini di guerra.