Poco dopo la mezzanotte, sulla blockchain di Bitcoin è stato aggiunto il blocco numero 840mila, che ha reso ufficiale il quarto halving della catena inventata da Satoshi Nakamoto. Chi si aspettava gli effetti speciali è però rimasto deluso, poiché almeno per ora il prezzo di BTC non accenna a movimenti di rilievo, in un senso o nell’altro.
Bitcoin, il quarto halving è scattato dopo la mezzanotte
L’evento più atteso dell’anno, tra i sostenitori dell’innovazione finanziaria, è scattato poco dopo la mezzanotte, nel comprensibile tripudio della criptosfera. Basta in effetti fare una rapida panoramica per notare i toni entusiastici di molti interventi.
Un entusiasmo il quale, almeno per ora, sembra però prematuro. Chi si aspettava l’immediato inizio della corsa di Bitcoin verso l’alto, è rimasto ampiamente deluso. Stando ai dati di CoinGecko, quando il blocco fatidico è stato aggiunto alla blockchain più vecchia e famosa, il token aveva un prezzo di 63.976 dollari, registrando un guadagno dell’1% rispetto alle 24 ore precedenti. Mezz’ora dopo, era sostanzialmente invariato, con un leggerissimo calo a 63.873 dollari. Mentre scriviamo l’icona crypto si trova sostanzialmente a cavallo dei 64mila dollari.
Come si può notare, quindi, i movimenti del prezzo sono lievissimi e quasi irrilevanti. Tanto da riportare alla mente di molti il pronostico degli analisti di JP Morgan, i quali avevano affermato che contrariamente alle previsioni generali, dopo il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori, la quotazione di Bitcoin sarebbe destinata a calare.
Cosa c’è da attendersi, ora?
Naturalmente, sarebbe meglio attendere qualche giorno, per capire meglio come potrebbe influire l’halving sul prezzo della regina delle criptovalute. Si può però già dire che, in effetti, quanto affermato nel rapporto della banca d’affari statunitense non era certo campato per aria.
In particolare, non era privo di senso quanto affermato in ordine al già evidente sovrapprezzamento del token. Qualche mese fa, in effetti, pochi avrebbero pensato che BTC potesse conseguire il suo massimo storico già prima dell’halving. E l’esserci arrivato ha praticamente eroso il terreno per una nuova bull run.
Al tempo stesso, però, sarebbe eccessivo sostenere che non ci sono margini di crescita nel corso dei prossimi mesi. Anzi, le condizioni in tal senso sembrano esserci tutte, a partire dal progressivo calo degli asset disponibili per chi intende acquistare.
È in vista uno shock dell’offerta di Bitcoin?
A spiegarlo è stato in particolare un recente studio dell’exchange di criptovalute Bybit. Al suo interno, infatti, si afferma in modo chiaro e forte che entro nove mesi le riserve di Bitcoin potrebbero esaurirsi. Un risultato il quale sarebbe reso possibile dall’intrecciarsi di due fattori.
Il primo è rappresentato dalla maggior tendenza a trattenere Bitcoin da parte dei possessori. Molti di loro, e in particolare le “balene”, non sono propensi a vendere, sperando in un rilevante apprezzamento dell’asset in un futuro più o meno prossimo.
Il secondo è naturalmente da individuare nel calo del conio di nuove monete virtuali. Una tendenza derivante dalla minore convenienza a condurre questa attività da parte delle aziende interessate dopo l’halving.
Questi due fattori, si andrebbero a loro volta a incontrare con una ulteriore tendenza, ovvero l’interesse degli investitori istituzionali. Basti pensare all’interesse dei fondi pensionistici, ad esempio, ma non solo. Tale da andare ad aumentare la domanda di moneta virtuale, proprio in un momento in cui l’offerta è destinata a calare. Una serie di tendenze le quali, in ultima analisi, potrebbero provocare uno shock di quest’ultima, con l’impossibilità a soddisfare la richiesta del mercato.
Una situazione, quindi, la quale sembra fatta apposta per incidere in positivo sul prezzo di Bitcoin. Insomma, chi si attendeva il boom di BTC dal dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori, potrebbe averlo invece grazie ad altri fattori.