Sembra che JP Morgan abbia deciso di cantare fuori dal coro. Mentre si avvicina sempre di più l’halving di Bitcoin, gli analisti della banca insistono nella loro tesi: l’icona è destinata a calare di prezzo dopo l’evento. Una tesi che i ricercatori avevano già espresso qualche giorno fa, sollevando un certo stupore tra esperti e criptofans, convinti a loro volta che accadrà esattamente il contrario. Il tutto mentre il prezzo di BTC, già ha iniziato a risalire, dopo essere piombato a quota 60mila dollari poche ore fa.
Bitcoin, il suo prezzo calerà dopo l’halving, secondo JP Morgan
In un rapporto pubblicato nella giornata di mercoledì, gli analisti di JP Morgan, la banca diretta da Jamie Dimon, hanno di nuovo sostenuto una tesi eterodossa, secondo la quale la quotazione del token inventato da Satoshi Nakamoto è destinato a calare dopo il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori.
La tesi che era già stata espressa in precedenza, si fonda sul fatto che l’evento si va a calare in una situazione di ipercomprato, desunta dall’analisi dell’open interest nei futures Bitcoin. A ciò, si deve aggiungere che il prezzo della criptovaluta, al momento in cui scriviamo posizionato sopra i 64mila dollari, è ancora superiore al confronto corretto per la volatilità della banca con l’oro, fissato a 45mila dollari, e al costo di produzione previsto di 42mila dollari, dopo il dimezzamento. Quest’ultimo, storicamente, agisce come limite inferiore per i prezzi dell’icona crypto.
Gli estensori del rapporto, inoltre, fanno notare come i finanziamenti in capitale di rischio rimangono modesti, nonostante la recente ripresa del mercato delle criptovalute.
L’impatto maggiore del dimezzamento sarà comunque avvertito dalle società minerarie: “Mentre i minatori Bitcoin non redditizi abbandonano la rete, prevediamo un calo significativo dell’hashrate e un consolidamento tra i minatori con una quota più alta quotati in borsa”.
A rafforzare la loro posizione sarà in particolare la possibilità di accedere ai finanziamenti, in particolare quello azionario. Finanziamenti coi quali potranno procedere al rinnovo delle apparecchiature utilizzate per il mining.
Nel rapporto è anche possibile leggere il seguente passaggio: “Dopo l’evento di dimezzamento, è anche probabile che alcune società minerarie di Bitcoin possano cercare di diversificarsi in regioni a basso costo energetico come l’America Latina o l’Africa per implementare i loro impianti minerari inefficienti per ottenere valori di recupero da quegli impianti che altrimenti rimarrebbero inattivi”.
Intanto Jamie Dimon ha ripreso a cannoneggiare BTC
Il nuovo rapporto stilato dagli analisti di JP Morgan, arriva curiosamente in contemporanea, o quasi, con le rutilanti dichiarazioni del numero uno dell’istituto bancario, Jamie Morgan. Dopo aver promesso in gennaio, nel corso del World Economic Forum tenutosi come al solito a Davos, di non esprimersi più sulla regina delle criptovalute, Dimon non ce l’ha proprio fatta a tenersi fuori dalla mischia.
Ha infatti attaccato con grande violenza Bitcoin, equiparandolo ad uno schema Ponzi, anche se decentralizzato. Per poi aggiungere che gli unici casi d’uso che conosce per il token sono quelli legati ai traffici criminali. Una tesi del resto vecchia, un tempo condivisa da molti personaggi della finanza tradizionale.
Dopo aver fatto questa premessa, Dimon non ha esitato a trarne le conclusioni, chiedendo la messa al bando di Bitcoin. Un’operazione che sembra però complicata da condurre a termine, considerati i 20mila e passa nodi che compongono la rete.
Tesi che hanno suscitato molta ironia all’interno della criptosfera. Ironia sfociata nell’accusa più o meno esplicita di turbativa dei mercati, per fini del tutto personali. Per i suoi detrattori, infatti, non è stato difficile ricordare come la banca da lui diretta non si faccia eccessivi scrupoli nel fare trading di criptovalute, compreso BTC. Oltre ad aver varato un suo token, JPM Coin, utilizzato per le operazioni interne.
Siamo quindi di fronte ad una serie di schermaglie le quali avvengono proprio nelle ore in cui sta ormai per verificarsi il tanto atteso quarto halving di Bitcoin. Non resta che attendere ancora un poco, per capire la fondatezza della tesi espressa nello studio di JP Morgan.