Barbablù è un uomo ricco e piacente ed ha alle spalle diversi matrimoni: quando sposa una giovane dama invitandola a stare da lui, le sue precedenti mogli sono tutte, misteriosamente, scomparse.

La condizione della convivenza è solo una: alla neosposa viene chiesto di non aprire una delle stanze dell’edificio. Quando Barbablù si assenta, lei, spinta dalla curiosità, non si trattiene, scoprendo i corpi senza vita delle donne sparite: suo marito le aveva uccise tutte.

È la trama di una fiaba scritta da Perrault, che si conclude con il salvataggio della protagonista da parte dei fratelli e l’uccisione di Barbablù. Una storia che demonizza il mancato rispetto delle regole e il desiderio di vedere-sapere, facendo intendere che a volte può essere dannoso. Ad essa deve il suo soprannome uno dei serial killer francesi più noti, Henri Landru.

La storia di Henri Landru, il Barbablù di Gambais

Chi era Henri Landru

Nato a Parigi nell’aprile del 1869 da un artista e da una sarta, fin da piccolo Henri Landru mostra un’intelligenza fuori dal comune, ma anche una certa timidezza. Terminati gli studi, si iscrive alla facoltà di ingegneria meccanica.

Poi viene richiamato alle armi, distinguendosi per il servizio prestato fino ad ottenere il grado di sergente. Quando torna a casa, qualche anno dopo, si convince di poter fare fortuna grazie ad una sua invenzione, una bici a motore: qualcuno decide di credere in lui.

Ma Landru, intascato il denaro dei benefattori, fugge. Finisce presto in carcere con l’accusa di truffa. Nella monotonia delle sue giornate mette a punto il piano per cui è diventato famoso: attirare nella sua rete donne sole e bisognose d’amore – rispondendo ad annunci e inserzioni pubblicati sui giornali –  per intascarne l’eredità. 

Gli omicidi

Si tratta perlopiù di ricche vedove. Donne che Landru riesce a conquistare grazie al suo bell’aspetto, fingendosi, di volta in volta, un uomo diverso. Si fa chiamare Petit o Fremyet, ma anche Guillet: dopo aver fatto innamorare le sue vittime le convince ad intestargli le loro fortune e le uccide.

Prima le stordisce con l’uso di sonniferi, poi le strangola e ne fa a pezzi i corpi, usando la loro carne per alimentare la sua stufa di casa. In un quadernetto che tiene nella sua stanza riporta degli elenchi dei loro averi, con informazioni dettagliate su ciascuna.

Il processo e la condanna a morte

Il 12 aprile del 1919, il giorno del suo compleanno, dopo una serie di segnalazioni viene arrestato perché sospettato di pluriomicidio. Contro di lui, però, ci sono solo sospetti, quelli dei conoscenti e dei familiari di alcune donne scomparse dopo aver avuto contatti con lui.

Due anni più tardi, nel novembre del 1921, a Versailles parte il processo a suo carico. Dall’Italia viene inviato in Francia per seguirlo un giovane Pietro Nenni, che sulle pagine dell’Avanti! scrive:

È difficile stabilire se in questi anni si sia parlato di più della guerra, della vittoria, della pace o del sedicente ingegnere di Gambais, che l’accusa vuole uccidesse e bruciasse le sue innumerevoli fidanzate dopo di averle derubate […]. Centinaia di colonne di giornale sono state scritte su questo singolare seduttore […]. Se l’accusa è vera apparirebbe come il più metodico, il più ripugnante e assieme il più vile degli assassini.

L’avvocato di Landru, Vincent de Moro-Giafferri fonda tutto sul mancato ritrovamento dei cadaveri delle donne che secondo l’accusa il suo assistito avrebbe ucciso tra il 1915 e il 1919: secondo lui l’uomo è responsabile delle truffe commesse ai loro danni, ma non certo della loro fine.

I fatti sembrano dargli ragione. Poi, però, succede qualcosa: nel corso di una serie di accertamenti che interessano l’abitazione di Landru gli inquirenti trovano dei denti e dei frammenti carbonizzati di ossa umane: è la prova che tutti stavano aspettando per condannarlo.

Le sue vittime accertate sono undici, 10 donne e il figlio adolescente di una di loro; il sospetto, però, è che ne abbia mietute altre. Il 25 febbraio del 1922 è stato ghigliottinato: l’allora presidente della Repubblica francese Alexandre Millerand, un socialista, si era rifiutato di graziarlo.

Si è parlato della sua storia a “Crimini e criminologia” su Cusano Italia Tv (canale 122 del digitale terrestre). Ricordiamo l’appuntamento di domenica 21 aprile (ora 21.30-23.30) con il terzo capitolo dello speciale “Anatomia di un serial killer” con Fabio Camillacci, Gabriele Raho e il professor Marino D’Amore dell’Università Cusano.