Il 24 aprile del 2023 uccise a coltellate i genitori adottivi Wilma Vezzaro e Giampaolo Turazza, di 73 e 75 anni e si costituì a Verona: stando a quanto riporta il Corriere della Sera, grazie a un cavillo, Osvaldo Mainenti Turazza, di 55 anni, potrà ora beneficiare di uno sconto di pena ed evitare l’ergastolo.

Chi è Osvaldo Mainenti Turazza e perché si è tornati a parlarne

L’eventualità che i giudici gli avrebbero concesso il rito abbreviato era già stata prospettata. Ora, però, sarebbe ufficiale: Osvaldo Mainenti Turazza – che la sera del 24 aprile del 2023 si macchiò del duplice omicidio dei genitori a Verona -potrà evitare il processo davanti alla Corte d’Assise e di conseguenza l’ergastolo, perché fu adottato dai due quando era ormai maggiorenne.

Lo riporta il Corriere della Sera, secondo cui la pena finale potrebbe aggirarsi tra i 14 e i 16 anni. “Troppo poco”, secondo Valentina, nipote delle vittime, che, assistita dall’avvocato Giacomo Piazzi, avrebbe avanzato nei confronti dell’uomo una richiesta di risarcimento pari a un milione di euro “per l’enormità della perdita subìta”.

Era stato lui, un giorno dopo i fatti, a dare l’allarme, mettendosi in contatto con la guardia di finanza. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbe accoltellato prima la madre Wilma Vezzaro, di 73, poi il padre Giampaolo Turazza, di 75, dopo averli colti di sorpresa nell’abitazione in cui vivevano in via Aquileia, a Borgo Roma. Il motivo? Si erano opposti alla sua ennesima richiesta di denaro.

A 18 anni lo avevano adottato per garantirgli una vita migliore; poi l’uomo, all’apparenza mite e cordiale secondo i conoscenti, aveva iniziato ad avere problemi di droga e di soldi e, dopo aver lasciato la casa di famiglia, si era messo a vivere per strada, sopravvivendo grazie a piccoli lavori saltuari e ai prestiti accordatigli dai genitori.

Il caso di Benno Neumair

Il caso di Osvaldo Mainenti Turazza ricorda, per certi versi, quello di Benno Neumair, il 31enne che all’inizio del 2021 uccise i genitori Peter e Laura a Bolzano. Tra le due vicende, però, ci sono anche delle differenze: Turazza confessò quasi subito il duplice omicidio, costituendosi; Neumair, che nell’abitazione del delitto era tornato a stare da poco dopo essere stato sottoposto a un Tso in Germania, confessò solo qualche settimana più tardi.

A quel punto gli inquirenti erano quasi certi che fosse il responsabile: per diverso tempo aveva finto che le due vittime fossero scomparse dopo essersi allontanate per fare una passeggiata in montagna, ma diversi indizi avevano portato a lui. Stando a quanto ricostruito in seguito, avrebbe strangolato i genitori con una corda da arrampicata e ne avrebbe gettato i corpi nelle acque del fiume Adige.

A differenza di Osvaldo, che come detto riuscirà ad evitare l’ergastolo, è stato condannato al massimo della pena sia in primo che in secondo grado nonostante sia affetto da un disturbo narcisistico della personalità. Disturbo che le due vittime avevano provato a convincerlo a curare.

La sorella, parte civile nel processo a suo carico, sostiene che ne avessero paura al punto di chiudersi a chiave in camera mentre dormivano. Circostanze che a molti ricorderanno il caso di Alberto Scagni, che il primo maggio del 2021 uccise la sorella Alice a Quinto, Genova: da poco i giudici della Corte d’Assise d’Appello hanno confermato la sentenza con cui in primo grado era stato condannato a 24 anni e 6 mesi di reclusione. L’inchiesta sulle presunte omissioni di polizia e Asl dopo l’allarme dei genitori è stata, invece, archiviata.