Il compito dei giornalisti è di porre domande, quello dei politici di rispondere. I cittadini devono essere informati e l’unico modo per comprendere provvedimenti, iniziative, proposte di legge, intenzioni è chiedere. Il proverbio: “Domandare è lecito, rispondere è cortesia” non vale per i parlamentari che volente e nolente devono dare spiegazioni al popolo. E i social network, largamente abusati da senatori e deputati, non bastano e soprattutto indirizzano l’utente a una comunicazione a senso unico, senza contraddittorio o domande in più per capire meglio. Il nuovo sport dei parlamenti si chiama “salto della domanda” ed è praticato da molti di loro, troppi. Questo sport è caratterizzato da varie discipline, declinate a seconda del momento: la non risposta, il sorriso silenzioso, la maleducazione, il fuggi fuggi, la frase di circostanza, la battuta non simpatica, il fastidio, infine la bugia. Tag24.it vi spiegherà, una per una, come funzionano. A cominciare da chi non accetta domande che esulino dall’argomento che decide di commentare o dall’evento a cui partecipa.

Il nuovo sport dei politici, il salto della domanda: parlamentari stizziti che praticano il mutismo

Da Schlein a Salvini, da Gualtieri a Bonelli. Dal Pd alla Lega, da Italia Viva a Fratelli d’Italia e Forza Italia da Avs al M5S. Da sinistra a destra passando per il centro, senza distinzioni di area politica, il modus operandi è lo stesso. Non rispondere, glissare, stizzirsi per una domanda in più. Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, è il re delle fughe e delle risposte mancate. Il primo cittadino pretende che i giornalisti di Tag24.it pongano domande solo ed esclusivamente inerenti al tema di un’iniziativa o appuntamento politico. E guai a chiedere cose diverse. Partono occhiatacce dal suo entourage mentre Gualtieri non risponde, oppure sorride sornione, oppure sforna la battuta che è sempre la stessa: “Sono monotematico”. Come per dire, voi fate pure le domande tanto io continuo a restare in silenzio. Perché gli interrogativi dei cronisti infastidiscono così tanto il sindaco di Roma? Rilasciare dichiarazioni extra copione potrebbe ledere la strategia della sua comunicazione?

Una persona che ricopre una carica pubblica come quella del sindaco, del parlamentare, dell’assessore, del consigliere non può e non deve irritarsi se un giornalista approfondisce una questione, chiede chiarimenti ponendo semplici domande.

Soprattutto i signori delle Istituzioni, pagati profumatamente dai cittadini italiani, non possono rispondere solo su quello che decidono loro perché gli fa comodo. Ormai l’entourage del politico di turno impone il tema e, a volte, chi può fare domande. E guai a “disubbidire”, il rischio è di finire nel mirino di antipatie e esclusioni.

Un’altra tendenza diffusa è chiedere di ricevere le domande prima di un’intervista. Ma scherziamo! E’ lecito sapere gli argomenti ma addirittura le domande è proprio eccessivo. Che succede se quello che viene proposto non piace? Viene declinata l’intervista?

La segretaria del Partito Democratico difficilmente rilascia dichiarazioni al di fuori dalle conferenza stampa e quando lo fa le sue affermazioni sono inerenti a un determinato argomento – solitamente quello dell’appuntamento a cui partecipa – e poi scappa. L’ultimo esempio è di giovedì 18 aprile 2024 Elly Schlein ha preso parte a un evento elettorale in vista delle Regionali che si terranno in Basilicata il 21 e 22 aprile, a sostegno del candidato dem Piero Marrese. La leader del Pd ai microfoni dei giornalisti ha sciorinato due minuti di pappardella sugli avversari politici e poi è fuggita mentre i cronisti provavano a farle altre domande.

I suoi colleghi del Pd non sono da meno: quotidianamente escono dai loro uffici in Parlamento, espongono quello che si sono preparati a favore di telecamera e vanno via come Speedy Gonzales.

Non va meglio dalla parte politica opposta. Togliendo qualche caso, ministri, deputati e senatori dei partiti di centrodestra eludono i giornalisti che spesso vedono come fumo agli occhi. Il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, extra convegni o conferenza stampa, è solito rispondere alle domande con un semplice: “Buon lavoro” se è in vena di gentilezza, altrimenti la replica, come nel video pubblicato di seguito, non è molto cortese.

Il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, “parla” solo in conferenza stampa, alla vista dei giornalisti tira dritto e fa finta di niente. Ed è una consuetudine.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, oggi lunedì 22 aprile 2024, in occasione dell’evento dedicato alla Giornata nazionale per la salute delle donne, in corso a Roma, non ha dato spazio ad “argomenti” extra. Alla domanda del giornalista di Tag24.it, Thomas Cardinale, sulla polemica nata dalle parole del vice direttore di Rai 1, Incoronata Boccia, che ha definito l’aborto un delitto, ha preferito glissare: “La penso come Giorgia Meloni”.

La deriva anti domanda è partita, ormai la politica si fa sui social

Per carità, fare di tutta l’erba un fascio sarebbe sbagliato, per fortuna non tutti si sottraggono al confronto, c’è chi ancora, forte della propria preparazione, si intrattiene con i giornalisti senza censure. Abbiamo però notato una deriva preoccupante. Il controllo eccessivo dell’informazione che sta sfuggendo di mano e che trova terreno fertile nei vari partiti italiani.

E poi, cari politici di tutti i livelli, toglietevi la spocchia di chi si sente superiore a tutto e a tutti.