Le manifestazioni contro gli accordi con Israele costano care a 28 dipendenti di Google. L’azienda americana ha deciso di licenziare i lavoratori che, martedì scorso, hanno organizzato un sit-in in due uffici differenti. Durante le proteste nelle sedi di New York e Sunnyvale nove persone sono state arrestate dalla polizia e Google ha scelto di intervenire in maniera drastica. A scaturire le sommosse dei dipendenti è stato il coinvolgimento di Google nel Progetto Nimbus.

Google licenzia 28 dipendenti: cos’è il Progetto Nimbus siglato con Israele

I lavoratori hanno protestato per il progetto sul cloud dal valore di oltre 1,2 miliardi di dollari. I servizi forniti da Google, secondo alcune fonti, potrebbero essere sfruttati dall’esercito israeliano nella guerra in Medio Oriente. Per questa ragione i dipendenti del colosso statunitense si sono opposti esprimendo il loro dissenso. A comunicare il loro licenziamento è stato il portavoce di Google, Bailey Tomson, che ha messo in guardia i lavoratori sul rispetto delle regole.

Impedire fisicamente il lavoro di altri dipendenti e di accedere alle nostre strutture è una violazione delle nostre politiche. I dipendenti sono stati messi in congedo amministrativo e il loro accesso ai nostri sistemi è stato interrotto. Se siete tra i pochi tentati dal pensare che chiuderemo un occhio sui comportamenti che violano le nostre politiche, ripensateci.

Le proteste nelle università italiane

Secondo diverse fonti americani le proteste hanno preso vita nel pomeriggio di martedì 16 aprile. Dopo diverse ore dal sit-in sono intervenute le forze dell’ordine, che hanno invitato i lavoratori di New York e Sunnyvale a uscire dai rispettivi edifici. Il rifiuto categorico ha fatto scattare gli arresti. Le manifestazioni contro gli accordi con Israele stanno coinvolgendo anche il nostro Paese e, in particolare, le università.