La vicenda giudiziaria che aveva coinvolto Rosario D’Onofrio, ex procuratore degli arbitri italiani, ha avuto il suo primo esito. Oggi 18 aprile D’Onofrio è stato condannato a 5 anni e 8 mesi di carcere, con l’accusa di associazione a delinquere per lo spaccio di stupefacenti.
Quando D’Onofrio era stato arrestato nel 2022 nell’ambito di una più ampia indagine da parte della Procura di Milano ed il suo arresto aveva provocato le dimissioni dell’ex Presidente dell’Aia Alfredo Trentalange.
Rosario D’Onofrio, scatta il carcere: il motivo dell’arresto
Nel 2022 il coinvolgimento di un procuratore nazionale dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri) in un’indagine internazionale di traffico di stupefacenti aveva destato profondo scalpore. Gli inquirenti avevano descritto un uomo, cioè Rosario D’Onofrio, spregiudicato nel suo lavoro e privo dei titoli che in diverse autocertificazioni aveva indicato: ad esempio aveva riferito di essere ufficiale medico, ma non aveva la laurea in medicina.
Nell’Aia la notizia aveva costretto Alfredo Trentalange alle dimissioni e ad un’analisi scrupolosa dei suoi atti, con l’idea che lui non potesse non sapere che D’Onofrio non avesse i titoli indicati. Trentalange venne poi assolto, ma il suo “allontanamento” aveva spaccato la dirigenza arbitrale, specie poco tempo prima delle elezioni di categoria.
Oggi il Gico della Guardia di Finanza ha formalizzato la condanna a 5 anni ed 8 mesi di reclusione per D’Onofrio e come capo d’accusa ha indicato proprio il traffico internazionale (tra Italia e Spagna) di droga. Il processo era iniziato a gennaio ed il pm Rosario Ferracane aveva chiesto una pena di 8 anni.
Lo spaccio di droga durante il lockdown
D’Onofrio aveva chiesto, insieme ad altri 41 imputati, il rito abbreviato e nel processo è stato indicato che durante il lockdown l’ex procuratore degli arbitri aveva continuato a spacciare marijuana, fingendo di essere un pubblico ufficiale ed indossando una divisa.
Nel maggio 2020 D’Onofrio era stato arrestato una prima volta per questo motivo e venne condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Nel novembre 2022 il secondo arresto e le rivelazioni delle falsificazioni delle autocertificazioni: D’Onofrio in quel momento era ancora procuratore e poteva lavorare grazie ai giudici che gli avevano consentito di incontrare membri dell’Aia nonostante la precedente pena.