Bonus edilizi, superbonus, cessione dei crediti d’imposta e sconti in fattura: quali agevolazioni rimangono e cosa non sarà più possibile fare dopo il dietrofront del governo di Giorgia Meloni, soprattutto sulla circolazione dei vantaggi fiscali. Tra i vari provvedimenti legislativi che si sono succeduti negli ultimi anni, il decreto 39 del 30 marzo 2024 è soltanto l’ultimo passaggio di un sistema di agevolazioni che subirà una profonda riforma. C’è la questione dei conti pubblici che preoccupa il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e la nuova classificazione Eurostat su come indicare i crediti e il deficit nel bilancio dello Stato.
Molte delle agevolazioni hanno scadenza al 31 dicembre 2024 e il termine aiuta il governo a tracciare una linea su numerose agevolazioni. Ma non sarà così per tutti i bonus. Il superbonus ha ancora un altro anno, il 2025, a una percentuale dimezzata ma ancora conveniente, il 65%. Rimane il bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche, anche se depotenziato di cessione crediti e sconti. E debutteranno i contributi dell’Industria 5.0, con un sistema di crediti d’imposta che avrà un limite accertato.
Bonus edilizi, superbonus, cessione crediti e sconti: quali agevolazioni rimangono e cosa non sarà più possibile fare
Come si potranno agevolare i lavori di efficientamento energetico e di ristrutturazione edilizia con i bonus e il superbonus, in particolare dopo lo stop alla cessione dei crediti d’imposta e allo sconto in fattura? Il cambio di passo ci sarà e si arriverà a decisiva riforma di tutte le agevolazioni ad oggi in vigore. Molti bonus avranno scadenza al 31 dicembre 2024 e non saranno riproposti nel prossimo anno. Di certo rimarranno i già confermati superbonus (al 65%) e il bonus per l’abbattimento delle barriere architettoniche (al 75%), già definitivamente depotenziato dopo i decreti 232 del 2023 e, soprattutto, 39 del 2024 con il quale si bloccano cessioni e sconti che erano ancora possibili nel primo trimestre dell’anno.
Di certo, delle agevolazioni rimarranno e riguarderanno, quasi obbligatoriamente, i lavori che consentono un elevato miglioramento degli edifici dal punto di vista energetico e di riduzione del rischio sismico. Ma non ci sarà più la cessione dei credito o l’applicazione dello sconto a dare un impatto immediato al contribuente sulla convenienza della spesa. L’agevolazione si vedrà solo nel corso degli anni con la detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi.
Bonus superbonus, cessione e sconti: questione conti pubblici 2024
L’abolizione della cessione dei crediti e dello sconto in fattura sui bonus edilizi consentirà al governo di tenere sotto controllo la spesa pubblica per i lavori di riqualificazione degli immobili. Non è stato così per il superbonus la cui spesa è scivolata nel corso degli ultimi anni e non è stato possibile fermarla, neppure con i numerosi provvedimenti legislativi che hanno regolato la misura dall’insediamento del governo di Mario Draghi in poi.
Contributi Industria 5.0, resiste il credito d’imposta: ultime novità
Nel frattempo, si attende il provvedimento attuativo dell’Industria 5.0 per gli investimenti delle imprese che assicurano la transizione digitale, energetica e ambientale. Per le imprese i vantaggi di spesa si concretizzeranno con il sistema del credito d’imposta. Ma si tratterà di un tax credit controllato, all’interno dei 6,3 miliardi di euro stanziati dai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Non si potrà andare oltre questa cifra di investimenti. Laddove resisteranno sconti e cessione dei crediti si farà riferimento a una spesa programmata e limitata del governo.
Bonus colonnine, il rimborso dopo l’investimento: ecco come funziona
Per altre agevolazioni, la spesa verrà controllata perché già sostenuta dai contribuenti e rimborsata a consuntivo all’interno delle risorse stanziate. Avviene così già per il bonus sull’installazione delle colonnine di ricarica delle vetture elettriche – per privati, professionisti e imprese – che ammettono i contribuenti a fruire della misura solo dopo aver effettuato l’investimento.
Il rischio del mancato investimento o di una mancata copertura per la fine delle risorse ricadrà, dunque, sul contribuente o sull’impresa. È il meccanismo dei contributi a fondo perduto che stanziano rimborsi solo dopo aver effettuato l’investimento e presentato domanda all’ente gestore della misura ed entro le risorse stanziate.
Fondo indigenti superbonus, le novità in arrivo sui rimborsi 2024
Un rimborso, anche in questo caso a consuntivo delle spese effettuate, arriverà anche nel 2024 dal Fondo indigenti, istituito per la perdita di percentuale del superbonus. Nel 2023 il rimborso avveniva sul 10% della differenza tra il 110% e il 90%, nel massimo di un contributo di 9.600 euro (il 10% di 96.000 euro tetto di spesa).
La misura è stata riproposta nel 2024 e stavolta si rimborsa la riduzione dal 90% del 2023 al 70% del 2024 sulle spese effettuate tra il 1° gennaio e il 31 ottobre, data di termine di presentazione delle domande. Si attende il decreto attuativo della misura che fisserà i criteri per determinare le soglie di rimborso spettanti ai richiedenti.