Nel carcere di Bolzano è in corso un’epidemia di scabbia: a lanciare l’allarme, i sindacati di polizia penitenziaria – tra cui l’Uilpa PP – che riferiscono di almeno cinque casi accertati tra i detenuti e uno tra gli agenti in servizio nella struttura.

La situazione, tuttavia, potrebbe presto peggiorare dato il grave stato in cui versa la Casa circondariale, da vent’anni nota per le sue condizioni fatiscenti e insalubri, tali da rendere necessaria la dismissione dell’edificio e la costruzione di una nuova struttura.

Epidemia di scabbia nel carcere di Bolzano, De Fazio (UILPA PP): “Una disinfestazione non basta”

L’epidemia di scabbia scoppiata nel carcere di Bolzano, infatti, è solo la punta dell’iceberg di una serie di problemi che affliggono l’Istituto e che sono noti da almeno due decenni. A raccontare questa grave situazione è Gennarino De Fazio, segretario generale di UILPA Polizia Penitenziaria, che ai microfoni di TAG24 rinnova la sua denuncia sul gravissimo stato in cui versa non solo il carcere di Bolzano ma gli istituti di tutto il Paese, schiacciati dal perenne sovraffollamento e della cronica mancanza di personale.

Segretario De Fazio, cosa sta accadendo nella casa circondariale di Bolzano?

«Nel carcere di Bolzano, da settimane, è in corso una pesantissima infestazione da scabbia che ha interessato detenuti e operatori. Ad oggi, i casi accertati ufficialmente sono sei. Il timore, tuttavia, è che l’infezione possa essere molto più diffusa, data la tendenza dei detenuti a nascondere il contagio per evitare l’isolamento sanitario.

Quello che è necessario sottolineare è che l’istituto di Bolzano è vecchio, decadente e fatiscente. Non a caso, da oltre 20 anni si parla della sua chiusura e dell’edificazione di una nuova struttura. In tutto questo tempo, tuttavia, non si è mai concretizzato nulla. Ecco perché, nell’esplosione di questa epidemia, non può essere ignorato il tema della qualità dell’edificio. A Bolzano non basterà una semplice disinfestazione: si potrà anche debellare la scabbia oggi, ma domani si avrà comunque un altro problema simile.

Segnalazioni di casi di scabbia, peraltro, arrivano anche da Trento, dove la struttura è nuova e offre maggiori garanzie dal punto di vista della prevenzione, della profilassi e della possibilità di intervento in caso di contagio. A Bolzano, invece, la lotta è abbastanza impari: è impossibile pensare di risolvere il problema se i detenuti continuano a vivere in ambienti malsani».

Sanità in carcere, De Fazio (UILPA PP): “Sistema abbandonato dalla politica”

Esiste un problema legato ai presidi sanitari effettivamente operativi in carcere?

«Il carcere è un luogo dove i problemi del Servizio sanitario nazionale sono moltiplicati. Tra ritmi di lavoro insostenibili e le difficili condizioni di lavoro – considerando uno stipendio non adeguato – medici e infermieri scappano in continuazione dal carcere.

Spesso si parla di “pianeta carcere”: ecco, allora il carcere dovrebbe acquisire, come tutti i pianeti, un centro di gravità in grado di attrarre, certamente non i detenuti, ma almeno chi vi opera. La realtà, invece, è che dal carcere vogliono scappare tutti: comandanti, direttori, operatori, medici. Questo dovrebbe dare l’idea della disfunzionalità complessiva di un sistema che di fatto è abbandonato dalla politica, al di là dei proclami e delle dichiarazioni di intenti, utili solo alle campagne elettorali».

Carcere in Albania, De Fazio (UILPA PP): “Un vero paradosso”

In un recente comunicato lei ha fatto riferimento alla “grottesca questione albanese”. A cosa fa riferimento?

«Al fatto che in Albania, a fianco del Centro per il rimpatrio, sarà costruito dall’Italia un carcere per ospitare coloro che commetteranno reati nel Cpr. L’iter per la selezione del personale che sarà lì operativo è peraltro già iniziata.

Ho voluto mettere in correlazione i due temi per sottolineare un paradosso. In Italia abbiamo delle carceri che non riescono a modernizzarsi e a rispondere al dettame dell’articolo 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena. Nel frattempo, però, si pensa a costruire un nuovo carcere in Albania».

Piano carceri del ministro Nordio, De Fazio (UILPA PP): “Piano, sì, nel senso di lento..”

In questi giorni si è tornato a parlare del piano del ministro Nordio per le carceri che dovrà portare a un ampliamento dei posti disponibili di 2.300 unità. Cosa ne pensa?

«Non si tratta di una novità, tanto che, con “piano Nordio”, mi viene il dubbio che il termine “piano” stia per “lento“. Si continua a parlare di questi 2.300 posti contro il sovraffollamento ma ancora non è si chiarito quale personale gestirà questi detenuti. I poliziotti penitenziari sono sempre di meno, nonostante la propaganda sulle assunzioni del Governo, il quale omette di indicare il numero dei colleghi che, giunti all’età della pensione, cessano il servizio.

Quando e se questi nuovi posti verranno realizzati, la situazione comunque non cambierà: nelle carceri italiane ci sono oggi 14mila detenuti in più rispetto ai posti disponibili. L’aumento medio è di 400 detenuti in più al mese. Basta un semplice calcolo per capire come, in poco tempo, il contributo di questi posti in più sarà vanificato.

Con queste promesse, il ministro Nordio non fa altro che buttare la palla in tribuna senza indicare come pensa di affrontare concretamente i problemi che ci sono. Le carceri stanno scoppiando, nel vero senso della parola, e nessuno se ne rende davvero conto».

Amnistia, De Fazio (UILPA PP): “Non è strumento risolutivo. Serve un ripensamento del sistema carcere”

Un indulto o un’amnistia sono soluzioni che, a suo giudizio, potrebbero attenuare la pressione sulle carceri?

«Storicamente abbiamo potuto già constatare come indulto e amnistia non siano strumenti risolutivi. Secondo noi – al di là di qualche proposta attualmente all’esame del Parlamento, come quella dell’on. Giachetti per aumentare i giorni di liberazione anticipata – l’unica soluzione è ripensare il carcere.

Almeno un terzo dei detenuti presenti nelle carceri italiane dovrebbe trovarsi altrove: parlo dei malati psichiatrici, dei tossicodipendenti e di tutti quei soggetti che vengono trattenuti in carcere sine titulo. Anche l’eccessivo ricorso alla carcerazione preventiva non fa che incidere sul sovraffollamento carcerario. Solo lavorando in queste direzioni si potrebbe ottenere qualche significativo risultato, ma quello che davvero serve una riforma complessiva del sistema di esecuzione penale.

Oggi il carcere in Italia non ha senso. Le dirò di più: io credo non ci siano più neanche i presupposti giuridici per il mantenimento di questa istituzione. Gli istituti penitenziari in Italia sono strutture illegali non solo per i detenuti, ma anche per gli operatori: è questa la verità».