Manca solo l’ufficialità – che molto probabilmente arriverà entro la fine di questa settimana, o, al più tardi a metà della prossima, ovvero, dopo l’esito delle elezioni regionali in Basilicata che si terranno domenica 21 e lunedì 22 aprile – ma sembrerebbe ormai certa la decisione dei tre leader dei principali partiti italiani di scendere in campo e candidarsi alle prossime elezioni Europee dell’ 8 e 9 giugno.
I nomi di Elly Schlein, Giorgia Meloni e Antonio Tajani saranno – a meno di clamorosi colpi di scena – nelle liste per il Parlamento Europeo. Candidature di facciata, dal momento che è chiaro a tutti che nessuno dei tre andrà veramente in Europa in caso di elezioni.
Candidature che hanno lo scopo di tirare la volata al proprio partito, ma che sono anche una sorta di test personale di gradimento, per mettere in chiaro i rapporti di forza all’interno dei partiti (vedi Schlein -Pd) e all’interno delle coalizioni (leggi FdI, FI e Lega).
Schlein verso la candidatura, domenica il direttivo al Nazareno. Da risolvere il rebus liste
Le segreterie sono al lavoro per definire gli ultimi dettagli, come la posizione dei leader nelle liste, la definizione dei candidati capolista e dei nomi da mettere in campo. Dettagli fondamentali che soprattutto in casa Pd stanno creando non pochi malumori.
Domenica 21 aprile è fissata al Nazareno la Direzione del partito dove, probabilmente si chiuderanno le liste e di conseguenza si saprà dove e in che posizione la segretaria democratica sarà candidata.
Sì, perché, al punto in cui siamo, è altamente improbabile e controproducente per lo stesso Pd, che Schlein rinunci al duello con Giorgia Meloni. Fatto sta che la sua candidatura ha creato non pochi attriti all’interno del partito, soprattutto nella componente rosa, preoccupata che la presenza della segretaria possa far retrocedere nelle liste le candidate del Pd per la regola dell’alternanza uomo-donna.
Sembra improbabile che la segretaria dem si candidi capolista in tutte le circoscrizioni (al Sud ad esempio ci sarebbe già Lucia Annunziata, mentre al nord ovest Cecilia Strada), anche se è quasi certo che lo farà nella circoscrizione Centro. Dove non sarà capolista potrebbe essere terza, il che significa che le candidate Pd (Annunziata e Strada sono civiche) slitterebbero in quinta posizione. Nella circoscrizione nord-orientale è ormai certa la candidatura come capolista del governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Occorre poi garantire la ricandidatura agli eurodeputati uscenti. Insomma nel rebus Pd per le Europee, paradossalmente l’unica certezza è data dalla candidatura della segretaria Elly Schlein.
Meloni e Tajani hanno deciso e lo comunicheranno a giorni. Salvini ha detto no, ma potrebbe ripensarci?
Diversa la situazione nel centrodestra dove nessuno sembra avere da ridire all’ipotesi di candidare la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni capolista nelle cinque circoscrizioni. Stesso discorso per il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, che corre con il vento in poppa e sa di poter effettuare il sorpasso sulla Lega di Matteo Salvini che, in queste settimane, ha più volte ribadito di non avere intenzione di candidarsi.
Sarà ancora della stessa idea dopo l’ufficializzazione delle candidature di Tajani e Meloni? La paura di certificare il calo di consensi della Lega nei confronti degli alleati lo farà desistere dal cambiare idea e scendere in campo?
In ogni caso il ministro degli Esteri Tajani, ieri ha annunciato che comunicherà la propria decisione sabato prossimo – 20 aprile – al consiglio nazionale del partito a Roma. Bisognerà attendere, invece, fino a sabato 28 aprile per conoscere la decisione della Premier che molto probabilmente scioglierà definitivamente le riserve durante la Conferenza Nazionale di Fratelli d’Italia a Pescara. Si tratta di una formalità per la presidente Meloni, dato che nei giorni scorsi nelle principali città italiane sono già comparsi i primi manifesti con lo slogan “Con Giorgia l’Italia cambia l’Europa”. Uno scatto in avanti sugli avversari e gli alleati.
Conte: “Non mi candido alle Europee per rispetto dei cittadini.”
Ma come vanno le cose negli altri partiti.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha confermato che non si candiderà alle Europee. La conferma è arrivata oggi sulle pagine dell’Avvenire.
“Non chiederò ai cittadini di scrivere il mio nome sulla scheda elettorale sapendo già che non andrò a fare l’europarlamentare. E’ una questione di serietà e di rispetto per gli elettori”.
Ha detto Conte che poi ha aggiunto:
“Sulle candidature c’è la partecipazione dei nostri iscritti e l’apporto di importanti personalità che rispecchiano i nostri valori: l’impegno per il sociale e la lotta alle diseguaglianze sociali di Pasquale Tridico, quello contro le mafie e corruzione di Giuseppe Antoci”.
Chi ha chiarito subito la sua intenzione a correre per il Parlamento Europeo è stato il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, mentre sempre nel terzo polo, il leader di Azione, Carlo Calenda, non avrebbe intenzione di candidarsi, ma recentemente ha detto che se gli altri leader scenderanno in campo, sarebbe difficile per lui non farlo.