Per lanciare la riforma delle pensioni nel 2025, al passo con i tempi, serve coraggio. Non si possono promuovere nuove misure senza garantire il giusto finanziamento. Il concetto è chiaro: mancano le risorse, consumate con un effetto a catena dovuto a Quota 100, Reddito di cittadinanza e Superbonus. Così, l’età di pensionamento tende gradualmente ad avvicinarsi all’età pensionabile. Vediamo insieme chi sarà penalizzato da queste misure.

Riforma pensioni 2025

 Le previsioni future indicano che la spesa pubblica è destinata a crescere a fine 2024 fino a raggiungere i 337,4 miliardi di euro, con un aumento del 5,6% rispetto al 2024, e si stima che per il periodo compreso tra il 2025 e il 2027 crescerà a un tasso medio del 2,9%. Secondo quanto riportato da ilsole24ore.com, le previsioni del DEF sembrano escludere la possibilità di introdurre la Quota 41 per tutti.

Per il 2027, la spesa previdenziale dovrebbe raggiungere i 370 miliardi di euro, raggiungendo il picco del 17% sul PIL nel 2040. Le previsioni sulla spesa futura per le pensioni non sono incoraggianti, con la prospettiva che continui a crescere a un ritmo significativo anche nei prossimi anni. Chi sperava di andare in pensione nel 2025 con regole meno rigide potrebbe restare deluso. Analizziamo brevemente le previsioni per la riforma delle pensioni per il prossimo anno.

Cosa succede dopo il 2024 per le pensioni?

Un po’ come accadde con la riforma Fornero, i lavoratori furono colpiti all’improvviso da un duro taglio che lasciò molti di loro senza lavoro e senza pensione. Attualmente, la situazione non è così drastica, ma il governo italiano ha gradualmente modificato le principali misure per il ritiro dal lavoro nel 2024, con una certa delicatezza.

Ad esempio, l’Ape sociale non è più accessibile a 63 anni, ma a 63 anni e 5 mesi. La pensione anticipata Quota 103 richiede 62 anni di età e 41 anni di contributi, con una rendita calcolata interamente con il sistema contributivo e una riduzione dell’importo fino ai 67 anni (pari a 4 volte il minimo).

Non è stato migliore per coloro che hanno iniziato ad accumulare un’anzianità contributiva dopo il 31 dicembre 1995, i quali dovranno attendere tre mesi prima di ricevere il primo pagamento di trattamento, e l’importo massimo erogabile, fino ai 67 anni, è pari a 5 volte il minimo (2.993 euro).

L’Opzione donna è stata ridotta a 61 anni di età entro il 31 dicembre 2023, un anno in più rispetto al 2022, e le condizioni più rigide limitano l’accesso alla pensione anticipata. La Quota 41 per tutti non è stata introdotta, ma rimandata a tempi più favorevoli, quindi molto probabilmente rimarrà ferma anche dopo il 2024.

Insomma, il quadro previdenziale non è certo sereno e ci sono ragioni di preoccupazione riguardo alle recenti informazioni preliminari sulla spesa prevista per la Manovra 2025, come riportate nel Documento di Economia e Finanze (DEF).

D’altra parte, come spiegato da italiaoggi.it, l’orientamento del governo è emerso dagli interventi promossi dal ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il quale ha enfatizzato non tanto un ritorno all’austerità, ma piuttosto un rispetto dei parametri introdotti con il nuovo patto di stabilità e crescita.

Riforma pensioni 2025: si vedrà?

L’andamento descritto finora non lascia presagire l’introduzione di nuovi interventi per il pensionamento anticipato nel 2025. È molto probabile che non verranno introdotte misure flessibili anticipatorie fino al 2044. Di conseguenza, le previsioni indicano che il rapporto tra spesa previdenziale e PIL diminuirà gradualmente al 16% nel 2050, per poi stabilizzarsi al 13,9% nel 2070.

Attualmente, la deroga dalle disposizioni della legge Fornero è garantita solo per l’anno in corso. L’assenza di nuovi interventi nella Manovra 2025 comporta l’applicazione delle disposizioni ordinarie, che includono il termine delle deroghe e l’aumento dell’età pensionabile a 67 anni, legata all’aspettativa di vita.