La morte di Mattia Giani è ancora uno shock che non accenna a diminuire, la morte del giovane 26enne a causa di un infarto è oggetto di discussione, con il Medico dello Sport e presidente della Commissione Antidoping della FIGC Prof. Giuseppe Capua che a tal proposito ha le idee chiare: “C’è un lato oscuro del nostro cuore che non ti avverte mai e può creare una situazione tragica all’improvviso“.
Questione di secondi, che fanno tutta la differenza del mondo. Il discorso porta direttamente alla parola prevenzione, con il professor Capua che spiega: “In Italia il discorso sulla prevenzione, dal punto di vista della legislazione, è all’ordine del giorno; ci sono leggi di controllo obbligatorie. Siamo un’eccellenza nel mondo”.
Una situazione che ha riportato indietro nel tempo, quando durante gli ultimi Europei, Christian Eriksen si accasciò a terra durante Danimarca-Finlandia, salvo poi essere salvato in tempo grazie all’aiuto dei sanitari e del capitano Simon Kjaer. Al giocatore venne poi impiantato un defibrillatore sottocutaneo, quanto basta per giocare in Inghilterra, ma non in Italia. A tal proposito il professor Giuseppe Capua, intervenuto a “Tutto Sport” su Radio Cusano Campus, è netto: “Non rivedrei il regolamento, in Italia è quello giusto”.
Morte Mattia Giani, le parole del professore Giuseppe Capua
La morte di Mattia Giani è stato un duro colpo per il mondo dello sport italiano, un evento dovuto a lati oscuri del muscolo cardiaco secondo il professore Giuseppe Capua.
D: Professore, episodi del genere non accadono spesso, ma rispetto al passato cominciano ad essere un pò più frequenti. Bisogna spaventarsi?
R: Non sono d’accordo, purtroppo sono quelle situazioni oscure del nostro cuore e della nostra fisiologia. Alcune cose, specie i problemi cardiaci elettrici, caratterizzati da una patologia elettrica, non sono mai diagnosticabili prima. Anche il caso Astori, che morì nella notte, non era diagnosticabile precedentemente. Purtroppo esiste un lato oscuro del nostro cuore che non ti avverte mai e può creare improvvisamente una situazione tragica.
D: Ci possiamo fare poco, al netto dei discorsi relativi ai soccorsi, al massaggio cardiaco, al defibrillatore ed altri.
R: Il defibrillatore, ovviamente, è molto utile; indispensabile averlo a disposizione nei luoghi di attività sportiva, però a volte non è sufficiente.
D: Si può fare prevenzione? Lei ha parlato di lati oscuri.
R: La prevenzione esiste dal punto di vista della legislazione. In Italia c’è una legge che obbliga tutti gli atleti professionisti, ma anche dilettanti, a sottoporsi ad una visita di controllo. La visita sportiva prevede un elettrocardiogramma a riposo, uno sotto sforzo, la spirometria, l’esame delle urine. Parliamo degli atleti che fanno attività agonistica non professionista, il certificato deve essere frutto di una visita accurata e scrupolosa, in Italia è obbligatoria. Per quanto riguarda i professionisti, si aggiunge l’ecocardiogramma obbligatorio; dal punto di vista della legislazione siamo un eccellenza nel mondo. Questa è la prevenzione, bisogna essere in grado di essere tranquilli dal punto di vista sportivo. La legislazione c’è ed è sempre rispettata. Il rischio vero è che in alcuni territori d’Italia non ci siano le strutture dove possa esserci la possibilità di fare le visite; non ci sono strutture dappertutto, in questi casi bisogna investire.
Il caso Eriksen
Una situazione che rimanda al caso relativo a Christian Eriksen, quando l’ex centrocampiste dell’Inter fu vittima di un arresto cardiaco. Il giocatore si salvò, in seguito gli venne impiantato un defibrillatore sottocutaneo per poter continuare a giocare in Inghilterra. Ma non Italia. A tal proposito, il professore Giusepep Capua non ha dubbi.
D: Tornando indietro nel tempo, balza alla memoria la vicenda di Eriksen. Il giocatore si salvò, poi gli impiantarono un defibrillatore sotto pelle che gli permise di tornare a giocare in Inghilterra al Brentford, ma non in Italia. Perche in Inghilterra sì e qui da noi no? Secondo lei sarebbe giusto rivedere il regolamento da questo punto di vista?
R: Il regolamento non lo rivedrei, in Italia è quello corretto. Eriksen era un giocatore a rischio secondo la legislazione italiana. Per sua fortuna, e capacità di chi l’ha curato, l’hanno tamponato con questo defibrillatore automatico sottocutaneo, che viene applicato a chi ha avuto il suo problema di natura elettrica; è stato salvato dal suo capitano Kjaer, che riuscì a tirare fuori la lingua e a fare un messaggio cardiaco. Chi intervenne seppe fare il suo lavoro. In Italia alcune cose per fortuna, dal mio punto di vista, non sono permesse; infatti, in Italia non può giocare, gioca sotto la legge di altri paesi a suo rischio e pericolo.
Passione Lazio
Infine una battuta anche sul momento Lazio e sul caso Luis Alberto per il professor Capua, tifoso biancoceleste.
D: Cambiando argomento, lei è tifoso della Lazio. C’è maretta in casa biancazzurra, specie dopo le parole di Luis Alberto: se l’aspettava questo ennesimo colpo di testa?
R: Non me l’aspettavo; da quello che mi hanno riferito, sembra che questa cosa l’avesse in qualche modo già prevista. Non entro nel merito perchè non conosco i dettagli, fatto sta che altro che piccola maretta, è proprio grande (ride). Da quando è andato via Sarri ne succede una al giorno, e ovviamente per chi ama questi colori non è un bel momento. In più c’è la sconfitta nel derby, che rimane impressa nella squadra, nei giocatori e nei tifosi. Vediamo cosa succederà, mi auguro che la società ponga rimedio alle eventuali partenze, perchè due giocatori di qualità avevamo e tutti e due la Lazio li ha persi, o li sta perdendo: uno Luis Alberto, l’altro Milinkovic.
D: Le manca più Sarri o Milinkovic?
R: Milinkovic senza ombra di dubbio.