Il cervello umano è un organo straordinariamente complesso che svolge molteplici funzioni, tra cui la memorizzazione e il recupero di informazioni.

Una delle sfide più affascinanti per gli scienziati è capire come il cervello selezioni quali ricordi conservare e quali dimenticare. Questo processo di selezione è influenzato da una serie di dinamiche cognitive che coinvolgono l’attenzione, l’importanza emotiva degli eventi e la frequenza con cui vengono richiamati in mente.

Scopriamo come funzionano queste dinamiche.

Come fa il cervello a scegliere quali ricordi conservare e quali, invece, lasciar andare

Perché alcuni ricordi sono nitidi e indelebili, mentre altri svaniscono nel tempo? La risposta arriva da uno studio rivoluzionario pubblicato su Science, che svela il meccanismo cerebrale alla base di questo processo selettivo.

Il cervello, infatti, possiede un sistema di filtraggio che distingue le esperienze degne di essere fissate nella memoria a lungo termine da quelle destinate all’oblio.

Esperimenti condotti su topi hanno rivelato che durante le ore di veglia, le cellule dell’ippocampo, una regione cerebrale cruciale per la memoria, si attivano in uno schema specifico chiamato “increspature di onde acute”. Queste onde, simili a minuscole scariche elettriche, servono a contrassegnare le esperienze significative, come il raggiungimento di una ricompensa o l’apprendimento di una nuova abilità, destinandole al consolidamento durante il sonno.

Il sonno è fondamentale per trasformare le esperienze in ricordi a lungo termine“, spiega il dottor György Buzsáki, autore senior dello studio e professore di neuroscienze presso la NYU Langone Health. “Durante il sonno, le increspature di onde acute si ripetono e si rafforzano, fissando le memorie nella rete neurale“.

Sebbene la ricerca sia stata condotta sui topi, i processi cerebrali alla base della memoria sono conservati in modo simile in tutti i mammiferi, incluso l’uomo. I risultati dello studio, quindi, ci offrono una preziosa finestra sul funzionamento della nostra memoria e sul perché alcuni ricordi resistono al tempo, mentre altri svaniscono.

Questo studio rappresenta un passo avanti significativo nella nostra comprensione di come il cervello seleziona e conserva le memorie“, afferma Buzsáki. “Le sue implicazioni possono essere importanti per lo sviluppo di nuove terapie per disturbi della memoria come l’Alzheimer e la demenza“.

Cosa puoi fare per fissare meglio i ricordi?

La ricerca suggerisce che ci sono azioni che puoi compiere per aumentare la probabilità che un ricordo venga archiviato in modo permanente.

  • Concederti del tempo di relax dopo un’esperienza importante: questo periodo di calma permette al cervello di attivare le increspature di onde acute e fissare il ricordo.
  • Evitare il multitasking: quando ci concentriamo su più attività contemporaneamente, il cervello non ha la capacità di codificare efficacemente le informazioni nella memoria.
  • Dormire a sufficienza: un sonno ristoratore è essenziale per il consolidamento della memoria.

Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, gli eventi seguiti da momenti di pausa e attivazione neuronale intensa sono quelli che avranno maggiori probabilità di essere conservati nella memoria a lungo termine. Questa conclusione è stata ribadita da Daphna Shohamy, responsabile dello Zuckerman Institute presso la Columbia University. Osservando il comportamento degli animali, è possibile notare che spesso si fermano dopo aver vissuto un’esperienza nuova o gratificante, il che suggerisce una connessione diretta tra la pausa e la memorizzazione degli eventi significativi.

Le scoperte di questo studio aprono nuove strade per la comprensione e il trattamento dei disturbi della memoria come l’Alzheimer e la demenza. I ricercatori sperano che un giorno sarà possibile sviluppare terapie che mirano a migliorare la funzione mnemonica e contrastare il declino cognitivo.

In conclusione possiamo dire che la memoria è un processo complesso e affascinante che dipende da un’intricata interazione tra il cervello e le nostre esperienze. Grazie a questo nuovo studio, possiamo comprendere meglio come il cervello seleziona e conserva i ricordi, aprendo nuove possibilità per migliorare la nostra memoria e contrastare i disturbi mnemonici.