L’exchange di criptovalute OKX, il quarto in ordine di grandezza a livello globale, ha annunciato ieri il lancio della sua rete di scaling layer-2 basata su Ethereum , X Layer, nella mainnet pubblica. Si prospetta quindi come l’ultimo arrivo, almeno per ora, in un settore, quello che si propone di offrire agli utenti di asset virtuali transazioni più veloci ed economiche rispetto alla mainnet di Ethereum, sempre più affollato.
L’exchange con sede a Singapore conta oltre 50 milioni di utenti in tutto il mondo e nel corso dell’ultima giornata di contrattazioni ha visto passare di mano criptovalute per un valore di 4,9 miliardi di dollari. Un dato che gli ha consentito di sorpassare agevolmente Coinbase, fermo a 4 miliardi di dollari, stando ai dati rilasciati da CoinGecko.
X Layer: cos’è e cosa si propone
Costruito utilizzando Polygon Chain Development Kit con il nome di X1, X Layer è anche uno dei primi a sfruttare il cosiddetto AggLayer di Polygon presentato nel passato mese di gennaio. Grazie a questa nuova soluzione, le blockchain diverse che interagiscono con il sistema si muovono all’unisono, come se fossero una sola catena. Possono farlo grazie alla condivisione dello stato di rete e ad una liquidità la quale permette ai fondi di fluire senza problemi da una rete all’altra.
A commentare il suo lancio è stato Haider Rafique, Chief Marketing Officer di OKX. Lo ha fatto in una nota che afferma, tra le altre cose: “Stiamo costruendo un ecosistema che sia il più fluido e interoperabile possibile”, per poi aggiungere che X Layer ha un potenziale illimitato grazie alla forte comunità che segue lo scambio crypto.
X Layer, lanciato su testnet a novembre, consentirà agli utenti di accedere a oltre 170 dApp (applicazioni decentralizzate), con altre il cui lancio è previsto a breve. A partire da questo momento, quelle più importanti rilasciate sul nuovo protocollo includono l’exchange decentralizzato QuickSwap, la piattaforma di creazione di comunità Galxe e quella infrastrutturale Thirdweb.
Ancora Rafique ha commentato al proposito: “Immaginiamo X Layer e altre catene di livello 2 come l’infrastruttura autostradale del mondo Web3, con le dApp come mercati e i portafogli self-hosted alla stregua di veicoli che ti portano al suo interno”.
L’avvento della nuova soluzione layer 2 di OKX è stato oggetto di commento anche da parte di Marc Boiron, il CEO di Polygon. Proprio lui, infatti, ha rilasciato una nota in cui afferma: “X Layer rappresenta un enorme passo avanti nell’ambizione del settore di costruire un Web3 veramente unificato. La connessione di X Layer ad AggLayer risolve la frammentazione della liquidità e degli utenti attraverso le catene.”
Le differenze tra X Layer e Base
Naturalmente, molti esperti di blockchain non hanno tardato a mettere a confronto X Layer con Base, la rete di secondo livello lanciata da Coinbase. Come accade per il protocollo di OKX, basato sul CDK di Polygon, la soluzione dell’exchange statunitense si appoggia all’OP Stack di Optimism, ovvero sul toolkit di un’altra catena molto popolare lanciata sulla EVM.
Una differenza notevole tra Base e Layer X è da individuare nell’adozione da parte di quest’ultima di Zero Knowledge Proof (ZKP). Si tratta di un meccanismo di consenso che permette a qualcuno di dimostrare che un’affermazione è vera senza divulgare l’affermazione stessa. Grazie alla sua implementazione le blockchain che lo utilizzano sono in grado di velocizzare le operazioni senza comprometterne la necessaria sicurezza.
Stando ai dati rilasciati da Dune Analytics, al momento Base avrebbe collezionato circa 154 milioni di transazioni, condotte da otto milioni di utenti. Un dato che potrebbe essere agevolmente raggiunto da X Layer, considerato l’ottimo stato di salute di OKX.
È comunque da sottolineare che le reti layer 2 stanno riscuotendo grande successo, nella criptosfera. Un feeling, quello con i trader, agevolato dal fatto queste soluzioni sono in grado di garantire interazioni più facili ed economiche con le applicazioni decentralizzate.