La morte di Mattia Giani è stato uno shock per il mondo del calcio italiano, l’infarto che ha stroncato la vita, e la carriera, del giovane 26enne del Castelfiorentino United lascia un senso di vuoto e di rabbia. Improvviso, letale, un nemico invisibile che non ha guardato in faccia chi davanti aveva ancora una lunga vita da godere sui campi da calcio e con l’amore degli affetti più cari accanto.
Una domenica da dimenticare, dove da una parte si è tirato un sospiro di sollievo per le buone notizie relative a Evan Ndicka durante Udinese-Roma, ma che dall’altra parte fa rabbrividire. E che inevitabilmente riporta la memoria al passato, quando episodi di questo genere si sono materializzati, lasciando una sensazione di vuoto nell’animo di appassionati e non.
Morte Mattia Giani, quel nemico chiamato infarto: ecco gli altri episodi
La storia del calcio annovera tra le sue pagine non solo gioie, ma anche dolori di cui avremmo fatto volentieri a meno. L’addio a Mattia Giani si aggiunge ad altre vicende dolorose in tal senso. Come quella di Renato Curi durante Perugia-Juventus del 1977. Tutto succede nella ripresa: Renato si accascia a terra all’improvviso, immediato l’intervento dei sanitari tra massaggio cardiaco, iniezioni e respirazione bocca a bocca. Poi la corsa verso l’ospedale, dove Curi non riuscirà più ad aprire gli occhi. Uno shock.
Andando avanti negli anni ci fu l’episodio con Lionello Manfredonia durante Bologna-Roma del 1989. L’ex giocatore giallorosso si accasciò a terra all’improvviso, venendo soccorso con l’ausilio del massaggio cardiaco, salvando la vita al centrocampista. Manfredonia, finito in coma, si risvegliò due giorni dopo, ma la carriera da calciatore terminò proprio in quel momento.
Nel 2007 fu la morte di Antonio Puerta (Siviglia) a lasciare attoniti. Durante il match contro il Getafe, il giocatore biancorosso si accasciò a terra, venendo subito soccorso dai compagni di squadra e dai sanitari. Portato subito in ospedale, Puerta venne colto da altri attacchi cardiaci, a causa di una displasia ventricolare destra che non lascia scampo al giocatore.
Sempre nel 2007, la stessa maledetta sorte toccò anche Phil O’Donnel, centrocampista del Motherwall. Dopo un gol da lui siglato, crollò improvvisamente a terra; immediata la corsa in ospedale, anche se il giocatore arriverà deceduto durante il tragitto per il nosocomio, a causa del collasso del ventricolo sinistro.
Da Morosini ad Astori
Tornando in Italia, balza alla memoria Pierpaolo Morosini, centrocampista del Livorno che il 14 aprile del 2012 si accasciò a terra durante il match contro il Pescara. Il centrocampista tentò di rialzarsi in piedi più volte, non riuscendoci, con la corsa all’ospedale che non porterà al miracolo, dato che Morosini morirà poco dopo. Tutto a causa di una cardiomiopatia aritmogena, malattia ereditaria.
L’altra tragedia quella relativa a Davide Astori, con l’allora capitano della Fiorentina che venne trovato morto la mattina del 4 marzo del 2018 nella sua camera d’albergo durante il ritiro di Udinese-Fiorentina. Morte arrivata a causa di un problema al cuore (anche lui cardiomiopatia aritmogena).
Nel male più assoluto di queste situazioni, altri gli eventi dove si è potuto parlare di lieto fine. E’ il caso di Christian Eriksen durante gli Europei 2021; si gioca Danimarca-Finalndia, il centrocampista cade a terra all’improvviso. Minuti che non finivano più, con il giocatore soccorso immediatamente dallo staff medico. Iconica l’immagine della squadra danese, con in testa il capitano Simon Kjaer, che fecero muro su di lui per nasconderlo alle telecamere, con il giocatore che sopravvisse e riuscì a tornare in campo con il supporto di un defibrillatore.
Nel 2023 toccò a Tom Lockyer, capitano del Luton, collassato in campo durante il match contro il Bournmouth. “Il mio cuore si è fermato per 2 minuti e 40 secondi“, spiegò il giocatore, che si salvò grazie al defibrillatore impiantato sotto pelle (fu la seconda volta per lui).