Gli elettori che detengono criptovalute potrebbero avere un impatto decisivo sull’esito delle prossime elezioni per la Casa Bianca. A sostenerlo è Galaxy Digital, una società di servizi finanziari legati alle criptovalute, che mette nero su bianco un’impressione già espressa da alcuni commentatori. Il parere è stato espresso all’interno di un rapporto il quale evidenzia la crescente diffusione degli asset virtuali all’interno di alcune particolari settori, in particolare i giovani e le comunità di colore. Proprio loro, di conseguenza, potrebbero incidere non poco sull’esito delle presidenziali USA.

Il rapporto di Galaxy Digital sui possessori di criptovalute e le presidenziali

“Mentre ci avviciniamo a novembre e gli investitori iniziano a restringere il campo delle implicazioni elettorali per i mercati, l’industria delle criptovalute potrebbe svolgere un ruolo più importante di quanto non abbia mai avuto”: inizia così il rapporto pubblicato da Galaxy Digital. Nel farlo, va a riprendere un sondaggio effettuato a marzo dalla società di venture capital Paradigm, in base al quale il 19% degli elettori registrati possiede asset digitali. Di questi, circa 11 milioni vantano fondi virtuali superiori ai mille dollari.

L’altro dato emerso dal sondaggio in questione è quello relativo alla preferenza per Donald Trump, all’interno di questa particolare categoria di elettori. Sarebbe infatti l’ex presidente a prevalere in questa fascia, con il 48% dei consensi, contro il 39% di Joe Biden.

Inoltre, il rilevamento sembra accreditare l’ipotesi di un passaggio da Biden a Trump da parte di quei possessori di criptovaluta i quali non hanno gradito le azioni intraprese dall’amministrazione del primo in tema di innovazione finanziaria.

Se non sono state indicate tali azioni, il riferimento sembra essere alla Securities and Exchange Commission (SEC). Sotto la presidenza di Gary Gensler, infatti, la SEC ha cercato di regolamentare il settore attraverso azioni di applicazione piuttosto che mediante regole chiare.

Inoltre, i consulenti senior di Biden hanno chiesto una regolamentazione più rigorosa delle criptovalute. l’esatto contrario di quanto fatto dai repubblicani al Congresso, i quali hanno cercato di approvare una legislazione in grado di limitare la supervisione federale sulle stesse.

Altra mossa che potrebbe farsi sentire nel corso del dibattito elettorale è poi quella di Trump sull’ipotesi di un dollaro digitale. Il tycoon, infatti, ha affermato che in caso di elezione porrà il veto su una CBDC (Central Bank Digital Currency) statunitense.

Politica e criptovalute, il tema è sempre più caldo

Proprio Paradigm, a commento del suo sondaggio, ha affermato che “è chiaro che una cosa che interessa a questi gruppi è il modo in cui i politici si avvicineranno alle criptovalute”. Un atteggiamento quindi rispondente agli interessi privati, più che alle opinioni personali, tale da segnare una situazione nuova rispetto al passato.

Per capire meglio la rilevanza del dato relativo al numero di possessori di asset digitali, occorre a questo punto ricordarne un altro, evidenziato da Galaxy Digital: solo il 32% della popolazione votante possiede azioni di qualsiasi tipo. Una realtà che è stata colta dalla stessa criptosfera, che ha deciso di impegnarsi con decisione, per cercare di influenzare il risultato elettorale.

I comitati di azione politica (PAC) focalizzati sulla crittografia, infatti, si sono già attivati con forza per incidere sulle gare chiave del 2024. In particolare lo ha fatto Fairshake, che ha raccolto oltre 85 milioni di dollari dai principali operatori crittografici come Coinbase e Andreessen Horowitz, spendendone più di 10 milioni di dollari per impedire l’elezione di Katie Porter, una deputata democratica di Orange County attualmente in corsa per il seggio al Senato degli Stati Uniti in California.

Fairshake ora prevede di impegnarsi in quattro gare cruciali per il Senato, in Ohio, Montana, Michigan e Maryland. Ovvero quelle le quali potrebbero determinare il controllo della Camera. In particolare, lo farà in Ohio e Montana, dove i senatori democratici in carica sono notoriamente scettici sulla reale utilità delle criptovalute.

Trump ha fiutato l’aria

In quale direzione si stiano avviando i finanziamenti delle aziende crypto può essere desunto da quanto affermato da Matthew Sigel. Il responsabile della ricerca sugli asset digitali presso la società di investimento VanEck, sostiene infatti che l’amministrazione Biden sta ostacolando una più ampia adozione delle criptovalute. E quando aggiunge che una vittoria di Trump potrebbe rilanciare il settore fa chiaramente capire per chi batta il cuore dei criptofans.

Tanto da spingere lo stesso Sigel ad affermare: “Se la presidenza cambia, vedremo molto più sostegno per questo settore.” Affermazione che spiega al meglio l’inversione a U del miliardario sul tema degli asset virtuali.

Dopo aver a lungo avversato Bitcoin e Altcoin, esprimendo la sua netta preferenza per il dollaro, Trump si è ultimamente espresso con ben altri toni, sul tema. Ha infatti affermato che occorre convivere con BTC, alla luce della sua crescente adozione nella vita quotidiana. E ha addirittura affermato di divertirsi ad investire su queste “monete strane”.

Un mutamento di rotta che, per inciso, ha provocato la definitiva rottura con Steve Bannon, ideologo che aveva ispirato molte decisioni della prima era Trump. Proprio lui ha criticato gli NFT con cui l’ex presidente ha deciso di foraggiare la sua campagna. Oltre che coi settori più oltranzisti della destra alternativa, a partire da Anthime Gionet, noto come “Baked Alaska”, sotto processo per il ruolo ricoperto nell’assalto al Campidoglio. In un messaggio postato su X è stato in effetti molto esplicito: “Non posso credere che andrò in prigione per un venditore di NFT”.