Vent’anni dall’uccisione di Fabrizio Quattrocchi. Era il 14 aprile del 2004 quando Fabrizio Quattrocchi veniva barbaramente giustiziato da un gruppo di terroristi iracheni dopo essere stato rapito.

Nella mente di tutti noi restano vive soprattutto le sue ultime parole prima di essere ucciso: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”.

Vent’anni dall’uccisione di Fabrizio Quattrocchi: perché si trovava in Iraq?

Fabrizio Quattrocchi era nato a Catania, il 9 maggio 1968, ma aveva passato gran parte della sua gioventù a Genova. Svolse prima il servizio militare grazie a cui acquisì il grado di caporal maggiore e nel 1987 entrò a far parte del 23º Battaglione fanteria Como, con la mansione di caporale istruttore.

Congedandosi dall’esercito si impegnò a dare una mano nella panetteria di famiglia. Qui rimase impegnato fino al 2000 quando morì il padre e la famiglia decise di vendere l’attività commerciale.

Fabrizio Quattrocchi, appassionato di arti marziali e paracadutismo, decise così di seguire corsi per diventare guardia del corpo e agente di sicurezza. Iniziò dunque a lavorare per IBSSA, società di sicurezza internazionale con sede a Budapest ed operativa nel Medio Oriente. 

Nell’ottobre del 2003 avrebbe accettato una proposta di lavoro in Iraq da parte di una società americana al fine di fornire protezione ai manager statunitensi e ad altri esponenti di alto profilo impiegati nel territorio per ricostruire l’apparato burocratico iracheno.

Nonostante la fine del conflitto armato e l’occupazione militare da parte delle truppe statunitensi, l’Iraq rimaneva in questo periodo un Paese molto rischioso. Per tale motivo la retribuzione proposta a Quattrocchi sarebbe stata variabile dai 6.000 ai 9.000 euro al mese, una cifra enormemente più alta di un impiego in Italia.

Per non far preoccupare i familiari circa la sua incolumità, Quattrocchi aveva mentito, dicendo loro di trovarsi in Kosovo.

Il rapimento

Nel mese di aprile del 2004 Fabrizio Quattrocchi venne rapito insieme ai colleghi Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Salvatore Stefio, da un gruppo terrorista iracheno. Secondo le indiscrezioni i quattro italiani operavano in Iraq come corpo militare speciale per missioni segrete, anche se la notizia non venne mai confermata.

Non ci sono informazioni certe nemmeno circa il giorno esatto del rapimento. In quel periodo l’Iraq stava attraversando un periodo di particolare turbolenza. Soldati, giornalisti e contractors di varie nazionalità vennero rapiti. Le notizie venivano quindi confermate solo in ritardo o in modo frammentario.

La conferma ufficiale del loro rapimento dei quattro nostri connazionali arriva in Italia solo il 13 aprile, ma è probabile che il gesto sia stato portato a termine qualche giorno prima, durante la notte tra l’11 e il 12.

Il video dell’esecuzione

Il rapimento venne rivendicato da un gruppo di insorti che si faceva chiamare “Falangi verdi di Maometto”, un’associazione terroristica fino a quel momento sconosciuta e che successivamente non si sarebbe più sentita.

I sequestratori registrarono un video mostrando i quattro italiani inginocchiati davanti a uomini armati. Il gruppo chiese espressamente al Governo italiano di ritirare le proprie milizie dal territorio iracheno, minacciando altrimenti di uccidere gli ostaggi.

Silvio Berlusconi, allora premier, si rifiutò di trattare con i terroristi. Il gesto venne accolto in maniera negativa da parte dei sequestratori che ritennero il Capo del Governo italiano più interessato a compiacere la Casa Bianca che a salvare la vita dei propri connazionali.

I terroristi allora decisero di dare seguito alla minaccia di uccisione degli ostaggi. Gli ultimi istanti di vita di Fabrizio Quattrocchi vennero così immortalati da un filmato poi fatto recapitare all’emittente Al Jazeera e successivamente alle televisioni di tutto il mondo.

Quattrocchi, con le mani legate, era in ginocchio per terra all’interno di una fossa, forse un cratere dovuto all’esplosione di un ordigno, in una zona isolata nella periferia di Baghdad. Chiedeva ai suoi sequestratori di potersi levare la benda che gli copriva il volto in modo da vedere direttamente i suoi esecutori.

Prima della fucilazione ha poi espresso quelle parole che riecheggiano ancora oggi: “Adesso vi faccio vedere come muore un italiano”.

Proprio per questo gesto eroico, nel 2006 l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì a Fabrizio Quattrocchi la medaglia d’oro al valor civile.

Gli altri tre ostaggi vennero rilasciati dopo 58 giorni di prigionia grazie ad un blitz compiuto dall’esercito americano.