La Polonia ha avviato un dibattito sull’allentamento delle rigide leggi sull’aborto come promesso dall’attuale primo ministro, Donald Tusk. A partire dal 2020, il paese applica quasi un divieto totale di aborto.
Polonia, riprendono le discussioni sull’aborto: dura battaglia per Tusk
Come Donald Tusk aveva promesso durante la campagna elettorale, il Parlamento polacco ha ripreso, ieri, 11 aprile 2024, le discussioni sulla modifica del divieto quasi totale per l’aborto nel Paese. L’attuale regolamento è uno dei più severi sui diritti riproduttivi in Europa. La riforma sarà una grande sfida per il governo Tusk.
Il partito del primo ministro, Tusk, Piattaforma Civica, ha proposto una modifica per consentire l’aborto fino alla 12esima settimana di gravidanza. La proposta non è l’unica all’interno della coalizione di governo. Il parlamento esaminerà altre due progetti di legge dell’ala del governo che rappresenta sinistra, Lewica, e quella che rappresenta il centrodestra conservatore, Terza Via.
Le proposte
Il piano di Tusk propone una modifiche che riporterebbe i diritti riproduttivi al livello della maggior parte dei paesi europei. Prevede di legalizzare l’aborto fino alla 12esima settimana di gravidanza e, nelle settimane successive, di consentire questa procedura nei casi in cui sia a rischio la vita della madre. Lewica sostiene questa soluzione e ha proposto un piano simile a quello di Tusk.
La spaccatura all’interno della maggioranza deriva dalla proposta di Terza Via. L’ala conservatrice del governo vorrebbe riportare l’aborto alla versione pre riforma che consentiva la pratica sono in tre circostanze.
Le leggi del 1993 e il divieto del 2020
La proposta di Terza Via prevede un ritorno alle leggi del 1993. Questa versione è stata riformata nel 2020 dal governo precedente. Concordato tra Chiesa cattolica e leader politici, il regolamento del 1993 consentiva l’aborto solo se la vita della madre era in pericolo, la gravidanza era il risultato di uno stupro o di un incesto o in caso di anomalie fetali.
Durante i due mandati a partire dal 2015, il partito Diritto e Giustizia ha lavorato per restringere il diritto all’aborto, che costituiva il 98 per cento di tutti gli aborti in quell’anno. Dopo il blocco dell’opposizione al parlamento, partito si era rivolto alla Corte Costituzionale che aveva stabilito l’incostituzionalità per le donne interrompere la gravidanza in caso di anomalie fetali.
La decisione della massima corte del Paese ha scatenato le proteste nel 2020 e nel 2021. Le difficoltà nell’accesso all’aborto, in alcuni casi, sono state collegate alla morte di almeno sei donne.
La sfida politica
La questione del diritto all’aborto è stato uno dei principali motivi dell’insuccesso di Diritto e Giustizia alle elezioni dell’ottobre 2023. Allo stesso momento, costituisce una grande sfida per Donald Tusk. Il primo ministro polacco deve allentare i diritti produttivi come promesso durante la campagna elettorale.
Terza Via ha proposto un referendum per modificare la legge, il che allungherebbe ulteriormente i tempi. Tuttavia, qualsiasi modifica attraverso un’iniziativa legislativa rischia di essere respinta dal presidente Duda, alleato di Diritto e Giustizia. Sembra che una modifica possa diventare una lunga battaglia che potrebbe durare anni.