Sembra una scena apocalittica ma è accaduto davvero a Roma: immagini di donne musulmane chiuse in quello che è, a tutti gli effetti, un recinto, in occasione della preghiera per la fine del Ramadan. Le foto mostrano il simbolo di un mondo dove le donne non hanno diritti – nemmeno quello di pregare – che all’Occidente sembra sempre così lontano, non in grado di toccarci.

Eppure quel mondo senza diritti non è mai stato così vicino. Si è mostrato senza censure a Centocelle, in piazza dei Mirti. Le donne per la religione musulmana devono stare un passo, anzi tanti passi, indietro rispetto agli uomini. E quella foto che ha fatto scalpore ne è la dimostrazione.

A chi si nasconde dietro la facciata del multiculturalismo, per cui tutto è concesso, senza poi controllare quali siano i riscontri pratici e le condizioni in cui davvero sono costrette a vivere le donne nell’Islam, Souad Sbai – l’attivista dell’Acmid (Associazione delle Donne Marocchine in Italia) – si rivolge per uno spunto di riflessione sulla necessità di tutelare e rispettare i diritti umani fondamentali, prima di tutto il resto. L’attivista racconta il suo punto di vista, senza filtri o mezzi termini, approfondendo il tema della condizione della donna nell’Islam con Tag24.

Donne chiuse nel recinto a Centocelle, Souad Sbai: “Ma quale shock! Quelle immagini sono simbolo di un’apartheid”

Alcune fotografie in questi giorni hanno fatto il giro dei social, scatenando polemiche e dibattiti: il seme della discordia è nato proprio dal loro contenuto. A Centocelle, quartiere della periferia est di Roma, in occasione dell’Eid-El-Fitr (la festività che segna fine del Ramadan, ndr.), un gruppo di donne musulmane è stato chiuso in una specie di recinto.

Il motivo? La necessità di restare separate dagli uomini – quelli che letteralmente hanno messo in piedi lo stratagemma – durante il momento della preghiera. Una discriminazione a cielo aperto, il bel cielo azzurro di Roma, non quello del Medio Oriente o di Paesi “lontani”, dove le donne non hanno diritti, come l’Iran o l’Afghanistan. Una donna che appartiene all’Islam a quanto pare non ha diritti nemmeno qui ed ora, in Italia, nel 2024. E queste foto sono una prova schiacciante.

Non possono guardare gli uomini che pregano e non sarebbero libere nemmeno di professare il loro culto. Questo è il quadro della situazione completa. L’attivista Souad Sbai ha commentato la vicenda nell’intervista a Tag24:

“Premetto che non mi risparmierò su niente e nessuno. Ma di che ci meravigliamo? All’improvviso, noi diamo, diamo, apriamo moschee, concediamo i diritti qua e là, senza tutele e verifiche di quella che poi veramente è la situazione, ed ecco il risultato. Concediamo tutto senza capire come vivono davvero le donne all’interno delle comunità islamiche. Non sappiamo se quelle donne vanno a scuola, se possono lavorare, se hanno la libertà di uscire di casa. Non sappiamo nemmeno se hanno la possibilità di chiedere il rispetto dei loro diritti. Ve lo dico io: la risposta a tutte queste domande è no. Categorico”.

Souad Sbai si scaglia contro chi si nasconde dietro al multiculturalismo religioso

L’attivista poi scaglia una freccia alla dinamite contro chi si nasconde dietro al multiculturalismo:

Quelle donne vivono peggio delle bestie. Quelle donne non hanno nessun diritto, e lo dico ai costituzionalisti, alle scuole, anche alle donne di una certa sinistra che si riempiono la bocca con il multiculturalismo…Bisogna dare certo, ma prima di dare bisogna intanto capire. Queste persone sono d’accordo per l’uguaglianza uomo-donna? Credono davvero che sia giusto far sposare le bambine e che non vadano a scuola? Sono d’accordo che la donna abbia la possibilità di chiedere il divorzio, lavorare o restare a casa? I fondamentalisti vogliono creare uno Stato islamico dentro lo Stato italiano.

Non sanno come vivono queste donne e i bambini, non sanno nulla. Finché non ci sarà un accordo firmato per i diritti delle donne, la situazione resterà questa. Ci sono tanti ignoranti, anche tra i convertiti all’Islam – che ora va di moda – che non hanno mai aperto un libro del Corano. Non sanno di cosa parlano e non conoscono nemmeno la loro religione. Figuriamoci se accettano la legge qui in Italia, i diritti fondamentali…”.

E sulla necessità di tutelare e garantire i diritti fondamentali per tutti – uomini e donne – continua:

Diritti fondamentali, quelli che noi abbiamo. E questo è un egoismo e un menefreghismo da parte di una certa politica, che non si interessa al fatto che quelle donne stiano in un recinto. Una recinzione che non sta solo a Roma, ma ovunque in Italia se decidono di uscire fuori, anziché stare murate dentro casa. E io quei paletti che gli uomini mettono oggi alle donne, penso che bisognerebbe metterli a loro, a questi religiosi, che non hanno nulla a che vedere con il diritto e non devono nemmeno stare in Italia. Perché per loro questa è una terra di infedeli, un luogo da conquistare, non dove vivere in pace.

poi conclude:

Qui c’è tanto Islam politico, che vuole andare avanti con la sua politica integralista, estremista, che noi da anni combattiamo e di certo non ci fermiamo oggi. O vogliamo davvero una società di diritti per tutti, multiculturale – termine con cui tanti si riempiono la bocca – ma finché questi diritti non saranno garantiti per tutti, non ci sarà nessuna società multiculturale“.

L’attivista Souad Sbai: “Le donne nell’Islam sono segregate, non hanno diritti”

D: Le donne musulmane sono libere di professare il loro culto? Dalla foto in piazza a Centocelle non sembra…

R: Le donne non sono libere, nemmeno nella religione. Le donne si trovano su un piano diverso rispetto agli uomini, sono separate, ci sono diversi ingressi nelle moschee. Gli uomini vogliono tenerle recintate e rinchiuse, perché dietro quei recinti ci sono uomini che controllano come si comportano, come si muovono. Le donne non hanno diritti nell’islam radicale. Valgono meno di una bestia.
Per questo l’Italia deve capire cosa pensano davvero questi uomini.

Il radicalismo ha un progetto politico tutto suo, che si basa sulla pelle delle donne. Non ci meravigliamo se vediamo scene così. È come mettere mucche e pecore dentro a un recinto, non possono pensare né fare nulla. Questo succede oggi nel nostro Paese, in Occidente. Basta con l’ipocrisia. Non mi meraviglio nel vedere le donne recintate. Lo vedo tutti i giorni. Le vedo segregate.

Vedo che non partecipano alla vita sociale di questo paese. Però gli uomini partecipano eccome, e quando serve qualcosa, mettono in prima fila le donne. Non ci soffermiamo solo alla libertà di culto: alle donne è vietato vivere. Dobbiamo partire proprio dalle donne, dalle bambine, scoprire come vivono e poi concedere altre cose. Andiamo a chiedere a questi uomini di dare diritti alle donne.