È accusato di aver ucciso l’ex fidanzata Yana Malayko, di 23, perché non accettava la fine della loro relazione: ecco chi è il 34enne moldavo Dumitru Stratan e cosa rischia al processo che si è aperto oggi, 11 aprile, nei suoi confronti.
Chi è Dumitru Stratan, finito a processo per l’omicidio dell’ex fidanzata Yana Malayko
Originario della Moldavia, Dumitru Stratan si trova in carcere da oltre un anno: fu arrestato nel gennaio del 2023 ancor prima che il corpo senza vita dell’ex fidanzata 23enne Yana Malayko, di origini ucraine, fosse rinvenuto in un campo al confine tra le province di Brescia e di Mantova, poco dopo il cartello di Lonato del Garda.
Secondo l’accusa, che gli contesta l’aggravante della premeditazione oltre che l’occultamento di cadavere, la uccise, dopo essere entrato nell’appartamento di Castiglione dello Stiviere che lei condivideva con la sorella Cristina, proprietaria dell’Event Coffee, con la scusa di riportarle il cane di cui si prendevano cura insieme, colpendola con una spranga di metallo per poi strangolarla a mani nude.
Il motivo? Non accettava la fine della loro relazione e più volte – nonostante lei si fosse rifatta una vita – aveva provato a convincerla a tornare con lui. Lei lo temeva e ne aveva parlato al nuovo compagno, confidandogli che il 34enne “la pedinava” e che “le diceva che l’avrebbe uccisa se fosse uscita con un altro ragazzo che lui conosceva”.
Aveva addirittura fatto in modo, secondo l’uomo, di “geolocalizzare il suo cellulare” per sapere in ogni momento dove si trovasse. Ne era ossessionato, in pratica. Anche per questo, dopo tre anni di relazione, Yana lo aveva lasciato: voleva essere libera e autonoma. Sognava, pare, di diventare una cantante.
Il 34enne rischia l’ergastolo
Ad incastrarlo furono le telecamere di videosorveglianza installate nei pressi dell’abitazione della giovane, che lo avevano ripreso caricare sulla sua auto un grande trolley nero: dentro – come sarebbe stato scoperto in seguito – c’era proprio il corpo della 23enne.
Stando alle ricostruzioni, dopo averlo abbandonato nel luogo in cui è stato ritrovato, il 34enne avrebbe tentato di depistare le indagini inviando una serie di messaggi alla sorella con il telefonino della vittima. Dopo essersi avvalso più volte della facoltà di non rispondere, a circa due mesi dai fatti aveva deciso di confessare il delitto.
A differenza di quanto sostiene l’accusa, ha sempre detto di aver agito “d’impulso“, senza aver programmato nulla, colpendola “con una mano una sola volta allo sterno, per allontanarla“. Attraverso i suoi difensori, gli avvocati Domenico Grande Aracri e Gregorio Viscomi, aveva chiesto di poter essere processato con rito abbreviato.
In quel caso, al momento della condanna, avrebbe beneficiato di un cospicuo sconto di pena. Il giudice Chiara Comunale si era opposta: Stratan, allo stato attuale, rischia, quindi, l’ergastolo. I familiari di Yana, parte civile costituita, chiedono giustizia per la ragazza, che aveva ancora tutta la vita davanti e che, al pari di altre donne, è stata uccisa solo perché aveva scelto di non stare più con l’uomo che un tempo aveva amato.
Un caso di femminicidio
La sua storia ricorderà a molti quella di Giulia Tramontano, che è stata uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello nell’appartamento che condividevano a Senago lo scorso maggio; oppure quella di Giulia Cecchettin, trovata morta nei pressi del lago di Barcis pochi giorni dopo la sua scomparsa in Veneto lo scorso novembre: ad ucciderla sarebbe stato l’ex fidanzato Filippo Turetta, catturato in Germania a una settimana dai fatti dopo essersi dato alla fuga. Anche lui, come Stratan, non accettava la fine della loro relazione.