La notizia non rappresenta una novità assoluta, ma dovrebbe senz’altro squillare alla stregua di un campanello d’allarme. All’inizio del mese le riserve di Bitcoin depositate all’interno degli exchange di criptovaluta sono piombate ai minimi storici. Si sarebbero infatti attestate sotto i due milioni di esemplari, ovvero meno del 10% dell’offerta totale di BTC.
Si tratta in effetti di un problema di non poco conto. Nel caso in cui la domanda di token dovesse aumentare in maniera rilevante, si porrebbero le basi per uno shock dell’offerta. Una crisi la quale potrebbe avere contorni imprevedibili.
Bitcoin: cosa sta accadendo
La situazione può essere desunta dai dati messi in evidenza dalla piattaforma di analisi on-chain CryptoQuant. In particolare, quelli relativi all’8 aprile mostrano la presenza di appena 1,94 milioni di BTC all’interno di tutti gli indirizzi degli exchange crypto. Un dato che rappresenterebbe appena il 9,8% dell’offerta circolante di Bitcoin, la cui emissione è al momento attestata a 19,67 milioni di token.
In pratica, dal picco fatto registrare nel mese di luglio del 2021, quando le riserve degli exchange custodivano 2,85 milioni di Bitcoin, si è registrato un continuo calo, praticamente senza soluzione di continuità.
Secondo gli esperti, questo trend sarebbe un chiaro segnale. In pratica, i trader stanno ritirando i propri token non avendo intenzione di venderli o scambiarli, per detenerli a lungo termine. Ritengono con tutta evidenza che la quotazione dell’icona inventata da Satoshi Nakamoto sia destinata a crescere molto e vogliono quindi capitalizzare al massimo il proprio tesoro. Una tendenza che potrebbe in effetti agevolare la bull run di Bitcoin.
Uno shock già previsto
La dinamica in atto, era già stata prevista da Ki Young Ju, fondatore e CEO di CryptoQuant. Proprio di recente aveva infatti pronosticato un evento del genere entro sei mesi. Una previsione che si basava, però, sul ritmo con cui gli ETF spot di Bitcoin stavano rastrellando il mercato.
Occorre ricordare a questo punto che uno shock dell’offerta si verifica quando la disponibilità di un determinato bene viene a diminuire in maniera brusca, a causa di un aumento esponenziale della domanda. Solitamente questo scenario conduce ad un rialzo molto significativo del prezzo dell’asset.
Nel caso di Bitcoin, però, va messo in rilievo il momento molto particolare in cui questo evento andrebbe a inserirsi, ovvero in concomitanza con il quarto halving. Il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori, nelle occasioni precedenti ha dato il la ad una forte crescita della quotazione di BTC. Il motivo è in fondo semplice: la minore convenienza del mining spinge una parte delle aziende minerarie all’abbandono, con conseguente scarsità dei nuovi token coniati.
Le balene non vendono
Tra quelle che sembrano fondate su dati di fatto concreti, occorre ricordare a questo punto la previsione formulata dagli analisti di AllianceBernstein, una società di investimento globale. Proprio loro, in una nota pubblicata qualche giorno fa, hanno messo in rilievo come l’enorme volume di liquidità che è stato collezionato dagli ETF spot appena approvati, rappresenta la migliore garanzia sulla crescita della quotazione di Bitcoin.
Una tendenza che secondo gli stessi analisti potrebbe tradursi nello sfondamento della soglia dei 150mila dollari entro la fine dell’anno. Per formulare tale previsione, Gautam Chhugani e Mahika Sapra hanno stimato afflussi di 10 miliardi di dollari per il 2024 e altri 60 miliardi di dollari per il 2025.
Anche nel loro caso, però, sarà necessario trovare token al di fuori dei canali di scambio tradizionali. Le balene, ad esempio, non hanno sinora mostrato alcuna propensione a vendere, prendendo chiaramente posizione in previsione di una fase di rialzo impetuoso. In una situazione di questo genere, di conseguenza, potrebbero essere frustrate anche le aspettative di fondi di investimento pensionistici, banche private e pool di capitale. Se decidessero di investire su BTC, infatti, andrebbero ad acuire la scarsità dell’offerta, con esiti imprevedibili.