L’exchange di criptovalute decentralizzato Uniswap ha ricevuto un avviso dalla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti. L’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi intende intraprendere un’azione coercitiva, almeno stando a quanto rivelato dalla società, nella giornata di ieri. Si tratta dell’ennesimo fronte per la SEC, dopo l’invio di un’analoga comunicazione alla Ethereum Foundation.
Uniswap: cosa sta accadendo
È stato il CEO di Uniswap, Hayden Adams, ad annunciare di aver ricevuto il cosiddetto avviso Wells. Lo ha fatto su X, affermando di non essere sorpreso, ma soltanto seccato, deluso e pronto a combattere.
Gli avvisi in questione sono considerati avvertimenti preliminari coi quali l’autorità di regolamentazione provvede a informare gli interessati delle accuse che l’autorità di regolamentazione sta valutando di muovere contro di loro. Nella maggior parte dei casi conducono comunque ad azioni coercitive, sotto forma di citazioni giudiziarie.
In una conferenza stampa organizzata per l’occasione, il COO di Uniswap, Mary-Catherine Lader, e il Chief Legal Officer, Marvin Ammori, hanno a loro volta detto ai giornalisti che il contenuto dell’avviso di Wells accusa Uniswap di agire alla stregua di intermediario di titoli e borsa valori senza aver proceduto alla necessaria registrazione. Non è però ancora chiaro se il token nativo di Uniswap, UNI, sia stato additato come potenziale titolo nell’avviso della SEC.
La notizia relativa all’indagine sull’azienda non è però da considerare una reale novità. Già nel settembre del 2021, infatti, il Wall Street Journal aveva riferito che l’autorità di regolamentazione stava esaminando Uniswap Labs.
La linea di difesa di Uniswap
Ammori, in particolare, ha affermato di ritenere che Uniswap non soddisfi l’attuale definizione di scambio della SEC. Ha inoltre indicato una recente sentenza nel caso della SEC contro Coinbase, con la quale un giudice ha affermato che Coinbase Wallet non era un broker. Un giudizio che l’exchange decentralizzato intende evidentemente usare nella eventuale battaglia giudiziaria con l’ente.
Adams ha a sua volta rilanciato, affermando: “Sono fiducioso che i prodotti che offriamo siano legali e che il nostro lavoro sia dalla parte giusta della storia. Ma è chiaro da tempo che, invece di lavorare per creare regole chiare e informate, la SEC ha deciso di concentrarsi sull’attacco di attori di lunga data come Uniswap e Coinbase. Il tutto lasciando passare attori cattivi come FTX.”
Una vera e propria stoccata, considerato come FTX sia stato lasciato libero di condurre azioni al minimo poco trasparenti, prima di affondare definitivamente. Lo stesso Adams ha poi affermato che Uniswap si opporrà alle accuse. “Sono frustrato dal fatto che la SEC sembri più interessata a proteggere i sistemi opachi che a proteggere i consumatori. E che dovremo combattere contro un’agenzia governativa statunitense per proteggere la nostra azienda e il nostro settore. Questa lotta richiederà anni, potrebbe arrivare fino alla Corte Suprema, e il futuro della tecnologia finanziaria e del nostro settore è in bilico. Se restiamo uniti possiamo vincere. Penso che valga la pena lottare per la libertà. Penso che valga la pena lottare per la DeFi.”
Una decisione politica
Se la SEC non ha commentato sull’esistenza o meno di un’indagine su Uniswap, l’azienda non si è invece fatta pregare per alzare il suo fuoco di sbarramento. Sul suo blog, infatti, ha accusato l’authority di condurre una battaglia dal chiaro sapore politico. In particolare, proprio l’avviso Wells ad essa recapitato e le azioni legali contro Coinbase indicano che la sua azione contro Uniswap rappresenta solo “l’ultimo sforzo politico per prendere di mira anche i migliori attori che costruiscono tecnologia su blockchain. “
Uniswap ha poi negato che i token che offre in vendita siano titoli, nonostante la posizione contraria della SEC. Sul blog è infatti possibile leggere: “La realtà è che i token sono un formato di file digitale, come un PDF o un foglio di calcolo, e possono memorizzare molti tipi di valore. Non sono intrinsecamente titoli, così come ogni foglio di carta non è un certificato azionario. L’enorme volume di token scambiati non è assolutamente costituito da titoli: sono stablecoin, community e utility token e materie prime come Ethereum e Bitcoin.”
Inoltre, e questo è un punto dirimente, anche nel caso in cui la SEC avesse ragione, non ha mai provveduto a disegnare un percorso attraverso le quali le aziende interessate possano registrarsi. Al proposito occorre sottolineare l’andamento ondivago di Gary Gensler, numero uno dell’autorità. Dopo aver dichiarato che all’ente mancano i poteri per poter sovrintendere efficacemente sui mercati crypto e che sarebbe necessaria una nuova legge, in seguito ha invece affermato che le normative esistenti sui titoli bastano e avanzano per dargli modo di svolgere il suo compito di vigilanza.
Un comportamento al minimo strano, tale da evidenziare la necessità di un nuovo quadro normativo sulla criptosfera. Ad incaricarsene dovrà però essere il prossimo governo, alla luce della fase di stallo derivante dall’approssimarsi delle presidenziali USA.