Nuovo terremoto giudiziario in Puglia. Un ex assessore della Regione, Alfonso Pisicchio, e suo fratello Enzo detto Roberto sono stati arrestati la sera del 10 aprile 2024 nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Bari. Entrambi sono stati posti ai domiciliari.

In tutto sono sette le persone indagate dalla guardia di finanza, accusate a vario titolo per le ipotesi di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Ma anche falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Arrestati l’ex assessore della Regione Puglia Alfonso Pisicchio e il fratello Enzo

Proprio oggi, poche ore prima di essere arrestato, Alfonso Pisicchio, leader di Senso civico, aveva lasciato il suo incarico alla guida dell’Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione, spiegando di voler partecipare al bando per la direzione dell’accademia delle Belle Arti. Temeva quindi che le due cariche fossero incompatibili.

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Bari fa riferimento a tre presunti appalti truccati. Come riporta l’Ansa in carcere è finito Cosimo Napoletano, 58 anni, di Monopoli. Agli arresti domiciliari, oltre ai fratelli Pisicchio, si trovano anche Francesco Catanese, 59 anni, di Bari, e l’imprenditore Giovanni Riefoli, 58 anni, residente a Bari. Interdizione dalla attività professionale per un anno a Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa.

Le accuse: corruzione e turbativa d’asta

Nell’ordinanza del tribunale di Bari firmata dal gip Ilaria Casu si legge che le accuse di corruzione e turbata libertà degli incanti riguardano il periodo in cui Alfonso Pisicchio era assessore della giunta Emiliano.

Stando alle indagini, avrebbe usato la sua influenza e le se relazioni per “una gestione clientelare” del suo ruolo, con favoritismi per un ritorno in termini di consenso elettorale, anche grazie al fratello Enzo Pisicchio.

Quest’ultimo avrebbe inoltre agito eseguendo le direttive del fratello, ma anche come “schermo” per impedire di risalire al ruolo e al contributo di Alfonsino.

Le vicende esaminate, scrive ancora la gip, mostrano come i due indagati avessero “un’ampia capacità” di sfruttare le relazioni costruite nel tempo in ambito sia regionale che comunale, “per pilotare l’azione amministrativa e trarne vantaggio personale”.

Intanto un’altra inchiesta sta travolgendo la politica di Bari.