Un forte boato, poi la tragedia. L’esplosione alla centrale idroelettrica Enel di Bargi, nel bacino di Suviana sull’Appennino bolognese, è avenuta nel pomeriggio di ieri 9 aprile 2024. Uno scenario infernale: lo scoppio di una turbina all’ottavo piano ribassato, poi il crollo del solaio e la rottura dei condotti di refrigerazione, fino all’allagamento del nono piano.

Tragico il bilancio: tre le vittime accertate, cinque i feriti. Quattro persone risultano ancora disperse, ma sono purtroppo pochissime le speranze di trovarli ancora in vita. Da ieri è incessante il lavoro dei Vigili del fuoco e dei soccorritori.

Ma come funziona una centrale idroelettrica, cos’è e perché è fondamentale per il nostro Paese? Livia Ventimiglia e Simone Loi, conduttori del programma A.A.A. Cercasi Stabilità di Radio Cusano Campus, lo hanno chiesto a Lidia Lombardi, docente di Energia e Ambiente presso la facoltà di Ingegneria all’Unicusano.

Esplosione a Suviana, la prof. Lombardi (Unicusano): “Ecco come funziona una centrale idroelettrica”

La produzione di energia idroelettrica è “assolutamente sostenibile”, conferma la professoressa Lombardi.

“Annoverata tra le fonti rinnovabili, ha un peso molto elevato nel nostro mix elettrico nazionale, l’ha sempre avuto. E’ una delle rinnovabili che abbiamo iniziato a sfruttare da più tempo: le prime centrali idroelettriche in Italia risalgono alla fine del 1800″ spiega. “Oggi circa il 15% del mix elettrico italiano è prodotto da energia idroelettrica: circa il 35%-36% delle rinnovabili nel complesso”.

Ma cos’è una centrale idroelettrica e come funziona?

“Una centrale idroelettrica sfrutta il salto che una certa portata di acqua compie da un livello più elevato a un livello più basso. Per esemplificare, vediamo il caso delle centrali idroelettriche a bacino. Solitamente presentano un lago artificiale, quindi un accumulo di una consiste massa d’acqua a una quota elevata, che viene convogliata attraverso delle tubazioni verso il basso, dove c’è la vera e propria centrale idroelettrica. Qui, al suo interno, sono posizionate delle turbine idrauliche nelle quali questa potata di acqua- che ha un’enorme energia perché compie un salto di diverse centinaia di metri in molti casi- mette in rotazione le macchine idrauliche, a loro volta collegate a un alternatore. Si genera così l’energia elettrica che, dopo la trasformazione, viene immessa nella rete nazionale”.

Un elemento che la prof. Lombardi sottolinea è che le centrali idroelettriche non generano emissioni di gas serra.

“Le centrali idroelettriche hanno una percentuale consistente di produzione e sono sostenibili da un punto di vista di lotta al cambiamento climatico. Non prevedono emissione di anidride carbonica o gas serra durante il funzionamento. E’ uno degli strumenti che abbiamo per produrre energia, senza andare a incrementare il riscaldamento globale.

“Naturalmente anche loro hanno un impatto sull’ambiente” sottolinea la docente. “Come la necessità di grosse aree, con modifiche all’ecosistema e al microclima locale. Elementi che vanno tenuti in considerazione nel momento in cui si progettano questi impianti.”

Perché la centrale idroelettrica di Bargi si sviluppa sotto il livello dell’acqua?

In molti si sono chiesti perché la centrale si sviluppasse anche per diversi metri in profondità, sotto il bacino, dove è appunto avvenuta l’esplosione.

“Nel caso specifico, questa centrale è realizzata nella modalità “a pozzo”. E’ stata fatta questa scelta perché è “a pompaggio”. Rispetto alla descrizione che ho fatto prima, in questo caso lo scarico dell’acqua viene accumulato in un secondo bacino. Nella fattispecie i due bacini sono il lago di Brasimone, quello più alto, e il lago di Suriana, quello più in basso, in cui si trova la centrale. In questi impianti la logica è di far funzionare la centrale come produzione di energia durante il giorno, quando c’è più richiesta. Mentre, nelle ore notturne, farla funzionare per “pompare” l’acqua nel bacino superiore, in modo poi da poter riutilizzarne la caduta nelle ore giornaliere” spiega la prof. Lombardi.

Una scelta, racconta, che permette di non legare la produzione dell’energia alle condizioni climatiche.

“Questo è un elemento importante, perché svincola il funzionamento della centrale dalla presenza dell’acqua nel bacino in quota. Permette di andare a sopperire, almeno in parte, a quella problematica presente in altre fonti rinnovabili, come il solare o l’eolico: ossia dipendere dalla condizioni climatiche. Nel momento in cui nella rete ci fosse carenza di queste rinnovabili, possiamo intervenire utilizzando una maggiore produzione dal punto di vista idroelettrico, ripompando l’acqua durante la notte. Questa la caratteristica della centrale dell’incidente che è anche di discrete dimensioni: circa 300 megawatt di potenza.”