Non ci sono spiragli di pace tra Stellantis e la Fiom-Cgil, il sindacato dei metalmeccanici, che non sembra credere agli annunci fatti oggi a Torino da Carlos Tavares, amministratore delegato della multinazionale. Alle promesse di un rilancio all’insegna della sostenibilità ambientale, la Fiom replica con l’auspicio dell’ingresso di altri produttori cinesi sul mercato italiano, un vero e proprio guanto di sfida per Tavares.
Stellantis, Tavares: “In Italia siamo a casa”, a alla Fiom: “Chi auspica la competizione cinese sarà responsabile di scelte impopolari”
Chi dalla giornata di oggi si aspettava segnali di distensione propedeutici a spiragli di ottimismo per il futuro del settore automotive in Italia, resterà probabilmente deluso. Anzi, probabilmente i rapporti tra Stellantis e i lavoratori del settore hanno toccato nuovi minimi storici.
Già ieri, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini aveva fatto intendere come i sindacati si aspettassero risposte chiare su investimenti e occupazione della visita a Torino dell’ad Carlos Tavares, arrivato in Piemonte per l’inaugurazione a Mirafiori del nuovo reparto di produzione delle trasmissioni elettrificate eDct.
L’amministratore delegato di Stellantis ha usato parole al miele verso l’Italia dove, assicura, Stellantis si sente a casa.
“In Italia ci sentiamo a casa, siamo i leader di questo mercato con più del 34%. Non abbiamo intenzione di andare via dall’Italia, crediamo in questo Paese abbiamo capacità, idee e progetti per tenere fede ai nostri impegni. Chi dice che vogliamo andarcene, dice fake news”.
Tavares ha, quindi, chiesto che venga permesso all’azienda di lavorare, garantendo di avere “una visione per il futuro e per una mobilità sicura, pulita e sostenibile“.
Visione che, probabilmente, passa anche dall’investimento di 100 milioni di euro annunciato da Tavares per dotare la Fiat 500 elettrica di una nuova batteria che la renderà più performante ed economica. Investimento fatto, sottolinea l’ad, senza gli incentivi annunciati ma che, dice, “non sono stati ancora rilasciati“.
Una stoccata al governo alla quale il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso replica secco:
“È Stellantis che deve rassicurare l’Italia, non l’Italia che deve rassicurare Stellantis”.
La replica della Fiom: “Solo parole, occorre una trattativa vera, sciopero del 12 aprile confermato”
Tuttavia, l’obiettivo fissato proprio dal governo della produzione di 1 milione di autovetture all’anno sembra ancora lontano e le parole di Tavares non hanno contribuito ad avvicinarlo.
Ecco, dunque, che la Fiom risponde alle affermazioni di Tavares, attraverso una nota firmata dal segretario nazionale Fiom-Cgil, Samuele Lodi, e dal segretario generale Fiom-Cgil di Torino Edi Lazzi.
I due rappresentanti sindacali sostengono di non vedere alcun cambiamento nella strategia di Stellantis in Italia che, ancora una volta, non ha offerto garanzie su produzioni e occupazione. Da qui, la necessità di impostare un tavolo che veda presenti tutti gli attori coinvolti, governo compreso.
“Non è più il tempo di semplici comunicazioni dell’azienda. Occorre aprire una trattativa vera con Stellantis a Palazzo Chigi, come tra l’altro abbiamo unitariamente richiesto nelle settimane scorse, per arrivare ad un accordo quadro che metta in sicurezza stabilimenti, enti centrali, occupazione e filiera della componentistica”.
I due confermano, infine, lo sciopero unitario di tutto il settore automotive previsto a Torino per venerdì 12 aprile e sostengono il potenziale ingresso di nuovi costruttori cinesi in Italia, per colmare il gap tra la domanda di mercato automobilistico (circa 1,5 milioni di vetture immatricolate ogni anno) e la produzione garantita da Stellantis (circa 500mila auto).
Una vera e propria provocazione per Tavares che, pur dichiarando con spavalderia che Stellantis saprebbe tener testa all’eventuale competizione cinese, replica:
“Se qualcuno vuole introdurre competizione cinese, sarà responsabile delle decisioni impopolari che dovranno essere prese“.
Una frase che suona tanto come una vera e propria minaccia.