Un’associazione di donne anziane svizzere ha ottenuto una vittoria storica in una causa sul clima. La Corte europea per i diritti umani (CEDU) ha condannato la Svizzera e ha stabilito che i paesi devono proteggere meglio i propri cittadini dalle conseguenze del cambiamento climatico.
La CEDU condanna la Svizzera per violazioni dei diritti umani causati dalle mancate misure sul clima
Un gruppo di donne svizzere, KlimaSeniorinnen, ha intentato una causa sul clima contro la Svizzera. La massima corte europea per i diritti umani, la CEDU, ha condannato il Paese per aver violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare, dato che non ha adottato misure per mitigare gli effetti del cambiamento climatico. È la prima volta che un tribunale internazionale si pronuncia su questo tema.
Secondo la Corte, la Svizzera ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che garantisce il diritto a una protezione effettiva da parte dello Stato contro i gravi effetti negativi del cambiamento climatico sulla vita, sul benessere, sulla qualità della vita e sulla salute. La sentenza è vincolante e potrebbe influenzare le leggi in tutti i 46 paesi firmatari della Convenzione europea sui diritti dell’uomo.
Il caso KlimaSeniorinnen
Il caso portato avanti dalle KlimaSeniorinnen sosteneva che gli sforzi insufficienti del governo svizzero nel contrastare il cambiamento climatico “danneggerebbero gravemente il loro stato di salute”. In particolare, il gruppo ha affermato che Berna ha violato il loro diritto alla vita non riuscendo a ridurre le emissioni al di sotto del limite di 1,5 gradi Celsius, come previsto dall’Accordo di Parigi sul clima. Dopo aver combattuto la battaglia legale nei tribunali svizzeri, le donne hanno fatto ricorso alla CEDU.
Altri casi sul cambiamento climatico
La CEDU ha respinto altri due casi simili a quello delle KlimaSeniorinnen, presentati da sei giovani portoghesi e da un’ex sindaco francese.
I sei portoghesi, di età compresa tra i 12 e i 24 anni, hanno portato in tribunale il Portogallo e altri 32 paesi, tra cui gli stati dell’UE, la Norvegia, la Svizzera, il Regno Unito, la Turchia e la Russia. I giovani sostenevano che il mancato arresto delle emissioni violasse i loro diritti fondamentali ma il caso è stato respinto a causa dell’estensione geografica.
Un terzo caso è stato presentato dall’ex sindaco della città francese di Grande-Synthe, Damien Careme. Careme affermava che le “carenze” del governo francese mettessero a rischio la città a causa dell’innalzamento del livello del mare. Anche questo è stato respinto in quanto attualmente non risiede in Francia.