Negli Stati Uniti, è scattato l’allarme riguardante l’influenza aviaria, e questo inizia a sollevare serie preoccupazioni per la sicurezza e la salute pubblica. Le cause di questa emergenza sanitaria è stato il primo contagio tra un mammifero e un uomo.

Vediamo più nel dettaglio cosa sta succedendo, quali sono i rischi associati a questa epidemia e le strategie adottate per affrontarla.

Perché è scattato l’allarme aviaria negli USA?

I Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) hanno confermato un caso di influenza aviaria H5N1 in un individuo residente nello stato del Texas, negli Stati Uniti. Questo caso solleva serie preoccupazioni poiché è il primo contagio umano derivante dal contatto con un mammifero infetto, un bovino, anziché con un uccello.

L’episodio evidenzia il rischio crescente di adattamento del patogeno agli esseri umani e il conseguente rischio di diffusione tra di loro, come sottolineato dal virologo Fernando Spilki dell’Università Feevale e coordinatore dell’Istituto Nazionale di Scienza e Tecnologia per la Sorveglianza Genomica dei Virus.

Questo caso è stato confermato poco dopo che le autorità americane avevano identificato, e non era mai successo prima, casi di influenza aviaria nelle mandrie di capre nel Minnesota e successivamente nelle mucche da latte in Texas, Kansas e Michigan, specie che non erano mai state coinvolte in precedenza nell’infezione.

Il rapporto del CDC indica che il paziente è stato esposto a bestiame infetto, mettendo in luce la necessità di misure di controllo e prevenzione urgenti per limitare la diffusione della malattia e proteggere la salute dei cittadini.

Questo episodio quali rischi mette in luce?

Con l’ampia diffusione del virus tra le diverse specie, si verificano modifiche genetiche che ne aumentano l’adattabilità alla replicazione negli esseri umani. Questo rischio è particolarmente elevato quando il virus infetta le specie domestiche con cui abbiamo contatti più frequenti, come nel caso dei bovini, aumentando così il pericolo di trasmissione alle persone. Secondo quanto spiegato da Spilki, ogni nuova infezione umana aumenta la possibilità che il virus possa diffondersi tra di noi.

Negli ultimi anni, l’H5N1, noto per essere un virus dell’influenza aviaria, ha causato focolai senza precedenti tra i mammiferi, come negli allevamenti di in Spagna, tra i leoni marini al largo delle coste del Cile e, più recentemente, in un orso polare in Antartide.

Sebbene i casi di influenza aviaria tra gli esseri umani siano rari, ne sono stati registrati numerosi negli ultimi decenni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), dal 2003 alla fine dello scorso anno sono state segnalate 882 infezioni in 23 paesi. Fino a oggi, non si è verificata trasmissione diretta da persona a persona; tutti i casi sono stati associati al contatto diretto con uccelli infetti e, potenzialmente, con bovini contaminati.

Tuttavia, preoccupa l’alta letalità dei casi riportati finora, con più della metà dei contagiati (461) che hanno perso la vita. Questo solleva il timore che, con la diffusione della malattia tra i mammiferi, specie biologicamente più vicine all’uomo, il virus possa mutare e acquisire la capacità di trasmettersi tra le persone, potenzialmente causando una nuova pandemia.

Il timore è che il virus inizi a circolare tra gli animali da allevamento

Una delle principali preoccupazioni legate alla scoperta dell’influenza aviaria nei bovini è il rischio di una diffusione su larga scala tra gli animali allevati per la produzione. Questa situazione richiama il precedente riscontro dell’infezione tra i visoni in Europa, evidenziando il pericolo che il virus possa circolare più ampiamente tra mammiferi con i quali abbiamo contatti più frequenti rispetto agli animali selvatici.

Secondo quanto riportato dai CDC, il paziente del Texas ha manifestato arrossamento agli occhi, coerente con una possibile congiuntivite, come unico sintomo e si sta riprendendo. È stato consigliato all’individuo di isolarsi e gli è stato somministrato il farmaco antivirale oseltamivir, l’unica alternativa attualmente disponibile, sebbene la sua efficacia sia limitata.

Quali sono i sintomi dell’influenza aviaria nell’uomo

In generale, i sintomi dell’infezione da influenza aviaria H5N1 negli esseri umani possono variare da lievi, come infezioni agli occhi e sintomi delle vie respiratorie superiori, a gravi, come la polmonite, secondo quanto affermato dall’agenzia statunitense.

Nonostante ciò, il CDC avverte che le persone esposte a stretto contatto con uccelli o altri animali infetti, compresi i bovini, o ad ambienti contaminati da tali animali, potrebbero essere a maggior rischio di infezione. È quindi fondamentale adottare precauzioni adeguate per ridurre il rischio di trasmissione della malattia.

Come evitare il rischio di una pandemia aviaria

Per prevenire una potenziale pandemia di influenza aviaria, è fondamentale migliorare la sorveglianza e la trasparenza nella divulgazione dei dati riguardanti i casi di infezione. Negli Stati Uniti esiste una sorveglianza adeguata per individuare casi di questo tipo, ma in altre regioni del mondo potrebbero verificarsi casi non rilevati a causa della mancanza di infrastrutture per il monitoraggio del virus.

È essenziale garantire una sorveglianza efficace in tutti i paesi, con una stretta collaborazione tra i vari settori della produzione animale e della gestione della fauna selvatica. Questo permette di identificare precocemente eventuali focolai di influenza aviaria e di mettere in atto strategie di controllo adeguate.

In Italia, per prevenire l’influenza aviaria, vengono adottate diverse strategie di prevenzione:

  1. I servizi veterinari ufficiali attuano un piano di monitoraggio e sorveglianza per individuare tempestivamente eventuali focolai.
  2. Gli allevatori seguono rigide misure di biosicurezza per evitare l’introduzione e la diffusione dei virus negli allevamenti avicoli.
  3. Viene controllata la movimentazione degli animali per prevenire la diffusione del virus tra gli allevamenti.

Queste misure sono essenziali per proteggere la salute pubblica e l’economia, considerando l’importanza del settore avicolo in Italia.