Assegno di Inclusione, domande respinte: cosa fare? Il nuovo metodo previsto dal governo italiano lascia poco spazio ai dubbi.  Il passaggio al nuovo sussidio è problematico. L’ADI corrisposto con mano tesa da una parte e il bastone dall’altra. Il passaggio dal Reddito di cittadinanza al nuovo sussidio è iniziato a dicembre e molti richiedenti non sono ancora prossimi alla conclusione, non hanno ancora ricevuto l’esito positivo dell’istruttoria. Vediamo insieme come fare.

Assegno di inclusione: domande respinte

Ora è tempo dell’erogazione della quarta mensilità dell’Assegno di inclusione, ma qualcuno resta ancora appeso a un filo in attesa dell’esito positivo dell’istruttoria. Nella peggiore delle ipotesi, la domanda per l’accesso all’ADI è stata respinta.

Tuttavia, così come per (quasi) tutti i sussidi, è possibile capire il motivo del rigetto o lo stallo della richiesta.

Nonostante i tentativi maldestri di accostare l’Assegno di inclusione al Reddito di cittadinanza, la realtà si scontra contro l’evidenza dei fatti. Il confronto tra l’ADI e l’Rdc non passa perché il cammino per il nuovo sussidio è molto più insidioso, o semplicemente, più controllato.

Ed è questo il primo motivo per cui molti richiedenti si sono visti respingere la richiesta pur rientrando nei requisiti.

Come verificare se l’Assegno di inclusione è stato accettato?

Per verificare se la domanda per l’accesso all’Assegno di inclusione è stata accettata, basta collegarsi alla piattaforma online INPS.it, nella sezione “Sostegni, Sussidi e Indennità – Assegno di Inclusione (ADI)”. Qui è possibile visionare lo stato della propria richiesta e, nel caso in cui sia stata respinta, consultare la relativa causale.

Attualmente, circa 779.302 famiglie, dopo aver sottoscritto il PAD, sono elencate come beneficiarie dell’ADI, con un assegno mensile medio di 600 euro. Tuttavia, su 182.350 richieste presentate da gennaio, molte sono state respinte per varie circostanze.

Il sottosegretario leghista Claudio Durigon ha spiegato durante un Question Time alla Camera dei Deputati che per la distribuzione dell’Assegno di inclusione è stato attivato un ferreo protocollo di controlli che non riguardano solo i criteri reddituali principali, ma anche altri aspetti.

Questa rigida procedura di controllo spiega la difficoltà di ricevere il sussidio rispetto al Reddito di Cittadinanza, che è invece basato esclusivamente sui parametri ISEE fissati dalla normativa.

L’Assegno di Inclusione viene riconosciuto sulla base di requisiti specifici, ma anche attraverso controlli generali che non si limitano al reddito ISEE.

A poco più di tre mesi dall’entrata in vigore dell’Assegno di Inclusione, la spesa mensile dello Stato per l’erogazione del sussidio non supera i 3,6 milioni di euro, poiché su circa 1,2 milioni di richieste di ammissione, l’INPS ha rilasciato esito positivo dell’istruttoria su poco più di 590.000.

Come fare il riesame dell’Assegno di inclusione?

Alla fine, se una domanda su due non supera il vaglio dei controlli, appare chiaro che le rigide regole stabilite per l’erogazione del diritto al sussidio escludono gran parte dei potenziali beneficiari del Reddito di cittadinanza.

L’INPS esegue controlli preventivi e incrociati con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, evidenziando ogni piccola anomalia che può portare al blocco o al rifiuto della richiesta.

Secondo quanto riportato da disabili.com, in caso di domanda respinta, il richiedente può presentare una richiesta di riesame entro 30 giorni dalla comunicazione dell’esito, o intraprendere azioni legali.

Per le richieste di accesso all’Assegno di Inclusione con stato “in evidenza” o “sospeso”, è possibile che l’INPS richieda ulteriori accertamenti, come la verifica di ISEE non conformi. In tal caso, il richiedente ha 60 giorni per presentare documenti giustificativi. Se non provvede, la richiesta viene respinta.

Nel caso delle domande ADI con stato “sospeso” per discordanza nel nucleo familiare, significa che l’INPS ha rilevato anomalie tra la dichiarazione DSU e i dati anagrafici dell’ANPR. In questa situazione, l’INPS attende l’accertamento della veridicità del nucleo familiare dalle sedi territoriali competenti.