Si torna a parlare della presenza di borseggiatrici a Milano dopo l’aggressione denunciata da Nicholas Vaccaro, vicepresidente del Comitato Sicurezza per Milano, accerchiato in metropolitana da un gruppo di presunte taccheggiatrici nel giorno di Pasquetta.
Il racconto di Vaccaro, giovane impegnato da oltre due anni nel contrasto al fenomeno dei furti ai danni di residenti e turisti, ha infatti riacceso i riflettori su un problema più volte denunciato dai cittadini che, nelle grandi città, devono fare i conti con la presenza strutturata e quotidiana di borseggiatori nei mezzi pubblici e nelle vie del turismo.
Borseggiatrici a Milano, Vaccaro (Comitato Sicurezza per Milano) racconta l’aggressione subita in metropolitana
Ed è proprio per contrastare la presenza delle borseggiatrici che a Milano un gruppo di cittadini si è costituito nel “Comitato Sicurezza per Milano”, il quale ogni giorno prova a presidiare le stazioni della metropolitana e a mettere in guardia turisti e cittadini sulla presenza dei taccheggiatori, spesso rischiando anche la propria incolumità, come accaduto al vicepresidente dell’organizzazione Nicholas Vaccaro, come racconta lui stesso a TAG24 in questa intervista esclusiva.
Nicholas Vaccaro, può raccontarci dell’aggressione che ha subito a Milano da parte di un gruppo di borseggiatrici?
«Ho passato il giorno di Pasquetta, sin dalla mattina, a presidiare la metropolitana con una squadra di volontari. Con me avevo, come al solito, uno spray al peperoncino: dall’aggressione subita dal nostro presidente Matthia Pezzoni l’anno scorso – un’aggressione molto pesante, per cui lui ha riportato una grave contusione all’occhio – giro infatti sempre con lo spray, soprattutto per difendermi dalle borseggiatrici che, non appena ci vedono, diventano molto aggressive nei nostri confronti.
Durante i miei giri di quella mattina, le borseggiatrici si sono accorte del mio spray e hanno cominciato ad avvicinarmi, dicendo che tanto non avrei potuto usarlo contro di loro. Nonostante il mio avvertimento di non avvicinarsi, loro hanno cominciato a fare il solito “circo”.
Alle 16.30, poi, io e la squadra di volontari abbiamo rincontrato questo gruppo di otto borseggiatrici e abbiamo iniziato a seguirlo: d’altronde il nostro compito è disturbare queste persone, avvisando i passeggeri della loro presenza e pressandole per impedire la loro azione».
Comitato sicurezza per Milano, Vaccaro: “Io aggredito da otto borseggiatrici. C’era anche un uomo”
Cosa è successo a quel punto?
«Non appena abbiamo iniziato a salire la scala, una delle borseggiatrici mi ha tirato addosso della Coca Cola. Da lì è iniziato il teatrino e le scippatrici hanno cominciato a insultarmi con tutte le parolacce possibili e immaginabili. Finite queste scene, le borseggiatrici sono uscite fuori dai tornelli. Io, invece, sono rimasto dentro con i ragazzi.
A quel punto è arrivato un signore, sulla quarantina, che ha iniziato a parlare con le borseggiatrici che, nel frattempo, continuavano a darmi contro. Lui, invece, continuava a fissarmi. Lì è iniziato l’assalto: le borseggiatrici mi hanno infatti accerchiato per bloccarmi, iniziando a mettermi le mani addosso e a tenermi gambe e braccia.
In quel momento il signore mi ha avvicinato e mi ha chiesto di consegnarli lo spray. Alla mia domanda su chi fosse, questo si è identificato come “guarda giurata della polizia di Stato“. Una qualifica, chiaramente, inesistente. Non a caso, appena gli ho detto “bene, tanto sta arrivando una volante..” lui e il gruppo sono scappati.
L’aggressione che ho subito non è stata una cosa bella. Non solo non riuscivo a liberarmi, ma avevo in qualche modo anche paura di farlo, dato che le borseggiatrici sono purtroppo tutelate dallo Stato italiano. Cosa sarebbe accaduto se per caso una delle borseggiatrici incinta fosse caduta a terra e si fosse fatta male? Fortunatamente non ero solo e i ragazzi della squadra di volontari mi hanno tolto da questo accerchiamento».
Borseggiatrici a Milano, Vaccaro: “Vera e propria mafia criminale organizzata”
Perché, come i Cittadini Non Distratti di Venezia, vi siete presi “l’onere” di riunirvi nel Comitato Sicurezza Per Milano per sorvegliare le metro dalla presenza di borseggiatrici e borseggiatori?
«Ho aderito al Comitato due anni e mezzo fa dopo aver visto, sui mezzi pubblici, l’attività di queste borseggiatrici. Dopo tante volte mi è venuto l’istinto di disturbarle per proteggere cittadini e turisti. Quello che dobbiamo far capire è che non parliamo di due o tre furti al giorno, ma di tantissime persone che ogni giorno vengono derubate. Una delle borseggiatrici ci ha detto chiaramente come riesca a guadagnare più di 1.000 euro al giorno.
Per quanto mi riguarda, siamo di fronte a una vera e propria mafia criminale organizzata. Alcune borseggiatrici ci hanno persino raccontato di come siano obbligate a derubare e di come vengano picchiate dai mariti se non portano a casa una certa cifra. Quanto accaduto a Roma, con la lite tra borseggiatrici, lo dimostra. Il punto quindi è capire come mettere fine a questa situazione».
Borseggiatrici a Milano, Vaccaro: “Serve più personale di Polizia e strutture di detenzione per donne incinte”
Cosa servirebbe per fermare il fenomeno delle borseggiatrici a Milano e in tutta Italia?
«Ad oggi purtroppo non le vediamo, ma non perché le Forze dell’ordine o chi di competenza non provi a fare il suo lavoro, per carità. Sicuramente la Polizia soffre di carenza di organico, ma c’è anche il tema della mancanza di strumenti idonei per proseguire con l’arresto di queste persone.
Oramai la maggior parte delle persone che viene derubata neanche denuncia più: le borseggiatrici hanno cumuli e cumuli di denunce, nella maggior parte dei casi anche pene da scontare, ma niente succede. Cosa può cambiare, infatti, se la polizia interviene ma il giudice non conferma l’arresto di queste persone?
C’è poi il tema delle strutture di detenzione per le donne in gravidanza che mancano in Italia. Gran parte delle borseggiatrici è incinta e per questo non va in carcere.
Come ho detto prima, sono consapevole che non tutte queste persone siano cattive. Alcune sono semplicemente obbligate a condurre questa vita. Tuttavia, una volta che il reato è commesso deve essere pagato, perché le leggi devono essere rispettate da tutti. Servono le strutture, serve organico per le Forze di polizia e servono giudici che facciano rispettare la legge.
Perché nessuno mette mano a questa situazione? Noi come volontari facciamo il nostro, ma serve si dia più attenzione a questo argomento, anche da parte della politica».