Le elezioni europee del 2024 rappresentano un appuntamento fondamentale per l’Unione Europea, coinvolgendo milioni di elettori nell’elezione dei rappresentanti al Parlamento Europeo. Recentemente, Eurostat ha fornito dati aggiornati che gettano luce sulla composizione dell’elettorato per queste elezioni, offrendo una panoramica dettagliata degli aventi diritto al voto nei 27 Stati membri.
Elezioni europee 2024: distribuzione elettori UE, quanti voteranno?
In vista del rinnovo del Parlamento Europeo, si stima che quasi 359 milioni di cittadini europei saranno chiamati alle urne tra il 6 e il 9 giugno 2024. Questo numero, sebbene imponente, è leggermente inferiore rispetto al precedente appuntamento elettorale, principalmente a causa dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea all’inizio del 2020. La Germania si conferma il Paese con il maggior numero di elettori (64,9 milioni), seguita da Francia (49,7 milioni) e Italia (47 milioni).
Le elezioni europee 2024 e i neo-elettori
Un aspetto significativo delle prossime elezioni riguarda i cosiddetti “first-time voters“, ovvero quei cittadini che, avendo raggiunto l’età legale per votare dopo le elezioni europee del 2019, eserciteranno per la prima volta il loro diritto di voto. Si tratta di circa 20,9 milioni di individui a livello europeo, con la Germania che guida la classifica (5,1 milioni), seguita da Francia (4 milioni) e Italia (2,8 milioni).
Questi giovani, ragazzi e ragazze che hanno raggiunto l’età della maggiore età dopo il 26 maggio 2019, rappresentano una quota significativa dell’elettorato e potrebbero influenzare notevolmente le dinamiche politiche europee.
Questo segmento dell’elettorato potrebbe avere quindi un impatto significativo sull’esito delle elezioni, soprattutto in Paesi come il Belgio, dove i neo-elettori rappresentano il 9,7% del totale degli aventi diritto.
- Germania: con 5,1 milioni di neo-elettori, la Germania si pone in testa alla classifica europea per numero di giovani aventi diritto al voto.
- Francia: segue con 4 milioni, confermando l’importanza del suo contributo demografico all’UE.
- Italia: con 2,8 milioni di giovani elettori, l’Italia rappresenta il terzo gruppo più numeroso di neo-elettori nell’Unione.
Mentre i grandi Stati membri dell’UE vedono un numero elevato di aventi diritto al voto, le nazioni più piccole come Malta, Lussemburgo e Cipro presentano cifre notevolmente inferiori, attestandosi tra 0,4 e 0,7 milioni.
Età minima per il voto: le variazioni nazionali
Interessante notare come l’età minima per esercitare il diritto di voto vari tra i Paesi membri, con la maggior parte che stabilisce il limite a 18 anni, ad eccezione di Grecia (17 anni) e alcuni Paesi che consentono il voto già a 16 anni, come Germania, Belgio, Austria e Malta.
Elezioni europee 2024: l’affluenza storica
Le elezioni europee del 2024 rappresentano un momento importante per l’Unione Europea, non solo per l’importanza delle decisioni politiche che ne conseguono, ma anche per il significativo numero di giovani che per la prima volta si apprestano a votare, come abbiamo visto, un elemento la cui importanza è da considerare per capire dove potranno direzionarsi le dinamiche del nuovo voto.
L’affluenza alle urne nelle elezioni europee ha mostrato variazioni significative nel corso degli anni, con un trend generale di calo seguito da un recente aumento nel 2019, quando ha superato il 50,6%. Questa variazione ha dimostrato un rinnovato interesse verso le istituzioni europee e potrebbe indicare dei dati importanti nel rapporto tra cittadini dell’UE e la politica sovranazionale, soprattutto tra i giovani.
Sistema di voto e soglia di sbarramento
Il sistema di voto proporzionale adottato per le elezioni europee mira a garantire una rappresentanza equa dei vari partiti politici all’interno del Parlamento. Tuttavia, le soglie di sbarramento variano significativamente tra i Paesi membri, influenzando la competitività del sistema politico e l’accesso al parlamento europeo dei partiti minori.
In Italia, ad esempio, questa soglia è fissata al 4%, mentre sale in Francia al 5% e scende al 3% in Grecia, mentre in moltissimi Paesi, tra cui Spagna e Germania, questa soglia o non c’è o è praticamente irrisoria.