Fino a poco tempo fa, la necessità di presentare un certificato medico dopo più di cinque giorni di assenza era una prassi consolidata. Oggi, però, la maggior parte delle regioni italiane ha intrapreso un percorso di semplificazione burocratica, privilegiando l’uso dell’autocertificazione.
In sedici regioni, tra cui Abruzzo, Lombardia, Toscana, e Veneto, questo cambiamento legislativo permette ai genitori o agli studenti maggiorenni di attestare autonomamente il motivo dell’assenza, eliminando così l’onere di procurarsi un certificato medico. Questa decisione ha segnato un punto di svolta nella gestione della presenza scolastica, con l’obiettivo di snellire le procedure amministrative e ridurre il carico di lavoro sul sistema sanitario. La presentazione del certificato medico per il rientro a scuola resta invece in vigore in queste regioni: Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Valle d’Aosta.
Certificato medico per rientro a scuola non serve più: perché?
La decisione di abrogare l’obbligo del certificato medico si fonda su basi scientifiche solide e ha ricevuto ampio sostegno dalla comunità medica. Esperti di sanità pubblica hanno chiarito che la contagiosità della maggior parte delle malattie è più alta nelle fasi iniziali e non durante il periodo di convalescenza. Ciò significa che, superati i primi cinque giorni dall’inizio dei sintomi, il rischio di contagio si riduce notevolmente, consentendo un rientro a scuola sicuro per lo studente.
Nonostante l’ampio consenso, restano delle eccezioni importanti, in particolare per quelle malattie infettive che richiedono un isolamento domiciliare obbligatorio e per le quali è necessario presentare un certificato medico di guarigione. Queste includono patologie per le quali è fondamentale tracciare e contenere la diffusione, a tutela della salute pubblica e della comunità scolastica. Tra queste figurano malattie come la meningite, la varicella e la scarlattina, per le quali permane un rigido protocollo di segnalazione e gestione.
Certificato medico per rientro a scuola non serve più: conseguenze per la frequenza scolastica
La gestione delle assenze scolastiche non è l’unico aspetto che ha subito modifiche. La normativa italiana stabilisce dei limiti precisi in termini di frequenza minima e massimo numero di ore di assenza consentite. Superare questi limiti può comportare conseguenze significative, quali la non ammissione alla classe successiva o agli esami finali.
Per le scuole medie e superiori, la regola è chiara: gli studenti devono frequentare almeno il 75% delle ore di lezione previste. Superare il 25% di assenze comporta l’impossibilità di essere valutati e, quindi, la non ammissione agli esami conclusivi del ciclo di studi.
Tuttavia, le istituzioni scolastiche possono applicare delle deroghe in circostanze eccezionali, garantendo una certa flessibilità nella gestione delle assenze. Queste decisioni devono essere motivate adeguatamente e deliberate dal Collegio dei docenti, assicurando che l’assenza non pregiudichi la valutazione del rendimento dello studente.
Per quanto riguarda la scuola primaria, non esistono limiti legali fissi sulle ore di assenza, ma si applicano criteri analoghi a quelli delle scuole secondarie, con una particolare attenzione alla valutazione complessiva del rendimento dello studente.
Il Decreto Caivano e l’inasprimento delle sanzioni; il caso dell’IC Manzoni Augruso di Lamezia Terme
L’introduzione del cosiddetto Decreto Caivano ha portato a un inasprimento delle sanzioni per i genitori inadempienti rispetto all’obbligo scolastico. Questo cambiamento normativo ha posto l’accento sulla responsabilità dei genitori nel garantire la regolarità della frequenza scolastica dei propri figli.
Un caso esemplificativo è rappresentato dalle disposizioni interne adottate dall’Istituto Comprensivo Manzoni-Augruso di Lamezia Terme, sotto la guida della dirigente scolastica Antonella Mongiardo. In una circolare è ben specificato che la famiglia dello studente assente può richiedere certificati medici per documentare la malattia dei figli, in caso di numerose assenze di questi ultimi, al fine di non mettere a rischio l’elusione dall’obbligo di frequenza o la validità dell’anno scolastico.
Queste disposizioni mirano a chiarificare le norme relative alle assenze e alla necessità di certificati medici, privilegiando l’importanza di un dialogo costruttivo tra scuola e famiglie per la regolarizzazione della frequenza.
La normativa regionale, come illustrato dall’esempio della Calabria, non elimina del tutto la necessità dei certificati medici, ma introduce flessibilità, consentendo il rientro a scuola senza certificato dopo assenze di durata inferiore ai cinque giorni. Tuttavia, la possibilità di richiedere documentazione medica rimane fondamentale in caso di assenze prolungate o frequenti, per tutelare la validità dell’anno scolastico.