Mirella Gregori scomparve a Roma all’età di 15 anni. Era il 7 maggio del 1983. Quasi quarantuno anni dopo, nonostante i numerosi appelli per la verità, i familiari non sanno ancora che fine abbia fatto e, come quelli di Emanuela Orlandi, che sparì in Vaticano, dove viveva, appena un mese e mezzo dopo, sperano che la Commissione parlamentare d’inchiesta da poco istituita possa fare luce sul caso. Ne ha parlato la sorella della ragazza, Maria Antonietta Gregori, a “La Storia Oscura” su Radio Cusano Campus.

Le dichiarazioni della sorella di Mirella Gregori

Sulla Commissione parlamentare d’inchiesta

Intervistata dai giornalisti Fabio Camillacci e Tiziana Ciavardini, la donna, che come Pietro Orlandi ha fatto per Emanuela, è sempre stata in prima linea per ottenere giustizia sul caso della sorella, ha commentato l’avvio dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta da poco istituita.

“Spero che finalmente dopo 41 anni si possano accendere i riflettori sulla storia di Mirella, almeno per capire come andarono le cose e che fine abbia fatto. Per noi questa Commissione è davvero l’ultima spiaggia, mi auguro con tutto il cuore che i parlamentari vogliano lavorare sul serio, che si impegnino a darci una risposta. Io sono a disposizione per chiunque mi voglia ascoltare”.

“Mi auguro inoltre che si indaghi separatamente sui due casi e che, rispetto a quanto accaduto fino ad oggi, Mirella non venga considerata meno importante di Emanuela Orlandi. Spero che le due scomparse vengano messe finalmente sullo stesso piano; anche perché, per alcuni aspetti, hanno dei punti in comune”, ha aggiunto Maria Antonietta Gregori, facendo riferimento al fatto che più volte il caso di Mirella abbia finito per essere “oscurato” da quello della ragazza vaticana, scomparsa appena un mese e mezzo dopo alla stessa età.

Sui casi di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi

Nell’agosto del 1983 fu Papa Giovanni Paolo II a collegare i due casi quando, durante l’Angelus in Piazza San Pietro, invitò i fedeli a pregare per entrambe le ragazze “sequestrate o misteriosamente scomparse e per i loro familiari”. Qualche settimana prima, in un comunicato rilasciato all’Ansa, l’organizzazione Turkesh, che prometteva la liberazione di Emanuela in cambio di quella di Mehmet Alì Agca, l’attentatore del Pontefice, aveva citato anche Mirella.

Un accostamento che la giudice Adele Romeo definì, nella prima sentenza di archiviazione dei casi, “arbitrario e del tutto strumentale”. Qualche in punto in comune c’è, ma per certi versi le due vicende si discostano. “In questi 41 anni ho capito che c’erano dei personaggi poco raccomandabili che orbitavano attorno a mia sorella, la osservavano, la seguivano, la tenevano d’occhio. E quel 7 maggio 1983 Mirella venne fatta scendere in strada da casa con l’inganno”, ha spiegato la Gregori, secondo cui si dovrebbe ricominciare ad indagare proprio dagli esordi.

Le nuove indagini

“Si dovrebbe ripartire dalla cerchia di amici di Mirella – ad esempio – , risentendo molte persone che lei vide prima di sparire, e ascoltandone tante altre che non furono mai sentite. Poi c’è il grande giallo legato al Vaticano e al caposcorta di Papa Giovanni Paolo II Raoul Bonarelli, che mia madre sosteneva di aver visto più volte parlare con mia sorella e la sua amica Sonia nel bar che stava sotto casa nostra in via Nomentana. Tra quanto detto da lei agli inquirenti e il confronto con Bonarelli trascorseno ben otto anni”.

“Mia madre passò dall’essere sicura che si trattasse della stessa persona a dire che si era sbagliata. Forse le dissero che per il bene della sua famiglia era meglio dire che si era sbagliata? Subì delle pressioni? Disse che Bonarelli non era la persona che parlava con Mirella per proteggere me, l’unica figlia che gli era rimasta? Non lo sapremo mai perché si è portata nella tomba questo segreto, ma l’ho sempre vista strana, quasi spaventata, tutte le volte che le chiedevo di quel confronto”.

Anche su questo aspetto, secondo Maria Antonietta, assistita dall’avvocato Nicodemo Gentile, bisognerebbe tornare. La sua speranza è che, come avvenuto di recente per il caso Orlandi, anche su quello di sua sorella la Procura di Roma indaghi ancora. “Non mi vengano a dire che su Mirella c’è poco o niente a livello di faldoni, perché se è così è solo per il fatto che si è indagato poco e male”. L’altra speranza è che “chi sa parli, che si metta una mano sulla coscienza e ci aiuti a risolvere il mistero. Secondo me sono in tanti a sapere cosa è successo a mia sorella”, ha concluso.