Tira una pessima aria sulle celebrazioni imminenti per la Festa della Liberazione. La guerra in corso nella Striscia di Gaza accende, infatti, le polemiche tra la Brigata ebraica di Milano e l’Anpi, a causa proprio dello slogan scelto per questo 25 aprile. Al direttore del Museo della Brigata non piace il pur condivisibile ‘Cessate il fuoco ovunque’ e accusano l’associazione dei Partigiani di aver dimenticato gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas.

25 aprile, la Brigata ebraica di Milano accusa l’Anpi: “Dimenticati gli ostaggi israeliani”

Anche una festa che dovrebbe essere, per sua natura, di unione e condivisione come il 25 aprile rischia, nel mondo di oggi, di provocare divisioni e polemiche.

Non è la prima volta che accade, certo. Ogni anno la Festa della Liberazione scatena mal di pancia di alcuni nostalgici non rassegnati all’idea di un passato morto e sepolto dalla Storia, che reagiscono con violenza e ignoranza a tale frustrazione.

Ma quest’anno c’è un elemento in più a creare tensioni.

La guerra a Gaza tra Israele e Hamas e le polemiche per la linea dura scelta dal premier Netanyahu hanno generato un’opposizione alla gestione del conflitto da parte del governo di Tel Aviv. Dietro di essa, alcuni hanno trovato terreno fertile per rinfocolare un antisemitismo latente che, purtroppo, ha trovato sempre più diffusione, come dimostrano la molotov contro la sinagoga di Oldenburg e l’aggressione contro un uomo di 60 anni di origine ebrea ad Amburgo.

Tornando in Italia, a creare discussioni è lo slogan scelto dall’Anpi per accompagnare la manifestazione che recita ‘Cessate il fuoco ovunque’. La frase non è piaciuta, infatti, alla Brigata ebraica di Milano che aveva chiesto di includere anche la frase ‘Liberazione degli ostaggi’ cosa che, accusa il direttore del Museo della Brigata Davide Romano, non è avvenuta.

“Gli accordi tra noi e ANPI erano chiarissimi: ‘Cessate il fuoco’ e ‘liberazione degli ostaggi’ vanno portati avanti insieme. Spero in una dimenticanza”.

“Problema a ricordare 133 ebrei in mano a degli stupratori e assassini?”

Le polemiche sono state rinfocolate dalle parole del Presidente dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che oggi ha confermato lo slogan senza citare la parte sugli ostaggi. Un passaggio che non è andato giù a Romano:

“C’è un problema a ricordare 133 civili ebrei che sono in mano a degli stupratori e degli assassini? È per me imbarazzante dovere richiamare l’ANPI al rispetto dei patti su questioni di civiltà ma devo farlo perché non siano dimenticati anche loro, come è già avvenuto di fatto per le 1200 persone uccise tra indicibili torture il 7 ottobre, il peggiore massacro di ebrei dal 1945″.

Si tratta di un episodio spiacevole e preoccupante, perché ciò di cui il mondo oggi non ha davvero bisogno sono ulteriori divisioni e spaccature. Non ne ha bisogno a causa di un clima reso già incandescente dalle tragedie in corso. Ed è in questo clima che chi ha un ruolo pubblico – e il relativo megafono mediatico che a questo si accompagna – dovrebbe ricoprirlo con la responsabilità che a esso si accompagna.

Non è il caso, quindi, di trasformare in casi mediatici delle discussioni che potrebbero essere risolte con un’alzata di telefono (riservata) tra persone ragionevoli evitando, così, di mettere ulteriore legna sulla brace di un nervosismo fin troppo diffuso.