Prenderà il via oggi, 8 aprile, in un’aula del tribunale di Roma, il processo di primo grado nei confronti di Adil Harrati, il 45enne di origine marocchina accusato dell’omicidio dell’infermiera romana Rossella Nappini, avvenuto lo scorso 4 settembre in via Giuseppe Allievo, nel quartiere Trionfale della Capitale. L’uomo, già noto alle forze dell’ordine, rischia il massimo della pena, l’ergastolo.
Al via il processo all’ex compagno dell’infermiera Rossella Nappini, uccisa a Roma lo scorso settembre
Per Adil Harrati il pubblico ministero Claudia Alberti aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato, un procedimento speciale che, in presenza di un’evidente fondatezza dell’accusa, permette di accelerare i tempi del dibattimento senza finalità premiali per l’imputato (come invece avviene in caso di concessione del rito abbreviato, che dal 2019 non è ammesso per i delitti punibili con la pena dell’ergastolo).
L’uomo, di 45, è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dai motivi futili e abietti, dalla premeditazione e dall’aver agito “in danno a una persona a cui era legato da relazione affettiva cessata”: stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini – chiuse lo scorso febbraio -, avrebbe accoltellato l’ex compagna, l’infermiera 52enne Rossella Nappini, dopo averla aspettata, nascosto, nell’androne del condominio in cui la donna si era da poco trasferita insieme ai figli, quello della madre anziana.
Sembra che si fossero conosciuti nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione che avevano interessato lo stabile e che avessero poi iniziato a frequentarsi; sarebbe stata Rossella a lasciarlo; il movente, però, sarebbe di tipo economico: stando a quanto aveva riportato Il Corriere della Sera nei giorni immediatamente successivi all’omicidio, l’uomo, irregolare sul territorio italiano, avrebbe voluto trasferirsi a casa della donna, che invece non voleva.
L’agguato sarebbe avvenuto in pochi attimi: Harrati avrebbe colto di sorpresa l’infermiera del San Filippo Neri di rientro da alcune commissioni, lasciandola a terra inerme dopo averle inferto “cinquantadue ferite da arma bianca appuntita e monotagliente“. Era stato rintracciato e arrestato grazie ai video delle telecamere di sorveglianza, alle celle telefoniche agganciate dal suo dispositivo e alle testimonianze dei conoscenti della vittima.
120 le donne uccise nel 2023 in Italia, la metà dai compagni o dagli ex
Stando ai dati diffusi lo scorso 8 marzo dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, riportati dall’Ansa, sarebbero 120 le donne uccise nel solo 2023, 64 delle quali da partner o ex compagni, come è accaduto nel caso di Rossella Nappini.
La sua storia ne riporta alla mente molte altre. Si pensi a quella di Martina Scialdone, la 35enne freddata a colpi di pistola dall’ex compagno Costantino Bonaiuti dopo una serata trascorsa in un locale in zona Tuscolana, a Roma; o, ancora, a quelle di Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin e Vanessa Ballan: tutte hanno trovato la morte per mano di uomini che un tempo avevano amato.
La prima aveva 29 anni ed era incinta di sette mesi: è stata accoltellata e poi data alle fiamme nella casa che condivideva con il compagno a Senago, nel Milanese; la seconda, di 22 anni, stava per laurearsi quando, lo scorso novembre, è stata sequestrata in auto e poi uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta, arrestato circa una settimana dopo in Germania.
L’ultima, Vanessa, era al quinto mese di gravidanza: ad ucciderla, dopo essersi intrufolato nell’abitazione in cui viveva insieme al marito e al figlio piccolo, è stato l’ex amante Bujar Fandaj, che poche ore dopo era stato fermato nella sua abitazione. Dei testimoni hanno riferito di averlo visto al bar, dopo l’omicidio: beveva birra e caffè e parlava di tatuaggi come se non fosse successo niente.