Cos’è successo alla ragazza trovata morta nel pomeriggio del 5 aprile scorso in fondo alla cappella di una chiesetta sconsacrata della frazione di Equilivaz di La Salle, nella Valdigne, ad Aosta? Gli inquirenti non escludono nessuna pista, ma si concentrano su quella dell’omicidio: stando alle ultime notizie, starebbero indagando, in particolare, su un furgone bordeaux che alcuni residenti avrebbero visto aggirarsi nella zona del ritrovamento nei giorni immediatamente precedenti.
Ragazza trovata morta ad Aosta, nessuna pista è esclusa: ecco cosa ne sappiamo finora
Il sospetto è che il proprietario del mezzo, una sorta di camper di colore rosso-bordeaux avvistato dai residenti di La Salle all’imbocco del sentiero che porta ad Equilivaz, possa essere coinvolto, in qualche modo, nella morte della ragazza, trovata da una persona del posto all’interno della cappella di una chiesetta sconsacrata del posto lo scorso 5 aprile.
Per il momento gli inquirenti non escludono nessuna pista, ma sul corpo della giovane avrebbero rinvenuto – nel corso dei primi accertamenti, affidati all’esperto anatomopatologo torinese Roberto Testi – “gravi ferite all’addome e al collo”. Accanto al suo corpo, oltre a qualche macchia di sangue, c’erano tracce di cibo e alcuni vestiti; non c’erano, invece, dispositivi elettronici o documenti utili all’identificazione.
Secondo Il Messaggero è probabile che – insieme all’uomo non ancora identificato – la ragazza stesse girando l’Europa: da alcuni scontrini e fogli risulta che abbia visitato almeno Francia, Germania e Austria, prima di arrivare in Italia. Potrebbe aver usato luoghi abbandonati come quello in cui ha trovato la morte come rifugio.
Gli esami effettuati sulla sua salma dovranno accertare se avesse fatto uso di sostanze stupefacenti e se abbia subito abusi sessuali, ma anche quale sia la natura delle ferite riscontrate sul suo corpo, che per ora non farebbero che avvalorare la tesi di una morte violenta. Si cerca, intanto, il furgone sospetto: per rintracciarlo e per rilevarne la targa (in modo da poter risalire all’identità del guidatore) gli inquirenti starebbero passando al setaccio le immagini delle videocamere di sorveglianza delle aree interessate.
Il caso di Dedja Bledar, trovato morto in un bosco di Paderno del Grappa
Il caso della giovane ricorderà a qualcuno quello di Dedja Bledar, il 39enne di origine albanese che lo scorso 21 gennaio è stato trovato morto in un boschetto appartato di via dei Carpini a Paderno del Grappa, nel Trevigiano. Stando a quanto ricostruito finora, ad ucciderlo sarebbe stato un 17enne: una volta fermato, il ragazzo ha confessato di aver colpito l’uomo – che ha lasciato la moglie e due figli – con un coltello.
Sul movente – di tipo personale – vige il massimo riserbo da parte degli inquirenti. L’ipotesi è che Bledar pagasse il ragazzo in cambio di rapporti sessuali e che l’ultimo, a un certo punto, si sia rifiutato di andare avanti, cercando invano di mettere fine al loro rapporto, iniziato circa un anno prima durante un periodo di alternanza scuola-lavoro nella pizzeria in cui l’uomo lavorava.
Da lì la scelta della più tragica delle soluzioni: dopo avergli dato appuntamento lo avrebbe accoltellato, dandosi alla fuga dopo essersi cambiato i vestiti insanguinati. A riportarlo è Treviso Today, secondo cui sarebbe stato incastrato dalla testimonianza di una persona a cui avrebbe chiesto un passaggio dal luogo del ritrovamento del corpo dell’albanese verso Crespano.
“La vicenda è molto più articolata di quanto appare”, ha riferito al Gazzettino l’avvocata Elisa Berton, che lo difende. Chi lo conosce si è detto “sconvolto” per l’accaduto.