«La situazione in cui è ridotta la sanità in Umbria», afferma il candidato sindaco per Perugia di Alternativa
Popolare, Davide Baiocco, «dopo anni di malgoverno, prima della sinistra e ora della destra, induce noi di
Alternativa Popolare ad avanzare alcune proposte, non più rimandabili. Non sono tutte azioni che il futuro
sindaco di Perugia potrà fare da solo, ma posso garantire che se fossi il prossimo sindaco di Perugia mi
impegnerò, soprattutto a Roma, per portare a casa i seguenti tre risultati».
Le tre mosse di Baiocco sulla Sanità: «I medici di famiglia tornino sul territorio»
«Per prima cosa», continua il capitano di Alternativa Popolare, «occorre sburocratizzare il lavoro dei medici di famiglia. Quando ero bambino, ricordo che il mio medico veniva a casa dei miei genitori per visitarmi. Una maggiore presenza dei medici di famiglia sul territorio, costituiscono una vera e propria vigilanza sanitaria. I medici di famiglia, la cui presenza va differenziata per specializzazioni nelle case della comunità, sono “le sentinelle” più importanti della salute dei cittadini, agendo in funzione di prevenzione prima che epidemie e altre malattie possano arrecare gravi danni alla collettività e alle singole persone. Quindi: togliamo i medici di famiglia dalle loro scrivanie e rimettiamoli in circolazione sul territorio, affinché possano – realmente – venire a visitarci a casa come un tempo. Una prevenzione rafforzata permetterà di abbattere anche i costi del sistema sanitario, ad iniziare da quelli dei pronto soccorso e degli ospedali: sono certo che i medici di famiglia delle case della comunità, con specializzazioni diverse, riuscirebbero a far diminuire notevolmente quei “codici bianchi” e “codici verdi” che si presentano, ancora oggi, in pronto soccorso».
Davide Baiocco sulla facoltà di Medicina: «Via il numero chiuso»
«La seconda cosa da fare è eliminare il “numero chiuso” per accedere alla facoltà di medicina. Gli studenti devono essere lasciati liberi di iscriversi: nessuno è già un medico patentato solo perché ha superato gli attuali test, con quelle domande astruse di cui le cronache hanno già evidenziato il peggio. Peraltro ci sono degli abbandoni anche fra coloro che hanno superato i test di medicina, quindi è logico lasciare a tutti gli studenti la possibilità di diventare medico. Non è poi giusto che le famiglie, che coltivano l’idea di avere figli medici, siano costrette a mandarli a studiare in altri Paesi dell’Unione europea, come la Romania o la Bulgaria, perché lì non c’è l’ostacolo dei test di ingresso. Riteniamo che solo con un maggior numero di medici a disposizione si possa contrastare quella carenza di medici stessi che attualmente si registra e, di conseguenza, abbattere le liste di attesa della sanità pubblica. Evitando, al contempo, ai pazienti e alle loro famiglie quella sorta di “migrazione” da un ospedale all’altro, da una regione all’altra, per essere curati. Un fenomeno che, adesso, è purtroppo è sotto gli occhi di tutti».
Il terzo punto: «Riflettere sulle differenze di stipendio, da Regione a Regione, soprattutto dei dottori top degli ospedali»
«Occorre riflettere con attenzione», aggiunge Baiocco, «anche sulle differenze di stipendio, specie quelle fra i medici top degli ospedali. Regioni più popolose della nostra, come la Lombardia e il Veneto, hanno gioco facile nell’accaparrarsi i medici migliori, allettandoli con stipendi più elevati. Poi ci sono valenti medici che vengono volutamente allontanati dai nostri ospedali, imponendo loro condizioni inaccettabili e, a volte, personalmente offensive. Così l’Umbria è passata da regione punto di riferimento per l’intero Paese a essere una delle “cenerentole” della sanità italiana, soprattutto dopo la sistematica azione di smantellamento della sanità pubblica intrapresa dai partiti di destra, Lega e Fratelli d’Italia, che purtroppo ci governano. Ad esempio, un medico d’eccellenza quale l’ortopedico Ermanno Trinchese, quello che operò il calciatore Batistuta, è stato costretto a lasciare l’ospedale di Perugia dopo 23 anni di servizio. “Dispiace”, dichiarò lo stesso Trinchese, a fine novembre, “che una direzione aziendale sia stata così miope nei miei confronti, paragonandomi, con un rapporto 1:1 con un possibile sostituto anche del quarto-quinto anno di specializzazione”. Il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli, ha parlato di “concorrenza sleale” tra le Regioni, in particolare nei reparti di urgenza, con i territori più ricchi che possono alzare la posta offrendo condizioni economiche migliori: sugli stipendi dei medici ospedalieri, il divario tra Nord e il Centro-sud è evidente e sta vieppiù crescendo».
«Noi umbri», conclude Baiocco, «vogliamo cure di qualità, all’avanguardia, come ogni altro cittadino in
Italia. Per questo non possiamo permetterci che, anticipando addirittura i tempi della riforma
sull’autonomia regionale differenziata (riforma “Calderoli”), i partiti di destra al governo della nostra
regione si portino avanti con il loro sporco lavoro ma a nostre spese. Perché qui si paga sulla propria pelle, oltre che in moneta. Per la sanità che vorrei, mi affiderei piuttosto ai nostri migliori professori universitari e mi confronterei anche con esperti che studiano la gestione della sanità in altre regioni e altri Stati europei.
È stato ingiusto e non utile distruggere quella qualità in campo medico che la nostra regione un tempo
deteneva e che era un baluardo a protezione della salute di tutti noi».