Questa settimana la Nato ha festeggiato il suo 75° anniversario. Sembrava un’organizzazione destinata a finire con la fine della Guerra fredda eppure è ancora qui, più viva e necessaria che mai.

Paradossalmente l’anniversario è stato celebrato proprio mentre si discuteva delle risorse da destinare all’Ucraina in seguito all’aggressione russa.

Il presidente di Alternativa Popolare, il segretario generale della Fondazione De Gasperi e già presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato, Paolo Alli, ha riferito su L’Osservatore Romano, dell’importanza della Nato, riferendosi ai recenti commenti di Trump e Macron sull’Alleanza, ma soprattutto sulle crisi e le guerre che ci sono nel mondo.

Paolo Alli (AP): “Con queste crisi si è capito quanto sia importante”

Paolo Alli, inizia con il ricordare che non è stato il conflitto recente in Ucraina a mettere in crisi l’Europa orientale ma la Russia già dieci anni prima con l’annessione della Crimea, poi l’insurrezione dei separatisti filo-russi nel Donbass hanno provocato un conflitto con migliaia di vittime e quasi due milioni di profughi.

“La Nato è sempre stata data per morta nei vari decenni, eppure è poi sempre risorta dalle proprie ceneri. Il che significa che essa possiede una sua vitalità: anche perché l’aspetto politico è divenuto via via più importante portandola, finita la fase della deterrenza contro l’Unione sovietica, a missioni che si sono evolute nel peace-keeping, peace – enforcement, nella prevenzione del terrorismo o della pirateria marittima. La specificità militare è riemersa oggi con la guerra in Ucraina e, per la verità, anche già con la crisi nel Donbass del 2014, quando la Nato ha iniziato a rafforzare il fianco est con una serie di basi”.

Il Presidente di Alternativa popolare spiega che la guerra in Crimea ha risvegliato la necessità della Nato:

“Questo ha in qualche modo rilanciato il tema di un ombrello difensivo fino al confine con la Russia, spingendo gli alleati a incrementare le spese per la difesa e Paesi storicamente neutrali come Svezia e Finlandia a chiedere l’adesione. L’attualità dell’Alleanza è dunque legata alla sua capacità di sapersi adattare alle nuove sfide sorte nel tempo, come la cybersecurity”.

Alli (AP): “Occorre una riforma della Nato, dopo gli attacchi informatici”

Si è spesso menzionata la necessità di una riforma dell’Alleanza Atlantica, soprattutto dopo i vari Russiagate che ci sono stati anche nel nostro Paese, tema sul quale Paolo Alli ribadisce:


“Sarebbe più corretto parlare di adeguamenti nel corso degli anni, di cui sì, c’è costantemente bisogno: per esempio, i fronti della “guerra ibrida” si sono allargati sempre di più ad altre dimensioni, come quella degli attacchi informatici, che già in un vertice del 2018 a Bruxelles sono stati equiparati a quelli
militari. La questione si deve porre in particolare con riferimento alla prevenzione: quindi una riforma dovrebbe andare a considerare le leve economiche, quelle energetiche, o le modalità di confronto con le milizie paramilitari di cui ultimamente abbiamo avuto evidenza chiara”.

Alli (AP): “L’Europa dovrebbe avere una difesa maggiore”

Infine, anche se il segretario della Fondazione De Gasperi ricorda l’importanza dell’Alleanza Atlantica non smette di ribadire quanto sia necessaria e preminente l’Unione Europea, fatta di Stati che vanno al di là dei propri interessi nazionali:

“Se l’Europa avesse una sua struttura di difesa e una politica più forte, forse essa avrebbe meno bisogno della Nato. Attenzione però: questo non significa investire solo in armamenti, ma anche e soprattutto nella tecnologia o nei sistemi di sicurezza informatica. Le sinergie tra Ue e Nato sono già in atto
da tempo, ma non c’è ovviamente una corrispondenza bi-univoca tra le due entità, e occorre sempre non dimenticare che Mosca possiede ancora seimila testate nucleari. Dimostrare a Paesi potenzialmente pericolosi di poter avere difese efficaci vuole anche evidenziare che non si ha paura di tutelare e proteggere un sistema di valori sviluppatisi con la maturazione della democrazia”.