In Paraguay è stato presentato un progetto di legge teso a bandire temporaneamente il crypto mining e le attività correlate, a partire dallo staking, all’interno del Paese sudamericano. A giustificare il provvedimento è il problema rappresentato dai minatori illegali, i quali stanno rubando energia e provocando in tal modo continue interruzioni nella fornitura di elettricità. Un problema il cui conto sarà ora presentato anche alle aziende operanti in assoluta legalità nel settore dell’innovazione finanziaria.
Mining, il Paraguay va verso un bando temporaneo
Il progetto di legge in oggetto, è stato presentato il 4 aprile e andrebbe non solo a vietare “l’installazione di farm per il crypto mining” ma anche la “creazione, conservazione, custodia e commercializzazione” delle criptovalute.
A giustificare un raggio di azione così ampio sembra essere l’intenzione di riuscire a regolamentare nel migliore dei modi lo staking di asset digitali e le attività tese alla conservazione degli stessi, quindi i crypto wallet. Una necessità la quale torna periodicamente ad affacciarsi anche in questo angolo del Sudamerica, ormai da tempo.
Almeno per ora, il provvedimento dovrebbe restare in vigore per circa sei mesi, in attesa che sia promulgata una legge in grado di dare soluzione organica al problema. In questo lasso di tempo la National Electricity Administration, il fornitore di energia locale, non potrà erogare l’energia richiesta dai miner, nel caso in cui ciò comporti un danno per gli altri utenti paraguayani.
I minatori crypto hanno individuato il Paraguay come luogo ideale per la loro attività
Il provvedimento del governo paraguayano, testimonia come il Paese sia stato individuato come l’ideale per condurre attività di crypto mining. È la stessa bozza di legge, del resto, ad accennare ad un boom di questa attività lungo i confini nazionali. Una tendenza favorita, come è ovvio dalla particolare convenienza delle condizioni di fornitura dell’energia, in un Paese che abbonda di quella idroelettrica.
In particolare, i minatori hanno identificato la regione dell’Alto Paraná, nel sud-est del Paese, al confine con il Brasile e l’Argentina, come l’area ideale per la propria attività. Nella regione, infatti, è posizionata la diga idroelettrica di Itaipu, la terza più grande al mondo. L’impianto è in grado di fornire tutto il fabbisogno elettrico interno del Paese sudamericano.
Proprio in questa area, però, nel mese di febbraio hanno avuto luogo oltre 50 interruzioni nella fornitura di energia elettrica. Tutti derivanti dall’allaccio illegale dei crypto miners clandestini, che hanno pensato bene di sfruttare a modo loro questa abbondanza energetica. Secondo ANDE, il danno economico che ne consegue è però molto elevato. Le potenziali perdite annuali nell’Alto Paranà potrebbero infatti raggiungere i 60 milioni di dollari. Dati che non possono certo passare inosservati presso le autorità governative.
Sta arrivando la stretta per le attività crypto, in Paraguay?
Quanto sta accadendo, sembra il preludio ad una stretta delle attività connesse all’innovazione finanziarie, all’interno del Paraguay. È la stessa bozza di legge a sostenere che nuove norme sulle criptovalute darebbero modo al Paese di supervisionare meglio il settore.
Aggiungendo poi che proprio il vuoto legislativo sta causando problemi di non lieve entità al Paraguay. A provocarli, in particolare, la mancanza di tutele in grado di proteggere effettivamente i consumatori e la possibile utilizzazione di Bitcoin e Altcoin per sottrarre risorse al fisco o riciclare denaro proveniente da attività illecite.
Occorre anche sottolineare come già nel 2022 il governo abbia provato in tal senso. Il disegno di legge tendente a delineare un quadro normativo per criptovalute e mining, però, è stato cassato da Mario Abdo Benitez, all’epoca presidente. La motivazione addotta era il timore che un consumo eccessivo collegato all’attività di estrazione crypto fungesse da ostacolo al varo di un sistema energetico sostenibile. Preoccupazione che sta trovando una conferma, ora.