Che fine ha fatto Jean Claude Romand? Dove si trova e quanti anni ha oggi il finto medico killer? La sua storia ha ispirato il libro dell’autore francese Emmanuel Carrère “L’avversario”, da cui nel 2002 è stato tratto anche un film.
Che fine ha fatto Jean Claude Romand, il finto medico killer che ha ispirato “L’avversario” di Carrère
Jean Claude Romand ha da poco compiuto 70 anni. Quando uccise i genitori, la moglie e i due figli, il 9 gennaio del 1993, ne aveva 38: aveva convinto tutti di aver fatto carriera, facendosi strada nell’OMS come ricercatore. Ogni giorno, del resto, dalla Francia si recava in Svizzera, a Ginevra, dove diceva di lavorare: una volta ci aveva anche portato i familiari, mostrando loro la finestra di quello che sosteneva essere il suo ufficio.
Regolarmente partecipava a convegni e conferenze all’estero: chi lo conosceva pensava che fosse un uomo di buone maniere, rimasto umile nonostante il successo e l’agiatezza ottenuti grazie alla sua buona volontà e ai suoi sforzi. Si trattava di menzogne: per tutta la vita Romand non aveva fatto altro che inventare. Non aveva mai preso un titolo, tantomeno aveva trovato lavoro: trascorreva le sue giornate in auto a leggere oppure passeggiava nei boschi in Svizzera.
A chi gli chiedeva informazioni sulla sua vita professionale rispondeva di voler mantenere separati gli ambiti del lavoro e degli affetti; ma faceva di tutto per sembrare credibile, sforzandosi per poter permettere alla moglie e ai figli uno stile di vita superiore a quello che in realtà poteva permettersi essendo disoccupato: prometteva ai conoscenti di investire i loro risparmi in Svizzera, quando in realtà se ne appropriava per mantenere in piedi il suo castello di bugie.
Poi, nel 1992, era successo qualcosa: la sua ex amante, Chantal, gli aveva chiesto indietro i soldi che gli aveva affidato e la madre gli aveva telefonato, preoccupata, dicendo di aver ricevuto dalla banca una lettera che sottolineava un ammanco di circa 40mila franchi. Sentendosi messo alle strette, Romand programmò di sterminare la sua famiglia.
Gli omicidi dopo una vita passata a mentire
Il 9 gennaio del 1993, di prima mattina, l’uomo colpì la moglie con un mattarello, uccidendola nel sonno; poi svegliò i due figli di sette e cinque anni e sparò ad entrambi con un fucile che si era procurato nei giorni precedenti. Più tardi, sempre armato, si recò a casa dei genitori: dopo pranzo chiese al padre di accompagnarlo a riparare una ventola rotta in un’altra stanza e, approfittando del fatto che si fosse inginocchiato e fosse di spalle, gli sparò alla schiena.
Pochi minuti dopo fece lo stesso con la madre che, allertata dallo sparo, era salita a vedere cosa stesse succedendo. Una vera e propria carneficina, che non risparmiò neanche il labrador della coppia e a cui fece seguito il tentato omicidio della donna che aveva frequentato al di fuori del suo matrimonio: con una scusa Romand passò a prenderla e, dopo aver imboccato una stradina sterrata, provò a strangolarla con una corda.
Si fermò solo perché lei gli chiese di avere pietà delle sue due figlie. Nella notte avrebbe tentato il suicidio cospargendo la sua abitazione di benzina e dandole fuoco: riuscì a salvarsi e fu arrestato, venendo condannato all’ergastolo. Nel 2019, dopo aver scontato 26 anni di detenzione – senza mai mostrare segni di pentimento per ciò che ha fatto -, ha ottenuto la libertà condizionale, venendo accolto da un istituto religioso cattolico. Una notizia che ha lasciato esterrefatti i familiari delle vittime. La sua storia ha ispirato il libro “L’avversario” di Emmanuel Carrère e l’omonimo film.