Come il battito d’ali della farfalla di Confucio così ogni crisi o avvenimento finisce per ripercuotersi sul resto del mondo. La guerra civile in Yemen, con la crisi del Mar Rosso, danneggia anche l’Europa e il Mediterraneo.
Gli attacchi degli Houti (sciiti zaiditi del nord dello Yemen, sostenuti dall’Iran) alle navi mercantili europee per protesta contro lo Stato d’Israele dopo la guerra a Gaza del 7 ottobre, hanno portato l’Europa a unirsi per trovare una soluzione.
Il Rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, Luigi Di Maio, è intervenuto nel programma “Prisma”, condotto da Silvia Roberto, su Cusano Tv proprio per spiegare nel dettaglio cosa sta succedendo in Medioriente.
Di Maio: “Aspides non è la soluzione a lungo termine”
Proprio per questo l’Europa si è attrezzata con quella che viene chiamata Aspides, composta da quattro fregate provenienti da Francia, Germania, Grecia e Italia, una missione difensiva di durata di un anno contro gli attacchi degli Houthi alle imbarcazioni commerciali nel Mar Rosso e nel Canale di Suez. Poiché gli attacchi vogliono destabilizzare gli “alleati di Israele” con frequenti raid, lo scopo della missione è assicurare il principio di libertà di navigazione, escludendo qualsiasi tipo di coinvolgimento in operazioni terrestri contro le basi Houthi in Yemen. L’ex ministro degli Esteri spiega:
“L’Italia è un paese importatore, importa il 40% di materie prime ed esporta il prodotto finito del made in Italy, lo fa attraverso il canale di Suez, il mar di Rosso e il Golfo di Aden che va verso l’India verso il sud est asiatico. Gli Houthi, questo gruppo filoiraniano che è una milizia che si arroga il diritto di difendere la causa palestinese dopo il 7 ottobre, ha annunciato più volte di voler colpire navi di determinate nazionalità. Una minaccia che da un lato danneggia la concorrenza e dall’altro costituisce il rischio di veder ridotte le merci merci in arrivo. Ma soprattutto che si impennano i premi assicurativi per le shipping, senza dimenticare il problema dell’inquinamento e dei costi per il giro che le navi fanno per il Capo di Buona Speranza”.
Poi la precisazione dal punto di vista della diplomazia europea:
“Noi come Unione Europea guardiamo ad Aspides, la nuova missione europea nel Mar Rosso a comando italiano, come soluzione a breve termine, ma sul lungo termine è la diplomazia che deve arrivare ai risultati strutturali”.
Di Maio: “Le crisi ci insegnano a migliorare, come il Piano Mattei che ha una visione lungimirante”.
Luigi Di Maio, poi passa a parlare della diplomazia e dell’importanza che ha anche sul piano delle crisi future, in particolare elogia il Piano Mattei che a suo dire ha una visione lungimirante. Il Piano Mattei, elaborato dal Governo Meloni è un piano strategico che dovrebbe contribuire alla crescita degli investimenti energetici nazionali ed europei in Algeria e negli altri Paesi africani. E poi i progetti pilota avviati, nella prima fase di attuazione del Piano, in nove Nazioni africane: Algeria, Repubblica del Congo, Costa d’Avorio, Egitto, Etiopia, Kenya, Marocco, Mozambico e Tunisia.
Il rappresentante europeo per il Golfo Persico spiega:
“La risposta è nella diplomazia e riguarda anche Gaza. C’è la diplomazia delle crisi e quelle silenti, che costruisce canali di comunicazione. Per questo ammiro molto il lavoro fatto con il Piano Mattei perché si tratta di un progetto che guarda avanti sui Paesi Africani e alla loro collaborazione. Sul fronte del Medioriente ci sono Paesi come Arabia saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi che hanno interesse alla stabilità e il lavoro con loro va fatto in tempo di pace. Stiamo costruendo dei progetti di diplomazia preventiva, il nostro timore è che il conflitto si possa estendere al resto della regione.
Di Maio: “Non basta dire di volere due popoli e due Stati in Palestina”
Infine il problema dell’ultimo conflitto a Gaza che sta portando a una crisi umanitaria disastrosa con migliaia di civili intrappolati e sulla quale l’ex vice premier Di Maio ha le idee chiare:
“Anche questa crisi ci sta facendo capire quanto siamo esposti se non affrontiamo i problemi per tempo. L’Unione europea è il primo donatore di aiuti umanitari ai palestinesi ma già da prima del 7 ottobre. Facciamo quello che possiamo per affrontare la crisi, come investire in diplomazia in tempo di pace, tuttavia sulla soluzione di due popoli due Stati è bene precisare che non basta. Questo è solo l’inizio, tutta l’Unione europea tutta sostiene la soluzione due popoli e due stati ma è implementare a questo percorso, fatto di diplomazia e rapporti. Dirlo non significa ottenerlo, questo sarà un lavoro che iniziamo oggi ma durerà anni”