Il mondo della musica omaggia la memoria di un artista dall’animo sensibile. Siamo arrivati al trentesimo anniversario di morte di Kurt Cobain, iconico frontman dei Nirvana, che con la sua storia ha toccato il cuore e le emozioni di milioni di fan in tutto il mondo. Il suo addio ha lasciato un enorme vuoto anche oltre il mondo della musica e oggi, 5 aprile 2024, lo analizziamo sprofondando nelle sue stesse parole, quelle della lettera d’addio scritta prima del suicidio del 1994.

Cosa c’era scritto nella lettera di Kurt Cobain? Un ultimo addio

L’aprile 1994 è stato segnato dalla perdita di Kurt Cobain, ritrovato privo di vita all’interno della sua villa sul lago Washington. Vicino al suo corpo, una lettera di addio, carica di emozioni, passione, un toccante punto di vista che ci apre le porte del saluto di un uomo alla sua famiglia e di un’icona al suo pubblico.

La lettera di Kurt Cobain, la traduzione in Italiano e l’analisi dei passaggi

E’ una lettera intima, semplice, rivolta ai fan, ma anche ai familiari, quella di Cobain che inizia con tono decisamente umile:

Vi parlo dal punto di vista di un sempliciotto un po’ vissuto che preferirebbe essere uno snervante bimbo lamentoso. Questa lettera dovrebbe essere abbastanza semplice da capire. Tutti gli avvertimenti che ho ricevuto dalla scuola base del punk-rock nel corso degli anni, fin dai miei primi contatti, per così dire, con l’etica dell’indipendenza e dell’abbracciare la propria comunità si sono rivelati esatti.

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L’incapacità di provare ancora emozioni nella lettera di Kurt Cobain prima di morire

Un senso di incompletezza, di disperato vuoto affligge l’artista e ce ne accorgiamo proprio dalle sue parole. Esprime così la sua incapacità di provare delle emozioni mentre sente la musica, mentre cerca di crearne di nuova. Ad accendergli il cuore c’è soltanto l’invidia per artisti, come Freddie Mercury e, per tutti coloro riescono a carpire ancora il massimo della vitalità anche e soltanto dall’eco, dall’energia del grande pubblico. Lui, Kurt, invece, non riesce più a fingere di essere felice, a completare a sforzo un compito, quando suona sul palco.

Io non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. Per esempio, quando siamo nel backstage e le luci si spengono e sento il maniacale urlo della folla cominciare, non ha nessun effetto su di me, non è come era per Freddie Mercury, che adorava la folla e ne traeva energia e io l’ho sempre invidiato per questo. Il fatto è che io non posso imbrogliarvi, nessuno di voi. Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei miei. Il peggior crimine che mi possa venire in mente è quello di fingere e far credere che io mi stia divertendo al 100%. A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco. Ho provato tutto quello che è in mio potere per apprezzare questo (e l’apprezzo, Dio mi sia testimone che l’apprezzo, ma non è abbastanza).

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L’empatia e la sensibilità di Kurt Cobain nella lettera d’addio

Cobain prosegue con il suo lungo flusso di pensieri, confidando quanto sia stato duro, nel corso della vita, lottare con la sua stessa empatia, la sensibilità che lo ha spesso sopraffatto, portandolo alla tristezza:

Ho apprezzato il fatto che io e gli altri abbiamo colpito e intrattenuto tutta questa gente. Ma devo essere uno di quei narcisisti che apprezzano le cose solo quando non ci sono più. Io sono troppo sensibile. Ho bisogno di essere un po’ stordito per ritrovare l’entusiasmo che avevo da bambino. Durante gli ultimi tre nostri tour sono riuscito ad apprezzare molto di più le persone che conoscevo personalmente e i fan della nostra musica, ma ancora non riesco a superare la frustrazione, il senso di colpa e l’empatia che ho per tutti. C’è del buono in ognuno di noi e penso che io amo troppo la gente, così tanto che mi sento troppo fo**utamente triste. Il piccolo triste, sensibile, ingrato, Pesci, Gesù santo! Perché non ti diverti e basta?

Il pensiero di Kurt Cobain alla moglie e alla figlia

E a tratti quasi non comprende se stesso, entra in un duro conflitto con i suoi stessi pensieri e finisce addirittura per riconoscersi fortunato. Con una moglie meravigliosa, Courtney Love, e una figlia carica di entusiasmo, Frances Bean, si è espresso così l’artista, prima di togliersi la vita:

Non lo so. Ho una moglie divina che trasuda ambizione ed empatia e una figlia che mi ricorda troppo di quando ero come lei, pieno di amore e gioia.
Bacia tutte le persone che incontra perché tutti sono buoni e nessuno può farle del male. E questo mi terrorizza a tal punto che perdo le mie funzioni vitali. Non posso sopportare l’idea che Frances diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me.

Kurt Cobain nell’ultimo saluto: “Meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente

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Cobain allora si descrive, saluta, ringrazia e parla di sé disegnando le forme di un bambino incostante che ha sempre avuto difficoltà a creare interazioni con il mondo che lo circonda, il prossimo. Ribadisce di non provare più emozioni e che forse, è arrivato il momento giusto per andar via, non permettendo così alla sua fiamma ardente di spegnersi in silenzio, di affievolirsi, senza che nessuno possa vederla.

Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed essere empatici. Penso sia solo perché io amo troppo e mi rammarico troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio bruciante, nauseato stomaco per le vostre lettere e il supporto che mi avete dato negli anni passati. Io sono troppo un bambino incostante, lunatico! Non ho più nessuna emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente.

La storia di dipendenze e momenti difficili prima del suicidio

Prima della sua dipartita, l’artista aveva già attraversato momenti difficili, in parte premonitori. Problemi di salute erano spesso accompagnati da quelli di dipendenza da sostanze e da profondi baratri di umore negativo.

Nel corso del suo tour europeo era andato in overdose e aveva intrapreso un periodo di disintossicazione prima di tornare a Seattle. L’ultima canzone con i Nirvana l’ha registrata nel 1994 e, la sua famosa lettera, quella che abbiamo fino ad ora letto, termina con un forte incoraggiamento e un messaggio d’amore, in particolare alla famiglia:

Pace, amore, empatia. Kurt Cobain.
Frances e Courtney, io sarò al vostro altare.
Ti prego Courtney continua ad andare avanti, per Frances.
Perché la sua vita sarà molto più felice senza di me.

Accorate, travolgenti, le ultime parole sulla carta, scritte con le lettere tutte in maiuscolo:

“VI AMO. VI AMO.”

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