Negli ultimi vent’anni, l’Italia ha affrontato un notevole aumento di eventi climatici estremi come frane, valanghe, tempeste e inondazioni, che hanno causato la perdita di 378 vite. Questa situazione allarmante, sottolineata dalla ricerca di Raffaella Uccelli e Claudia Dalmastri dell’ENEA, mette in luce la critica esigenza di sviluppare strategie efficaci di mitigazione e prevenzione. Particolare attenzione è stata rivolta alle regioni di Trentino-Alto Adige, Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto e Abruzzo, identificate come le più vulnerabili a causa della loro geografia e densità demografica variabile.

Il rapporto ha messo in evidenza come i rischi maggiori si concentrino nelle zone montane e sparsamente popolate, indicando una fragilità territoriale accentuata da limitazioni infrastrutturali e ostacoli nei soccorsi. Si nota inoltre una disparità di genere tra le vittime, predominanza maschile che apre a considerazioni sulle differenze di esposizione ai rischi basate su stili di vita e attività quotidiane.

Regioni italiane vulnerabili al clima estremo: lo studio

Negli ultimi decenni, l’Italia ha assistito a un incremento significativo degli eventi climatici estremi, i quali hanno avuto un impatto notevole sulla sicurezza e sul benessere delle comunità. Tra il 2003 e il 2020, il paese ha registrato 378 morti attribuibili a frane, valanghe, tempeste e inondazioni. Questi dati, forniti da uno studio condotto dall’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile (ENEA), evidenziano come tali fenomeni non siano più episodi isolati, ma una costante minaccia alla sicurezza pubblica, soprattutto in certe regioni italiane, che risultano essere più vulnerabili di altre.

Il lavoro di analisi svolto dall’ENEA, utilizzando il database di mortalità dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e pubblicato sulla rivista “Safety in Extreme Environment“, si è focalizzato sulle cause specifiche di mortalità legate agli eventi meteo-idrogeologici estremi, offrendo una panoramica dettagliata della situazione a livello nazionale, regionale e comunale.

Le regioni italiane più colpite dagli eventi climatici estremi

Dall’analisi emerge una distribuzione disomogenea del rischio sul territorio italiano, con alcune regioni che presentano tassi di mortalità significativamente più elevati. Trentino-Alto Adige, Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto e Abruzzo si distinguono per il numero di vittime e di comuni coinvolti. Queste aree, insieme a Emilia-Romagna, Calabria e Liguria, contano un elevato numero di comuni classificati a rischio.

Particolarmente preoccupante è il caso della Val d’Aosta, che nonostante la sua ridotta popolazione, ha registrato 8 decessi. Questo dato sottolinea come la vulnerabilità agli eventi estremi non sia legata unicamente alla densità abitativa, ma anche a fattori come la topografia e l’esposizione a rischi specifici come frane e inondazioni.

Regioni italiane ed eventi climatici estremi: il profilo demografico delle vittime e fattori di rischio

Lo studio ha rivelato che la maggior parte delle vittime (297 uomini e 81 donne) appartiene al genere maschile, una disparità che potrebbe riflettere differenze negli stili di vita, nelle occupazioni e nelle abitudini quotidiane.

Circa il 50% dei comuni con almeno un decesso si trova in zone montane o scarsamente popolate, dove la fragilità del territorio e la difficoltà di accesso complicano gli interventi di soccorso. La ricerca sottolinea quindi l’importanza di un’accurata pianificazione territoriale e di investimenti in infrastrutture di protezione e di allerta precoce.

L’impatto degli eventi climatici estremi sulla popolazione

Oltre 8 milioni di italiani vivono in aree esposte a rischi elevati, con particolare riferimento a frane e inondazioni. La situazione è ulteriormente aggravata dall’aumento della frequenza e dell’intensità degli eventi climatici estremi, fenomeno strettamente legato ai cambiamenti climatici globali.

La ricerca evidenzia inoltre un aumento significativo degli eventi estremi tra gennaio e maggio 2023, con un incremento del 135% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le regioni più colpite, tra cui Emilia-Romagna, Sicilia, Piemonte e Lombardia, corrispondono a quelle individuate come aree ad alto rischio dall’ENEA, confermando la validità dell’analisi e sottolineando l’urgenza di interventi mirati, anche in materia di prevenzione del rischio idrogeologico.