L’epatite B è una malattia infettiva del fegato causata dal virus dell’epatite B (HBV). Questo virus si trasmette principalmente attraverso il contatto con il sangue o altri fluidi corporei di una persona infetta.
La trasmissione può avvenire tramite rapporti sessuali non protetti, condivisione di aghi contaminati durante l’uso di droghe iniettabili, trasfusioni di sangue non sicure, o da madre a figlio durante il parto. I sintomi dell’epatite B possono variare da lievi a gravi.
Sebbene alcune persone guariscano spontaneamente dall’infezione, altre possono sviluppare una forma cronica di epatite B che può portare a gravi complicazioni come la cirrosi epatica o il carcinoma epatocellulare. Scopriamo tutti i dettagli su questa malattia virale.
Come si trasmette l’epatite B
Il virus dell’epatite B è un agente infettivo che colpisce esclusivamente gli esseri umani. Questo virus è racchiuso in un involucro chiamato HBsAg e contiene altri marcatori come HBeAg e HBcAg. Durante un’infezione da epatite B e il suo eventuale decorso verso la guarigione o una fase cronica, è possibile rilevare questi marcatori o i relativi anticorpi, che indicano il tipo di infezione e la sua gravità.
Nel mondo occidentale, l’epatite B si diffonde principalmente attraverso l’uso di aghi contaminati durante le pratiche di iniezione o attraverso contatti sessuali con persone infette.
Anche il contatto con il sangue o altri fluidi corporei di una persona infetta può trasmettere l’infezione, anche attraverso la pelle danneggiata o le mucose, come gli occhi.
In altre aree del mondo, la trasmissione avviene più comunemente da madre a figlio durante il parto o tra bambini durante l’infanzia. Le persone con infezione acuta da epatite B sono altamente contagiose, così come alcuni individui portatori cronici del virus.
È fondamentale adottare precauzioni per prevenire la diffusione dell’infezione e sottoporsi a test regolari per il rilevamento precoce e la gestione dell’epatite B.
Quali sono i sintomi dell’epatite B?
L’infezione da virus dell’epatite B spesso provoca un’infiammazione del fegato, che può passare inosservata e asintomatica per molte persone.
Alcuni, invece, possono manifestare sintomi come stanchezza e perdita di appetito per periodi prolungati. In casi più gravi, l’infiammazione del fegato può causare ittero, caratterizzato da una colorazione giallastra della pelle, che potrebbe richiedere cure ospedaliere.
Si guarisce dall’epatite B?
Per la maggior parte delle persone, l’infezione da epatite B guarisce senza conseguenze permanenti. Purtroppo, però, circa il 5% degli adulti sviluppa un’infiammazione cronica del fegato, rimanendo contagiosi.
Il rischio di sviluppare malattie croniche è maggiore se l’infezione avviene in giovane età: i neonati infetti hanno un rischio del 90%, i bambini di un anno un rischio del 50%, mentre i bambini di due o quattro anni un rischio del 20%. Esami del sangue periodici sono fondamentali per monitorare la contagiosità e il passaggio della malattia alla fase cronica. L’epatite B cronica può aumentare il rischio di sviluppare il cancro al fegato.
La diagnosi viene effettuata rilevando il virus o in alternativa gli anticorpi contro l’agente infettivo nel sangue del paziente.
Come si previene l’epatite B: il ruolo dei vaccini
In Italia, il vaccino contro l’epatite B è obbligatorio per tutti i neonati nati a partire dal 1991 e per tutti coloro che sono nati dal 1979 in poi.
La vaccinazione è anche consigliata per adulti che non presentano anticorpi contro l’epatite B, come gli operatori sanitari o persone che viaggiano in zone ad alta endemia di questo virus. Il vaccino è noto per la sua efficacia e sicurezza, e non necessita di richiami.
Come si cura l’epatite B
L’epatite B acuta di solito non richiede trattamento specifico, poiché guarisce spontaneamente nella maggior parte dei casi e le persone si riprendono completamente. Tuttavia, in alcuni casi, possono essere prescritti farmaci per alleviare sintomi come prurito o dolore articolare.
Per quanto riguarda l’epatite B cronica, esistono trattamenti che mirano a prevenire il peggioramento del fegato, inibendo il virus.
Il trattamento primario consiste in iniezioni settimanali per un anno, che possono essere somministrate autonomamente a casa, ma è essenziale sottoporsi a controlli regolari presso l’ospedale durante e dopo il trattamento.
Nel caso in cui le iniezioni non siano efficaci, le compresse antivirali rappresentano un’opzione alternativa. Questo trattamento richiede l’assunzione quotidiana di compresse per diversi anni, talvolta per tutta la vita, e anche in questo caso sono necessari controlli regolari da parte del medico.