Viviamo nell’era post industriale avanzata. La settimana corta istituita in molti Paesi con notevole successo, fa capolino anche in Italia. Oggi in Commissione Lavoro della Camera, l’avvio dell’esame delle tre proposte di legge delle opposizioni sulla settimana corta. I provvedimenti sono a firma di Arturo Scotto Pd), Nicola Fratoianni (SI) e Giuseppe Conte (M5S).

La ‘settimana corta’ è una misura che ambisce al benessere dei lavoratori e prevede la settimana lavorativa della durata di 4 giorni al posto dei 5 canonici, ma a parità di retribuzione salariale.

È una misura che sperimentata soprattutto nel Nord Europa ha portato a enormi benefici sia in termini di impatto ambientale, sia dal punto di vista della produttività del lavoratore.

A tal proposito Livia Ventimiglia e Simone Lijoi hanno intervistato nel programma radiofonico “AAA cercasi” di Radio Cusano, Arturo Scotto del Partito democratico.

Scotto (Pd): “Più ore lavorate non significa più produttività”

Ma non è solo il Nord Europa a provarci, nel Mediterraneo la Spagna del governo socialista di Pedro Sanchez ha avviato da tempo la sperimentazione sulla settimana lavorativa dei quattro giorni.

Adesso tocca all’Italia, oggi se ne discute e non solo in Commissione, Arturo Scotto ne ha parlato nel dettaglio, nel nostro caso loro i deputati pensano a un fondo’ per iniziare. Il deputato dem esordisce, spiegando nel dettaglio lo scopo della proposta:

“Noi prevediamo che venga costituito un fondo ad Hoc per la riduzione delle ore lavorate, troviamo assurdo che il Governo abbia sospeso lo smart working per la pubblica amministrazione dal 1 aprile, mentre il mondo va in tutt’altra direzione. Vediamo forme di sperimentazione sulla riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario in molti Paesi come quello spagnolo, è una questione che impatta anche sull’ambiente perché meno persone che vanno a lavoro significa ad esempio meno macchine in giro. Noi per questo proponiamo un fondo che permetta una prima sperimentazione in questo senso”.

Il deputato poi spiega che ci sono già in l’Italia accordi sindacali costruiti tra aziende e lavoratori su queste basi di riduzione di orario lavorativo, anche in questo caso è una sperimentazione che sta dando ottimi risultati, le aziende che lo stanno già facendo sono grandi imprese come Luxottica, Lamborghini o OroSaiwa

Incalzato su cosa sia previsto nella proposta, Arturo Scotto, fa notare un punto importantissimo, con i dati alla mano:

“La produttività non c’entra nulla con la riduzione dell’orario di lavoro, il problema della scarsa produttività è legata alle imprese che non investono nell’innovazione del processo di prodotto, è legato a relazioni sindacali guastate, al problema dei salari al ribasso e non ultimo alla precarietà diffusa. Nella media Ocse noi abbiamo più ore lavorate rispetto a Francia e Germania ma comunque con scarsa produttività. Paesi come la Gran Bretagna o la Francia che hanno investito nella riduzione dell’orario di lavoro hanno visto crescere molto la produttività a lungo andare”.

Scotto (Pd): “Nel nostro Paese si è creato il lavoro povero, il Pil si è spostato sulla rendita”

La proposta in esame prende spunto da numerosi studi, secondo alcuni esperti e studiosi, tra i quali l’economista Giorgio Maran che ha anche scritto un libro sulla settimana lavorativa ridotta, riducendo l’orario lavorativo i dipendenti sono spinti a completare il lavoro in meno tempo.

“Noi nella nostra proposta di legge non mettiamo un orario assertivo, la bussola per noi sono alcuni accordi sindacali che sono già stati scritti, come ad esempio la piattaforma sulle 35 ore di lavoro a parità di salario, anche se gli standard europei puntano sulle 32”.

Tornando ai disegni di Legge, bisogna ricordare che sono in tutto tre: la proposta di legge n. 1505 presentata il 20 ottobre 2023, la proposta di legge n. 1000 presentata il 15 marzo 2023 e la proposta di legge n. 142 presentata il 13 ottobre 2022. Oggi finalmente l’approdo in Commissione. E l’Onorevole precisa che la materia di tutte e tre è sempre una, la riduzione delle ore lavorative.

“In tutte e tre i disegni di legge il tema è la parità di salario, ma in Italia il nostro Paese nell’ultimo trentennio i salari si sono ridotti, mentre è cresciuto il Pil da rendita. 11 punti di pil dai salari alle rendite. Questo vuol dire che abbiamo un grande divario anche in termini di potere”

Al cambiamento dei tempi e quindi delle esigenze deve stare dietro il legislatore, per questo Arturo Scotto conclude:

“Non c’è mai stato un salto di qualità tecnologico che non si sia portato una riduzione dell’orario di lavoro. Stavolta dobbiamo correre come legislatori e non arrivare a valle. Evitiamo che la politica finisca per non toccare palla anche questa volta”.