Se in un primo momento sembrava che KuCoin non fosse stata toccata in maniera significativa dalla causa intentata ai suoi danni dal DoJ, ora sembra che le cose stiano mutando notevolmente. Secondo Kaiko, una società specializzata in ricerca e analisi blockchain, infatti, dopo la notifica della vertenza da parte del Department of Justice degli Stati Uniti l’exchange ha visto ridursi a meno della metà la quota di scambi giornalieri rispetto a quella precedente.
KuCoin: cosa sta accadendo
Già nelle prime ore successive alla notifica della causa del dipartimento di giustizia degli Stati Uniti molti clienti avevano iniziato a sganciarsi da Kucoin. Una serie di prelievi che se non si è tramutato nella classica corsa allo sportello, ha comunque intaccato in maniera pesante le riserve dell’exchange.
Per provare a reagire ad una situazione pesante, l’azienda aveva quindi pensato di varare una serie di airdrop milionari. Una risposta che, comunque, non sembra essere servita a molto. Secondo Kaiko, infatti, la quota di mercato detenuta da KuCoin è passata dal 6,5 al 3%. Mentre il volume degli scambi giornalieri è passato da circa due milioni a 520 milioni di dollari.
Non meno preoccupanti i dati relativi ai token detenuti dai clienti. La disponibilità di Bitcoin è infatti calata di oltre un quarto, mentre quelle di Ethereum sono calate del 22%, come del resto quelle di Tether.
Anche DeFiLlama conferma il trend in atto. Solo nell’ultima settimana, secondo i dati pubblicati dal sito, ammonterebbero a 843 i milioni di dollari in asset virtuali ritirati dalla piattaforma di scambio. Beni che sono stati trasferiti in larga parte a Binance, Coinbase e OKX, oltre che verso portafogli auto-custodial.
È del tutto evidente che a originare tali dati sia stata la paura di un crac dell’azienda. Un crac il quale, però, non sembra assolutamente all’ordine del giorno. Nonostante i deflussi, infatti, KuCoin vanta una collateralizzazione dei token che varia dal 109 al 116%.
KuCoin: quali sono le accuse mosse alla piattaforma di scambio
KuCoin è stato accusato dal Department of Justice degli Stati Uniti di aver violato le leggi antiriciclaggio degli Stati Uniti. Un’accusa rivolta in particolare ai due fondatori dell’azienda, Ke Tang e Chun Gan, i quali dovranno ora risponderne di fronte ad un tribunale federale. La pena detentiva prevista per questo genere di reati arriva a cinque anni di reclusione.
In particolare, sarebbero stati riciclati oltre nove miliardi di dollari, aggirando le normative AML (Anti Money Laundering) e KYC (Know Your Customer). Per farlo, l’exchange avrebbe affermato di non avere clienti statunitensi, contrariamente alla realtà.
Tra le pieghe delle accuse elevate nei confronti di KuCoin, spiccano poi i rapporti intrattenuti con Tornado Cash, sotto accusa per lo stesso reato. Secondo quanto affermato dal DoJ, infatti, nel periodo tra l’agosto del 2022 e il novembre del 2023, 197 indirizzi di deposito dello scambio avrebbero ricevuto circa 3,2 milioni di dollari dal mixer di criptovalute.
Oltre al dipartimento di giustizia, KuCoin si trova a dover affrontare anche un’azione civile parallela intentata dalla Commodity Futures Trading Commission (CFTC). In questo caso l’azienda sarebbe accusata di gestire in maniera illegale un exchange di derivati di asset virtuali. Una serie di accuse che, con tutta evidenza, mettono paura ad una larga parte della clientela, consigliandola a restare alla finestra, non senza prima aver ritirato i propri asset.
Il rischio, in effetti, è che Kucoin possa andare incontro ad una mega sanzione come quella che è stata inflitta a Binance. In quel caso, infatti, la multa comminata al più grande scambio globale di criptovalute si è attestata a ben 4,3 miliardi di dollari. Cui si è aggiunto l’addio al ponte di comando da parte del fondatore, Changpeng Zhao. Un esito il quale, secondo molti osservatori sarà analogo a quello riguardante KuCoin.