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Pensioni, per la riforma 2025 ancora rimandata quota 41: l’ipotesi dell’età di 63 anni

Sulla riforma delle pensioni del 2025 si fa strada un altro rinvio per la quota 41. L’ipotesi più accreditata è quella di una nuova misura ponte che possa far guadagnare del tempo al governo di Giorgia Meloni, consentendo sì l’uscita con 41 anni di contributi, ma solo all’età di 63 anni.

Si tratterebbe di una nuova quota aumentata, la 104, dal momento che la sperimentazione della 103 terminerà la sua efficacia il prossimo 31 dicembre. A fine anno sono in scadenza anche l’opzione donna e l’Ape sociale: entrambe le misure, in caso di conferma, dovranno trovare le copertura nel Bilancio dello Stato.

Di certo, se ne saprà di più tra meno di una settimana quando il governo sarà chiamato a varare il Documento di economia e finanza (Def) che, in ogni caso, dovrà contenere la spesa pubblica.

Pensioni 2025 quota 41: nella riforma del prossimo anno solo con età di 63 anni

Si va verso un ulteriore rinvio dell’introduzione della quota 41 secca, con i 41 anni di contributi a prescindere dall’età di uscita e senza altre condizioni e requisiti. Nella riforma delle pensioni del 2025, ancora tutta da studiare, il governo è chiamato a confermare o meno le misure “ponte” in vigore anche nel 2024.

Tra queste, la quota 103 è il punto interrogativo più ampio. La sperimentazione dell’uscita a 62 anni unitamente a 41 anni di contributi termina il 31 dicembre 2024. Proprio i 41 anni di contributi potrebbero essere il tetto minimo dei versamenti richiesti ai lavoratori per uscire prima, ma unitamente all’età che, nel 2025, potrebbe crescere ancora a 63 anni (quota 104).

Del resto, la stessa quota 104 era stata ipotizzata in extremis prima dell’approvazione della legge di Bilancio 2024, salvo poi virare sulla quota 103. Quest’ultima, in ogni modo, prevede tagli e penalizzazioni rispetto allo scorso anno. Innanzitutto il ricalcolo contributivo per chi sceglie questa misura di uscita; inoltre, è diminuito l’importo massimo del trattamento pagato dall’Inps: non si può prendere un mensile più alto di quattro volte la pensione minima.

Pensioni 2025 quota 41, l’ipotesi della quota 104

Il ricalcolo contributivo applicato alla quota 103 era stato pensato anche per la quota 41. Una misura di questo tipo, in ogni modo, comporta degli investimenti che il governo non sembra voler fare. E’ da escludersi, pertanto, che nel 2025 possa essere introdotta la quota 41, seppure penalizzata dal calcolo della pensione con il sistema contributivo puro.

Qualche anticipazione in più si potrà avere il 10 aprile prossimo, giorno entro il quale il governo conta di presentare il Documento di economia e finanza (Def) del 2025. Non si potrà produrre ulteriore deficit, anche in vista del ripristino del patto di stabilità. Pertanto, le misure di pensione saranno penalizzate nelle possibilità di anticipare rispetto alla pensione di vecchiaia.

Pensione anticipata, opzione donna e Ape sociale da confermare nel prossimo anno

Le altre misure attualmente in vigore, l’opzione donna e l’Ape sociale, dovranno essere confermate nel prossimo anno. Le lavoratrici escono peraltro penalizzate dalle novità che sono arrivate soprattutto nelle ultime due proroghe: oltre a essere aumentata l’età minima (nel 2024 servono 61 anni), le donne devono anche rispettare i requisiti dell’Ape sociale, ovvero essere caregiver, licenziate o invalide almeno al 74%. Vincoli che consentono di anticipare l’uscita a poche migliaia di lavoratrici.

Infine, nel 2025 è confermata l’età della pensione di vecchiaia a 67 anni. Tale requisito rimarrà invariato fino al 31 dicembre 2026, prima di aumentare dal 1° gennaio 2027. A partire da questa data potrà aumentare, in rapporto all’andamento della speranza di vita, anche il numero di anni di contributi richiesti. Attualmente, l’Inps richiede 20 anni minimi sia per i lavoratori del sistema misto che per quelli del contributivo puro. Qui la situazione dei conti pubblici e le previsioni sulle pensioni dopo il Def 2024.

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