Buona la prima, ma non la seconda per Igor Tudor. Il nuovo allenatore della Lazio si aspettava, probabilmente come tutto l’ambiente, delle risposte diverse da parte della squadra, ma i biancocelesti, pur avendo vinto sabato scorso contro la Juventus in campionato, non sono riusciti ad impressionare ieri in Coppa Italia. Il 2 a 0 maturato allo Stadium rischia di compromettere il passaggio del turno e quindi la finale del trofeo nazionale ed è un vero peccato perchè la Coppa avrebbe potuto salvare, almeno in parte la stagione. Non c’è però troppo tempo per pensare, il prossimo 23 aprile i capitolini proveranno a ribaltare il risultato, ma intanto da oggi devono pensare solo al derby. Per commentare il momento della squadra di Tudor, ripartendo da Juventus-Lazio, mister Gregucci, che ha legato ai biancocelesti una parte importante della sua carriera, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Tudor e Juventus-Lazio, Gregucci a Tag24

Due partite, una vittoria e una sconfitta in due settimane di lavoro, non bastano per valutare il lavoro fatto da Tudor, ma permettono di farsi un’idea sull’impatto avuto dal mister. Quella vista ieri sera allo Stadium per la semifinale di Coppa Italia era una Juventus diversa rispetto a quella di sabato scorso all’Olimpico, ma i biancocelesti hanno mostrato sempre gli stessi limiti. Impalpabili sotto porta, zero tiri nello specchio e nessuna occasione da gol creata, ma anche poca concentrazione in difesa ed errori marchiani che hanno compromesso il risultato. Bisognerà fare una valutazione più ampia e continuare a lavorare a testa bassa, le gare che mancano serviranno al croato per capire dove e da chi ripartire. La possibilità di riscattarsi arriva subito: sabato c’è il derby con la Roma. Per commentare l’impatto di Tudor, ripartendo da Juventus-Lazio, Gregucci, che ha vestito questa maglia, è intervenuto in esclusiva a Tag24.

Cosa non ha funzionato ieri nel match con la Juventus? Ti aspettavi una Lazio diversa dal punto di vista caratteriale?

“E’ un pò complicato, credo che la Lazio abbia pagato molto l’impatto di Tudor. Quando le cose cambiano c’è sempre tanta curiosità, soprattutto in un ambiente come quello romano. E’ andato bene il primo round, ha iniziato bene il secondo, ma poi ha perso il filo. Non è facile interpretare il calcio di Tudor. Quello di Sarri, che aveva portato la Lazio al secondo posto e grandi risultati, con partite memorabili sotto il profilo del gioco, è un’idea collettiva, di traiettoria, estetico e di pazienza. Quello del croato invece è un calcio di duello, fisico e più consegnato alle qualità dei calciatori. Al 49′ non puoi farti infilare con un dritto per dritto che manda in porta Chiesa, non c’è stata copertura sull’uomo. Non è facile visto che per anni hanno interpretato un certo tipo di difendere e ora devono cambiare tutto”.

Troppo poco tempo per una rivoluzione così radicale?

“Questo è scontato. C’è sempre curiosità quando si cambia uno spartito, ma per ottimizzare lo spartito è necessario che si dia tempo”.

Passaggio del turno ormai compromesso?

“Io sono uno di quelli che pensa che la semifinale non sia finita. Ho letto commenti tragicomici, entusiasmo alle stelle domenica e tutto da buttare oggi. I laziali sono particolari e dalla critica fuori misura. La prova di ieri va analizzata, ma non è una tragedia. La partita non è ancora finita perchè se all’Olimpico la Lazio riesce a fare 1 a 0 nei primi minuti, poi ha tutto il tempo per risistemare le cose. Nel calcio nulla è impossibile, solo i vili e i mediocri pensano che lo sia. E’ come quando ci dicono che certe gare sono facili: di facile non c’è niente e di impossibile ancora meno. Il ritorno è tutto da giocare”.

Adesso c’è il derby e sappiamo tutti cosa rappresenta a Roma. Come ci arriva la Lazio?

“Mi aspetto dalla Lazio una prova importante, di orgoglio, contro un avversario ostico. La Roma ha cambiato identità tattica e negli ultimi due mesi è una squadra completamente diversa. Servirà una prova volitiva. Sarà un match molto difficile ma mi auguro cje i calciatori, con la loro qualità e la loro maturità, possano dare equilibrio a questo ambiente che in questa stagione sobbalza come un tagadà”.

Al centro delle critiche soprattutto Luis Alberto e Immobile. Per loro il ciclo è finito?

“Questo lo valuterà il nuovo allenatore che è pagato per questo. Sicuramente non hanno fatto una grande prestazione, ma questi sono giocatori che vivono con l’eco di aver fatto non so cosa nella sommossa che ha portato Sarri alla decisione di andare a casa. Io non credo sia vero, se non parzialmente, ma in ogni caso lo sa solo Maurizio. Sento catastrofismo. Si rischia di bruciare, rispetto a Ciro, una storia troppo importante, fatta di numeri”.

Anche perchè parliamo di uno degli attaccanti più forti della storia biancoceleste…

“Ciro Immobile non è il centravanti più forte della storia della Lazio. Io ne ho visti tanti e uno come Bruno Giordano era tre categorie superiore, ma lui ha timbrato il cartellino più di 200 volte ed è di diritto nella storia. L’ho sempre difeso e continuo a difenderlo, esortandolo perchè la carriera non è ancora finita. Ci possono essere dei colpi di coda, anche se alcune cose sono fisiologiche. Piano piano dovrà riflettere e a un certo punto mettere. Questa non è la sua storia ma la storia di tutti i calciatori di un certo tipo. Poi ci sono quelli come Platini che a 30 anni non prende più una palla e decide di smettere e si toglie gli scarpini e chi non si arrende, come Buffon, e continua fino a 42 anni. Sono sfaccettature diverse. Fisiologicamente Ciro va incontro a questa fase, ora dovrà pensare a cosa fare”.